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Economia
Spesa, si cambia. Ipermercati in crisi. Tira la bottega sotto casa
cobolli gigli
 

di Andrea Deugeni
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@andreadeugeni

"Vendite via web, la spesa delle famiglie che negli ultimi 5 anni è diminuita di 80 miliardi (70 negli ultimi 4) e la scarsa predisposizione psicologica dei consumatori a prendere la macchina e a fare le grandi spese". Sono i motivi che secondo il presidente di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli (nella foto a sinistra) hanno messo in crisi il settore degli ipermercati e dei centri commerciali. Settore che sta registrando l'abbandono dell'Italia di molte catene, come Billa, e che al contrario sta registrando una crescita dei mini-market sotto casa e dei discount.


L'INTERVISTA

Auchan, il colosso francese della grande distribuzione alimentare, ha tagliato 1.500 lavoratori in Italia. Dal 2012 ad oggi, si sono persi 9 grandi ipermercati e 25 supermercati, con una costante contrazione dei fatturati e bilanci in perdita. Parallelamente riaprono i mini-market e proliferano i discount. Cosa sta succedendo al settore?
"Sono anni che Federdistribuzione, l'associazione che presiedo, dice che il settore è in una situazione di generale difficoltà per il calo dei consumi e, a fronte di una politica virtuosa delle aziende nei confronti dei consumatori e cioè tenendo bassi i prezzi e facendo convenienza, la marginalità giocoforza si riduce nel tempo se i fatturati calano".

Con quali numeri?
"Il totale del nostro settore che tre anni fa guadagnava una cifra bassa sul fatturato e cioè l'1,6% di utile netto, nel 2013 è scesa al -0,1%. Il comparto è in sofferenza, come altri del resto in presenza di deflazione e di calo dei consumi. Livello che, complessivamente per tutte le famiglie italiane, equivale a più di 1.000 miliardi. Negli ultimi 5 anni i consumi sono calati di 80 miliardi e di 70 negli ultimi 4. Una difficoltà che viene risentita diversamente dalle aziende a seconda di quale sia la propria politica commerciale e la tipologia dei negozi". 

Ma anche il comportamento dei consumatori sta cambiando...
"Sì, c'è una tendenza dei consumatori a concentrare i loro acquisti più sui negozi di prossimità, i piccoli market sotto casa, perché con la crisi è più sconveniente fare la grande spesa all'ipermercato, prendendo la macchina, facendo qualche kilometro e acquistando prodotti che vanno al di là della provvista giornaliera. Il tutto con un importo economico elevato".

Gli ipermercati, quindi, sono finiti?
"No, devono trovare delle modalità per attrarre i consumatori, continuando a puntare sulla convenienza".

E i lavoratori? Alcuni big player continuano a tagliare...
"Il nostro settore continua a portare avanti in generale una politica di crescita di negozi sia nel settore alimentare sia non alimentare e ad assumere personale. Quindi, la somma algebrica fra le assunzioni che vengono fatte e i problemi che devono esser affrontati in catene che hanno difficoltà hanno come saldo un mantenimento dell'occupazione. Però è chiaro che o si riprendono i consumi, la produzione e i soldi che ritornano nelle tasche dei cittadini oppure la situazione rimane complicata e le aziende della grande distribuzione sono costrette ad affrontarla in maniera diversa".

Anche oltre confine, però, il settore è in sofferenza. Penso al caso del colosso britannico Tesco che quest'anno ha chiuso il bilancio con una perdita monstre di 6,4 miliardi di sterline, la più grande del settore in Gran Bretagna...
"Che l'Inghilterra stia meglio dell'Italia dal punto di vista economico è quai immediato, ma anche lì ci sono dei fattori di sofferenza e di cambiamento. La gente ha messo a revisione i propri comportamenti di acquisto. Sta facendo più attenzione, insomma".

I sindacati della Gdo lamentano una scarsa visione del management nel gestire le difficoltà e l'assenza di piani precisi...
"Ovviamente i sindacati fanno il loro mestiere, ma ogni azienda ha ben chiaro qual è il proprio cliente di riferimento e le politiche che deve attuare. Non è detto poi che arrivino alla fine a trovare la cura migliore. Il settore sconta anche la crescita delle vendite via internet che, sull'alimentare grocery, portano via una parte di attenzione dei consumatori nei confronti dei negozi".

Come cambierà il settore della grande distribuzione nel medio lungo periodo? Vedremo ancora i centri commerciali?
"Nei prossimi anni assisteremo a una forte evoluzione. Il modo di fare commercio dovrà migliorare sempre di più non perdendo di vista per necessità le esigenze dei consumatori, offrendo convenienza e ritraendone fedeltà. Poi, con internet il sistema della distribuzione e della consegna dei prodotti cambierà molto".

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