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Economia
UniCredit, con Padoan via al risiko. Sarà il regista dell'operazione Mps?

Dopo che lo stesso direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera lo aveva contattato per proporgli l’acquisto di Mps, interrogato sul tema, Jean Pierre Mustier aveva escluso l’interesse di UniCredit per la banca senese, controllata dal Tesoro con il 68% del capitale. Bocciando anche le tesi degli analisti secondo cui, con una dote appropriata con cui pagare i costi di integrazione e sterilizzare i rischi legali che a Siena ammontano complessivamente a oltre 10 miliardi, il gruppo paneuropeo potrebbe replicare con il Montepaschi l’operazione compiuta nel 2017 da Intesa Sanpaolo con le ex Popolari venete. Istituti sull'orlo del baratro e regalati al gruppo di Messina con una dote miliardaria dello Stato, pur di salvare dipendenti e correntisti.

HQ UniCredit Italy 11 IlcielosopraMilano MassimoPizzotti
 

Eppure, dopo la cooptazione dell'ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in consiglio di amministrazione di UniCredit, un ingresso che porterà Padoan a diventare il prossimo presidente della seconda banca nazionale, gli esegeti delle vicende bancarie italiane, fra cui anche i vertici del maggiore sindacato dei bancari, la Fabi, leggono nella mossa un avvicinamento di Piazza Gae Aulenti a Palazzo Sansedoni. Un dossier da finalizzare dopo la primavera, una volta che il board sarà rinnovato, Mustier riconfermato per il terzo mandato e che in UniCredit venga aperto il file "risiko bancario". Un aggiornamento del piano industriale dopo che la scalata di Intesa-Sanpaolo a Ubi ha impresso un'accelerazione al consolidamento bancario europeo tato auspicato dalla Bce. 

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Per il Governo il tempo stringe e quella senese è una partita che scotta. Non più rinviabile e per la quale ha bussato alla porta di tutti i principali istituti di credito italiani e dai quali ha ricevuto un cortese "no, grazie". Troppi rischi in pancia e la congiuntura economica non lo consente. 

Dopo la ricapitalizzazione precauzionale, il Tesoro si era impegnato con l’Unione europea ad uscire dall’azionariato della più antica banca del mondo entro la fine del 2021, che sia stato o meno capace di recuperare i circa sei miliardi di euro investiti nell’operazione di salvataggio.

Perché quello di Padoan è un nome che potrebbe unire i destini di UniCredit e quelli di Mps? Gli esegeti snocciolano una serie di motivi. Il primo è l’elezione di Padoan, per il Pd (è deputato dal 2018), nel collegio di Siena, un territorio rimasto orfano dei fasti di un tempo in cui le erogazioni dell’accoppiata banca-Fondazione muovevano l’intera economia cittadina e che l’ex ministro del’Economia del governo Renzi ha certato di salvare nel 2017 orchestrando la “ricapitalizzazione precauzionale” del Montepaschi direttamente con la commissaria Ue Margrethe Vestager.

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Il secondo è che Padoan fu il ministro che confezionò l’operazione Popolare di Vicenza e Veneto Banca per Intesa-Sanpaolo, uno schema neutrale dal punto di vista del patrimonio che potrebbe essere riproposto ora che è scattato il turno di UniCredit ad essere protagonista di un’operazione sistemica. Un'operazione da mettere a segno prima di dare il via al grande merger europeo, il sogno di Mustier.

Il terzo è che Padoan rappresenterebbe un elemento di garanzia per lo Stato, espressione del partito della maggioranza di governo più forte al termine del primo anno di vita del Conte-bis e che ha con Gualtieri un filo più che diretto.

Lo scenario spaventa i sindacati, perché la gestione Mustier, che ha rafforzato patrimonialmente la banca, ha portato anche in dote 14 mila tagli negli ultimi due piani industriali. Quanto basta per spingere le sigle a opporre un fermo rifiuto all’opzione UniCredit e a chiedere al Tesoro di congelare l’uscita dal capitale di Siena, dopo aver domandato alle autorità europee di rinviare la scadenza.

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“Quello che sembra stia accadendo in UniCredit, con l’ipotesi Padoan presidente, lascia immaginare che si stiano muovendo forze e capitali internazionali”, ha commentato Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il principale sindacato dei bancari. Che ha proseguito: "Basti pensare che la stragrande maggioranza dell’azionariato UniCredit è già in mano a fondi internazionali. Quindi è verosimile ritenere che tutto il processo di riassetto del settore bancario italiano, a partire dall’integrazione Intesa-Ubi, abbia innescato reazioni, strategie ed interessi anche in ambito europeo. Infatti un’eventuale operazione tra Unicredit e Mps, così complessa e impraticabile anche sul versante occupazionale, non potrà decollare se non con il consenso della Bce, ma anche del Governo, del Mef e della stessa Banca d’Italia”. 

Sulla carta Padoan, profilo di caratura elevata con forte credibilità sia a livello nazionale che internazionale, sarebbe l'interlocutore perfetto di tutti questi stakeholder e il meccanismo potrebbe essersi messo in moto. 

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    unicreditjean pierre mustierpier carlo padoanmpsrisiko bancario




    
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