Economia
Stellantis sempre meno italiano, rimosso il tricolore dalla Fiat 600
Nonostante la scelta derivi dal volersi tutelare, il gruppo negli anni si è allontanato dal nostro Paese spostando all'estero i propri siti produttivi
Stellantis, rimossa la bandiera italiana dalle Fiat 600 dopo il sequestro dei modelli Topolino
Dopo il caso “Topolino”, Stellantis ora sta ben attenta. Il gruppo dell’automotive guidato da Carlos Tavares, senza alcuna comunicazione ufficiale, ha deciso di rimuovere l’adesivo raffigurante il tricolore italiano dai propri modelli Fiat 600.
L’obiettivo è evitare che anche i suddetti veicoli facciano la fine della “Fiat Topolino”, la quale ha visto venir sequestrati a Livorno oltre 130 veicoli dalla Guardia di Finanza.
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Infatti, nonostante i vertici di Stellantis avevano sottolineato che entrambi i modelli erano stati progettati in Italia da ingegneri italiani, in realtà la Fiat Topolino viene prodotta in Marocco e la 600 in Polonia. Nel dettaglio, la contestazione della Gdf è stata proprio quella di reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, in base alla Legge Finanziaria del 2004.
Da qui, la decisione di Stellantis di rimuovere anche dalla Fiat 600 gli adesivi raffiguranti i colori italiani. Tra l’altro, il gruppo aveva replicato alla notizia del sequestro delle Fiat Topolino dicendosi pronta “a togliere l’adesivo”, anche se “siamo sempre stati chiari nel dire che l’auto viene fabbricata in Marocco”.
La casa di Tavares “ritiene, rispetto al fatto che un piccolo adesivo riportante i colori della bandiera italiana apposto sulle portiere potesse costituire una fallace indicazione della origine dei beni, di avere operato nel rispetto delle norme”.
L’adesivo italiano sulle Topolino “aveva la sola finalità di indicare l’origine imprenditoriale del prodotto”, secondo Stellantis, «un’auto storica per Fiat sin dal 1936” che nella nuova versione elettrica è stata “ideata e sviluppata a Torino da professionisti del Centro Stile Fiat”.
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Insomma, togliere la bandiera dalle Fiat 600 rappresenta un nuovo allontanamento del gruppo dal Paese. E nonostante dietro la decisione si celi l’intenzione di auto tutelarsi da nuovi guai, viene comunque da riflettere sull’origine del problema, ovvero lo spostamento degli stabilimenti produttivi del gruppo fuori dall’Italia. Eppure, il governo ha provato più volte a supportare il lavoro di Stellantis.
Basti pensare agli incentivi alla rottamazione del 1997 del governo Prodi che, nel dettaglio incentivavano la rottamazione di auto di oltre 10 anni di età con l’acquisto di una nuova. In questo caso veniva riconosciuto un bonus statale di 1,5 milioni di lire per auto fino al 1.300 cc e fino a 2 milioni per cilindrate superiori. Dal 1° ottobre 1997 al 31 gennaio 1998 il contributo venne unificato a 1,5 milioni di lire.
Non solo. Nel 2020, in piena pandemia da Covid, quando ancora il gruppo non si era fuso con Peugeot, Fca aveva chiesto un finanziamento di 6,3 miliardi di euro per sostenere i suoi 16 stabilimenti italiani. Il prestito, garantito dalla finanziaria pubblica Sace, aveva durata di tre anni ed è stato erogato da Intesa San Paolo.