Ucraina, Trump vuole la pace ma quanto costerà rimettere in piedi Kiev, e chi pagherà? Il conto è salato: stimati oltre 500 mld. Tutti i numeri - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 18:05

Ucraina, Trump vuole la pace ma quanto costerà rimettere in piedi Kiev, e chi pagherà? Il conto è salato: stimati oltre 500 mld. Tutti i numeri

L’Ue ha già messo in campo diversi aiuti, ma per coprire il fabbisogno sarà indispensabile coinvolgere anche il capitale privato e scongelare i miliardi di asset russi

di Elisa Mancini

Pace in Ucraina? Il vero nodo è la ricostruzione: ecco quanto costerà rimettere in piedi Kiev

Il piano di Donald Trump (28 punti per fermare la guerra) sembra prendere forma, eppure appena i cannoni si zittiranno, forse è lì che inizerà il vero problema, quello di rimettere in piedi l’Ucraina, e pagarne il conto delle ricostruzioni. A febbraio 2025 il governo ucraino insieme con Banca Mondiale, Commissione europea e Nazioni Unite stimavano una spesa di  524 miliardi di dollari in dieci anni (circa 480 miliardi di euro), mentre un anno prima era di 411 miliardi.

Ma ad oggi a quanto ammonta la "distruzione" del territorio? Secondo le stime più recenti, i danni diretti sono stati valutati in 176 miliardi di dollari, il 10% del patrimonio abitativo è distrutto o inutilizzabile, e gli impatti più pesanti si registrano soprattutto nelle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, quelle che Mosca sostiene di aver annesso. Ma la devastazione non è solo confinata al fronte e colpisce anche, e soprattutto, il cuore dell'Ucraina: Kiev, la sua area metropolitana e la regione di Kharkiv. 

Inoltre per gli interventi immediati la cifra stimata è di 230 miliardi, di cui 84 miliardi per ricostruire le abitazioni, 78 miliardi per trasporti e infrastrutture critiche, 68 miliardi per il settore energetico. Da premettere che ricostruire non significa rimettere tutto insieme così com’era, ma significa ripensare il Paese, quindi reti elettriche  più resistenti, città più efficienti, standard europei, insomma fare un vero e proprio salto di qualità e non un rattoppo.

Nel marzo 2024 Bruxelles aveva varato lo Ukraine Facility, 50 miliardi di euro fino al 2027, tra prestiti e sovvenzioni, una sorta di "Recovery Fund" ucraino con regole simili a quelle del PNRR. Inoltre tra il 2024 e l'inizio del 2025 sono già stati erogati quasi 20 miliardi, inclusi 1,9 miliardi di prefinanziamento e anche l’Italia ha messo sul tavolo un po' di contributi: 110 milioni donati nel 2022, 200 milioni in linea di credito, 10 milioni alla BEI per sostenere il settore energetico, partecipazione ai fondi europei e multilaterali.

Ma arriviamo al nodo. Chi pagherà davvero un conto da oltre 500 miliardi? La risposta forrse è più semplice del previsto: nessuno può farlo da solo, e quindi dovranno farlo tutti, o quasi. Ucraina, Ue, G7 e istituzioni multilaterali metteranno sul piatto una parte consistente, ma anche gli investitori privati faranno il resto, ovviamente a patto che Kiev offri una situazione (economica) meno instabile. E poi c’è il cosidetto "elefante nella stanza": i 300 miliardi di asset russi congelati. Per mesi si è detto che confiscarli sarebbe stato troppo rischioso, e giuridicamente complesso, poi Ursula von der Leyen ha deciso che si doveva fare, e così l’idea di usare almeno una parte di quei beni per la ricostruzione.Il problema è che toccare quei capitali significa rischiare di aprire un conflitto legale senza precedenti.

Alla fine, crudele ma vero, la pace se e quando arriverà costerà più delle armi, ma soprattutto richiederà uno sforzo molto più grande di un "semplice" piano in 28 punti, sarà necessario essere coordinati, avere delle regole chiare e se il mondo davvero cerca una "rinascita" per l'Ucraina, il conto va pagato, e non esiste scorciatoia.

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