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Economia
Transizione energetica, lo shock del Covid-19 farà da "acceleratore"
Fonte Pixarbay

Transizione energetica, il Covid-19 farà da acceleratore

Le infrastrutture energetiche potranno dare un grande impulso al rilancio dell'economia nell'epoca post-Covid, a patto che esse siano sostenute dalle istituzioni nazionali, dall'Unione Europea e dai Paesi del Mediterraneo. È quanto emerso durante il webinar “Infrastrutture energetiche per la ripresa dell’Italia e per lo sviluppo del Mediterraneo” organizzato da Confindustria Energia.

Quella che si profila per la filiera energetica è, infatti, "una fase importante", come ha spiegato durante il suo intervento di apertura il presidente di Confindustria Energia, Giuseppe Ricci. "Si tratta - ha proseguito Ricci - di un comparto che possiede know-how e capacità per rilanciare gli investimenti e farsi promotore di un modello di sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale che guardi all’Europa e al Mediterraneo".

Il Covid-19 sarà infatti il vero "acceleratore" della transizione energetica. "Questa è un’occasione unica e forse irripetibile per disegnare un nuovo futuro per il Paese mettendo al centro gli investimenti per una ripresa green orientata alla massima efficienza ed efficacia di tutti gli interventi”

“Una programmazione – ha aggiunto Ricci - in cui le parole chiave siano inclusività, condivisione e visione sistemica, che incoraggi la creazione di nuove partnership industriali, ma sia ispirata anche alla massima energia, velocità e determinazione. Il comparto energetico, infatti, ha bisogno di semplificazione e certezza dei tempi degli iter autorizzativi, ma anche di una nuova cultura d’impresa, che valorizzi le competenze tecniche e orienti il modello culturale verso collaborazioni cross-industry e verso una più spiccata capacità di dialogo sui territori, indispensabile per evitare l’avanzare dello spirito anti industriale e anti infrastrutturale cresciuto negli ultimi anni nel nostro Paese”.

Priorità agli investimenti

“Il futuro della filiera energetica non potrà fare a meno di un sistema infrastrutturale evoluto ed interconnesso”, ha evidenziato Roberto Potì, Vice Presidente di Confindustria Energia richiamando i risultati dello Studio sulle infrastrutture. “Gli investimenti in infrastrutture energetiche previsti, vanno nella direzione del Green Deal e potranno essere leva per la ripresa economica dell'Italia e volano per lo sviluppo di un Green Deal Euro-Mediterraneo con l’Italia protagonista”.

Il Sottosegretario Alessandra Todde, in questo quadro, ha ripercorso le misure previste dal Dl Semplificazioni sottolineando che sarà fondamentale dare priorità agli investimenti per raggiungere gli obiettivi previsti dal Piano Energia e Clima.

Piano che Stefano Grassi, Capo di Gabinetto della Commissaria europea per l’Energia considera uno dei pilastri sui cui costruire la programmazione di interventi a livello nazionale, potendo far leva anche sul ruolo di avanguardia delle imprese italiane. Saranno sicuramente da incoraggiare gli investimenti nella Regione del Mediterraneo, anche per l’importante potenziale di sviluppo delle fonti rinnovabili, e che già può contare su una significativa presenza di operatori italiani.

Una cooperazione energetica da sostenere, come sottolineato da Houda Allal, Direttore Ome, per rinforzare il processo di transizione energetica avviato dai Paesi della Regione, soprattutto in questa fase post emergenziale e che può vedere l’Italia giocare un ruolo da protagonista.

Il Sottosegretario Manlio Di Stefano ha quindi ribadito il ruolo dell’Italia come facilitatore del dialogo nella Regione richiamando nel suo intervento le iniziative internazionali presenziate dal nostro Paese tra cui G20, COP 26 fino all’istituzione presso il Ministero degli Affari Esteri della Cabina di Regia Energia.

