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Economia
Salari, Cgil: ancora sotto al livello pre-crisi. Italia in coda fra i 6 big Ue

Italia penultima, prima solo della Spagna, tra le sei maggiori economie dell'Eurozona sui salari, tra i più bassi e con i minori incrementi: nel 2019 in media superano appena i 30 mila euro lordi annui. Ed e' cosi' l'unico Paese che non ha ancora recuperato il livello salariale pre-crisi (2007). E' quanto emerge da una ricerca della Fondazione Di Vittorio della Cgil, "La questione salariale in Italia", sulla base di una elaborazione dei dati Ocse, in cui si evidenzia la "lunga stagnazione" delle retribuzioni italiane. 

Il salario medio annuo (lordo e per un lavoratore dipendente a tempo pieno) nei Paesi Bassi e in Belgio nel 2000 si attestava rispettivamente a 44 mila e 43,4 mila euro e ha registrato a fine 2019 una crescita nel primo caso del 9,9% e nel secondo dell'8,8% (a 48,3 mila e 47,2 mila euro). Nello stesso periodo, il salario in Germania e in Francia, che nel 2000 era di 35,8 mila e 32,2 mila euro, e' cresciuto del 18,4% e del 21,4% (a 42,4 mila e 39 mila euro). In Italia e Spagna, dove nel 2000 era pari a 29,1 mila e 26,8 mila euro, ha segnato nel 2019 un aumento, rispettivamente, del 3,1% e 2,2% (a 30 mila e 27,4 mila euro).

L'Italia risulta quindi l'unico tra i sei Paesi dell'Eurozona che non ha ancora recuperato il livello salariale pre-crisi (2007), che allora si attestava su una media annua pari a 30,1 mila euro. Il confronto tra le sei maggiori economie dell'Eurozona, sottolinea il report della Fdv, mette in evidenza tre dinamiche salariali differenti: Paesi Bassi e Belgio, in presenza di salari medi piu' alti, registrano comunque una crescita; Germania e Francia, con salari medi che si collocano ad un livello intermedio tra i sei Paesi, registrano l'incremento salariale piu' alto; Italia e Spagna, con i salari medi piu' bassi, si caratterizzano entrambe per "una stagnazione di lungo periodo". 

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