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Economia
Salario minimo, il Pd si mette di traverso. Troppi i 9 euro proposti dal M5s

Salario minimo, il Pd si mette di traverso. Troppi i 9 euro proposti dal M5s
 

Il governo va verso l'accordo sul salario minimo. Troppi i 9 euro proposti dal M5s, si va verso un'intesa a quota 7,80 euro. Il M5s si dichiara né di destra né di sinistra, ma quando porta avanti battaglie di sinistra, come quella sul salario minimo, viene frenato proprio dalla sinistra. È quanto potrebbe accadere con la possibile mediazione sul salario minimo, proposta fortemente voluta dalla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, e dai 5Stelle in generale.

La proposta Catalfo rinviava ai contratti collettivi di lavoro il riferimento alla paga oraria minima, stabilendo però una soglia base per tutte quelle prestazioni prive di copertura del contratto nazionale. Secondo l’Inps il 22% dei lavoratori si trovano in questa situazione. La soglia minima- si legge su Il Fatto Quotidiano - era indicata in 9 euro lordi l’ora, circa 1.000-1.100 euro netti al mese. In una grande città non basterebbero nemmeno per l’affitto di casa. Eppure quella cifra sembra enorme per un ampio fronte che vede compatte le imprese, quasi tutto lo schieramento parlamentare compreso il Pd, ma anche i principali sindacati che non vogliono una legge che vada a intaccare la loro esclusiva prerogativa sui salari dei lavoratori. La pressione è quella di far scendere la soglia a un livello non superiore ai 7,5 euro con argomentazioni ben ricostruite ieri dal Sole 24 Ore, quotidiano della Confindustria. L’appiglio è quello di uniformarsi alla regola, non scritta, che vige in Europa e che vuole il salario minimo parametrato al salario mediano (che non è quello medio, ma la cifra al centro di una scala tra i salari più bassi e quelli più alti). Nei Paesi Ue il salario minimo sarebbe collocato tra il 40 e il 60% del salario mediano, mentre la mediazione che si fa largo, perlomeno quella spinta dal Pd, lo fisserebbe al 70%. Secondo i calcoli del Sole , la cifra sarebbe di 7,85 euro lordi l’ora, intorno agli 800-850 euro netti al mese. “Stiamo studiando l’im patto di questa proposta – dicono al ministero del Lavoro – anche se l’orientamento è che il criterio della cifra sia tecnicamente migliore”.

L’ipotesi è quella di andare a vedere visto che si tratterebbe di confermare l’impianto della proposta originaria. Accanto alla definizione della soglia minima, modellata sul salario mediano, si introdurrebbe il valore erga omnes dei contratti di lavoro, l’estensione per legge dei minimi contrattuali. L’erga omnes, cioè l’efficacia obbligatoria per tutti dei contratti collettivi, è previsto dall’articolo 39 della Costituzione, ma non è mai stato tradotto in una norma di legge tale da renderla direttamente applicabile. Solo la consolidata giurisprudenza italiana, utilizzando il concetto di “retribuzione dignitosa” previsto dall’articolo 36 della Costituzione ha stabilito che questa debba intendersi come una retribuzione non inferiore a quella minima stabilita dai contratti collettivi di lavoro. In questo senso si tratterebbe di un rafforzamento della contrattazione collettiva nazionale “sana” come veniva indicato nel progetto di legge Catalfo e la ministra è molto interessata a questa parte della soluzione. I SALARI REALI. Il problema sorge, però, quando invece del salario mediano si prendono a riferimento i salari assoluti. Se è vero che 9 euro lordi l’ora porterebbero il salario minimo italiano al quarto posto in Europa – accanto a Belgio e Germania, mentre ai primi due posti ci sono il Lussemburgo e l’I rlanda – s e guardiamo ai salari assoluti l’Italia si trova al tredicesimo posto dietro Danimarca, Irlanda, Svezia, Lussemburgo, Belgio, Finlandia, Olanda, Germania, Francia, Austria e, fuori dalla Ue, Svizzera e Norvegia.

Il punto, allora, è che un salario minimo un po’ più alto della media europea, ma comunque in linea con Francia e Germania, avrebbe come principale effetto positivo una spinta al rialzo di tutti i salari e non solo il beneficio per coloro che sono sprovvisti di salario minimo Come abbiamo già ricordato, il 22% dei lavoratori ha retribuzioni inferiori ai 9 euro l’ora: si tratta soprattutto di donne (26%), under 35 (38%), lavoratori del Sud (31%) del settore artigianale (52%) o del terziario (34%). Quanto ai timori sindacali di un’ingerenza della normativa nelle prerogative sindacali si può ricordare il caso tedesco dove l’introduzione del salario minimo nel 2015 non ha minimamente intaccato la forza d’urto dei sindacati. Se questi sono forti rimangono forti e il rischio che il salario legale possa minare i diritti del lavoro ci sarebbe solo se questo fosse molto più basso delle soglie minime garantite dai contratti nazionali. Oppure se questi fossero spinti così al rialzo da rendere desueto il salario minimo. “Possibile che il Pd non riesca a fare una piccola cosa di sinistra?”, si chiede il segretario di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo. Il quale ricorda che il Pd “r a c c o g l i e ndo le posizioni di Confindustria sta devitalizzando una proposta positiva".

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