"Per il nostro Paese - ha commentato il Presidente Arera Stefano Besseghini, si prefigurano importanti opportunità di investimento facendo emergere la necessità di definire una strategia di gestione efficace delle risorse per facilitare il processo di transizione energetica". Da non tralasciare, inoltre, il lavoro svolto dalla rete dei regolatori nella Regione del Mediterraneo “Medreg”, di cui l’Italia detiene il ruolo di Vice Presidenza con importanti effetti in termini di sicurezza degli approvvigionamenti e tutela del consumatore.

Le infrastrutture energetiche come traino dell'economia post-Covid

Il Viceministro al Mef Antonio Misiani, nel corso del suo intervento, ha evidenziato come il Recovery Plan rappresenti un Piano di cruciale importanza per far ripartire il Paese e che, per coglierne fino in fondo le opportunità, sarà necessario “mettere in campo misure per pianificare il futuro”. Una pianificazione degli interventi che dovrà essere condivisa con tutti gli stakeholder e forze economiche e sociali, così come le Istituzioni territoriali. In questa direzione acquisisce centralità il Green Deal italiano che, attraverso la mobilitazione di significative risorse, sarà occasione di sviluppo fino ad investire l’Italia del ruolo di hub della green economy a livello europeo e nel Mediterraneo.

Approccio condiviso anche dall'Amministratore Delegato di Snam, Marco Alverà, che ha sottolineato: “le infrastrutture energetiche, come emerge dallo studio, avranno un ruolo centrale per raggiungere gli obiettivi climatici e far ripartire l’economia dopo gli eventi degli ultimi mesi. Puntare su questi investimenti ci permette di modernizzare il Paese, favorire l’occupazione e migliorare la qualità della vita delle generazioni future, oltre che di creare nuove collaborazioni con l’area euro-mediterranea, ad esempio rendendo l’Italia un hub dell’idrogeno".

Secondo il numero uno di Snam, l'Italia gode di un vantaggio geografico in quanto l’energia rinnovabile che possiamo produrre nel Meridione o in Africa ha un "costo inferiore" rispetto a quella prodotta nel nord Europa. "In Nordafrica c'è sole e spazio e il costo del trasporto di energia solare verso la Germania è molto basso".

"Snam - ha concluso Alverà -, con più di un miliardo di investimenti all’anno e nuovi progetti nella transizione energetica, mette a disposizione risorse, tecnologia e capacità realizzativa per lo sviluppo sostenibile del nostro Paese nel lungo termine”.

Durante il suo intervento, l’Amministratore Delegato e Direttore Generale di Terna, Stefano Donnarumma, ha sottolineato l'importanza, per il Paese, di accelerare gli investimenti infrastrutturali per supportare una rapida uscita dalla crisi economica post pandemia. "I nostri progetti di sviluppo per un sistema elettrico sicuro, efficiente e decarbonizzato - ha spiegato Donnarumma - rappresentano un immediato volano per l’economia italiana. Terna, inoltre, giocherà un ruolo chiave nella transizione energetica anche grazie allo sviluppo delle interconnessioni con l’estero, che permetteranno al nostro Paese di rafforzare il proprio ruolo quale hub energetico del Mediterraneo”.

Luca D'Agnese, direttore Energia e Digitale di Cassa Depositi e Prestiti, ha affermato che la transizione energetica è un elemento chiave della trasformazione dell'economia, soprattutto in una fase come quella attuale, caratterizzata da un'aumentata percezione del rischio climatico e una conseguente maggiore capacità di investimenti, che potranno comportare un rilancio dell'economia una volta superato il periodo di recessione iniziale. Nel richiamare l’importanza dello studio e della centralità dello sviluppo delle infrastrutture, Aurelio Regina, Delegato per l’Energia di Confindustria, ha dichiarato che “il Governo dovrebbe meglio valorizzare il ruolo dell’Italia per la sicurezza degli approvvigionamenti gas Europei, destinati a dipendere dalla Russia per circa il 50%".

Questo potenziale infrastrutturale, secondo Regina, rischia di essere vanificato e potrebbe generare stranded asset se non siamo in grado di portare in tempi rapidi una visione strategica per integrare concretamente il mercato italiano con quello Europeo e se non saremo in grado produrre una visione organica tra lo sviluppo infrastrutturale e lo sviluppo degli impianti di energie rinnovabili per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica al 2050.

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