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Economia
Srm, turismo in ginocchio nel Lazio. Calano presenze, fatturato e filiera ko

Un report di Srm (Centro studi legato a Intesa Sanpaolo), che Affaritaliani è in grado di anticipare, rileva che per effetto del Coronavirus le presenze turistiche nel Lazio caleranno quest’anno tra il 32,2%  il 40,5% con una spesa turistica prevista tra 8 e 9 miliardi di euro. Sempre nel Lazio, l’impatto sul prodotto interno lordo oscillerà tra 1,38 e 1,7 miliardi di euro di valore aggiunto a seconda degli scenari analizzati con un relativo impatto sulla ricchezza totale dell’area tra lo 0,8% e l’1,1%. Una situazione che impone subito dopo il lockdown due necessità all’intera filiera: smaltire gli effetti negativi di natura economica e produttiva con politiche di incentivazione, di prezzo e di offerta e intercettare il mercato di prossimità.

A Roma, secondo gli analisti dell’organismo napoletano, la domanda turistica dovrebbe calare del 42%, con una perdita di 13,6 milioni di presenze turistiche nell’ipotesi più pessimistica. L’impatto sulla spesa turistica è stimato in 5,7 miliardi di euro e in decremento metterebbe a rischio quasi 4,7 miliardi (-45%) del fatturato alberghiero e della ristorazione. Nell’ipotesi meno pessimistica si perderebbero 11 milioni di presenze con un calo della domanda turistica del 34,5%. La spesa turistica, rileva Srm, si attesterebbe a 4,7 miliardi con un taglio del fatturato del settore di circa 3,9 miliardi (-37,5%). Un brutto colpo per una regione che si contraddistingue nel panorama turistico italiano per la sua rilevate attrattività turistica tale da occupare, nella classifica nazionale, il terzo posto per arrivi, avvicinandosi alla soglia dei 13 milioni di turisti ed il sesto per presenze con quasi 37 milioni di giorni di pernottamento. Il Lazio è infatti una regione altamente “vocata” al turismo internazionale, con un peso degli arrivi e delle presenze turistiche straniere (rispettivamente 63% e 62%) che supera di gran lunga il peso della domanda turistica nazionale (rispettivamente 49% e 50%), collocandosi al secondo posto in Italia, dopo il Veneto. L’interesse al tematismo artistico-culturale è quello prevalente, attirando l’82% delle presenze turistiche (il relativo dato nazionale è del 26%) e si classifica al primo posto in Italia per arrivi e presenze turistiche in località artistico-culturali. Tuttavia la diffusione di tale tematismo incide: in parte sulla brevità del soggiorno (quello medio del turista non è molto elevato e risulta inferiore al dato italiano: 2,9 contro 3,4 notti), in parte sulla stagionalità (rispetto ai suoi competitors, il Lazio presenza una distribuzione dei flussi turistici nell’anno più omogenea. Nel periodo maggio-settembre si registra il 51% delle presenze di tutto l’anno; in Italia il 66,7%).

La domanda turistica della regione, prima dell’emergenza sanitaria, seguiva un trend positivo, rilevando nel periodo 2015-19 una crescita complessiva delle presenze del 17%, a fronte del 10,5% del dato nazionale. In particolare, negli anni 2015-18 il tasso di crescita medio annuo è stato di sei punti percentuali, il doppio di quello nazionale. Nel 2019, la crescita, in linea con il trend nazionale, ha subito poi un rallentamento. Anche l’offerta, con 22.177 esercizi ricettivi (10% dell’Italia) per 391.157 posti letto (8% dell’Italia) seguiva un trend positivo, con un tasso di crescita delle strutture nel periodo 2015-18 maggiore del dato nazionale (+53% contro +29%).

In particolare è cresciuto soprattutto il numero degli esercizi extra-alberghieri, del 61% (in Italia del 36%), mentre quello degli alberghi è aumentato dell’8% (in Italia -1%), mentre sono aumentate le strutture alberghiere di maggiore stellaggio (+17%, in Italia +9%), segno che l’offerta si stava muovendo nella direzione giusta per soddisfare le preferenze della clientela. Le strutture a 4/5 stelle in Lazio sono passate dal 23% del 2015 al 25% del 2018 (in Italia dal 18% al 20%), mentre in termini di posti letto si è giunti alla situazione in cui oltre la metà dell’offerta alberghiera (51,2%) è di elevato standing (39% in Italia). Diversi sono, quindi, i primati turistici del Lazio, dovuti essenzialmente alla presenza di Roma che esprime ben l’89% degli arrivi (oltre 11 milioni) e l’88% delle presenze (oltre 32,5 milioni) turistiche della regione. Il peso della Città aumenta se si considerano i soli flussi di turisti stranieri raggiungendo il 96% del totale regionale sia per gli arrivi sia per le presenze. Rispetto al Lazio la domanda turistica di Roma risulta essere maggiormente vocata ad un turismo internazionale in quanto, su 100 presenze turistiche sul territorio, ben 68 sono attribuibili agli stranieri (nel Lazio 62) e presenta una distribuzione ancor più omogenea nell’anno (concentrazione di arrivi nel periodo maggio settembre 47,6%, Lazio 51%).

Anche per l’offerta turistica, Roma assorbe la quota più rilevante della Regione che corrisponde all’86% delle strutture ricettive regionali (19.126 unità) ed al 75% dei posti letto (292.829). In altri termini, il territorio è dotato di diverse eccellenze nell’ambito turistico grazie anche alle quali l’Italia è tra le prime mete turistiche al mondo, posizionandosi all’11 posto nella classifica delle città turistiche mondiali per arrivi turistici internazionali. Si ricorda, ad esempio, la presenza di luoghi di interesse storico-artistico e religioso di rilevanza internazionale, a partire da Roma Capitale tra le prime mete d’interesse a livello mondiale, la storia ed i reperti archeologici, eredità dei popoli che l'hanno abitata anticamente. A ciò si aggiunge un valido sistema portuale (scalo per le crociere) ed aeroportuale, la buona predisposizione/affinità della popolazione e degli operatori verso il cliente turista, gli eventi che fino ad oggi hanno caratterizzato ed identificato alcune destinazioni, il forte appeal di alcune destinazioni ed infine il turismo d'affari dovuto alle numerose fiere specialistiche che normalmente si susseguono nel corso dell’anno.

  Per salvare una stagione compromessa, Srm indica anche una possibile strada da seguire: sostenere la voglia di viaggiare degli italiani, allungare la stagionalità, realizzare politiche aziendali di incentivazioni, puntando soprattutto sul turismo di prossimità, anche con decise politiche di prezzo e di offerta.

 

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