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Favino al cineforum: "Ma quale fascio, guardate la fine del film soprattutto"

Favino e il dibattito al cineforum su Comandante: "Ti appiccicano addosso certe etichette, lo trovo violento e orrendo"

Pierfrancesco Favino ci mette la faccia e anche la voce. L'attore si presenta alla proiezione al cinema del suo film "Comandante" e poi quando le luci si accendono resta seduto con gli altri a discutere del significato di quel film e cerca di spegnere le polemiche intorno al significato di quella pellicola. Alla platea romana, ancora sveglia e dritta sulle poltrone dopo un’ora e mezza di chiacchiere, citazioni o sfottò, l’attore - si legge su Repubblica - consegna il suo cruccio, calmo, seduto, senza fretta: "Non è che mi abbia infastidito la strumentalizzazione del film, da parte di certi presunti progressisti. Mi infastidisce che non si possa più discutere, ragionare. Io, il regista De Angelis, lo scrittore Veronesi saremmo dei fascisti perché abbiamo raccontato un soldato come Todaro? Uno che riconosce il valore della vita anche nel nemico di guerra e tira via quegli uomini dall'annegamento?".

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"L’Italia - continua Favino - è da sempre quel miscuglio putrido e vitale di lingue e culture, come dice Todaro al suo secondo. Noi siamo insieme meticcio. E vorremmo lasciare ancora morire gente in mare? Di cosa parliamo?". "Ti appiccicano un'etichetta addosso, e - prosegue l'attore e lo riporta Repubblica - questo è violento, orrendo, oltre che assurdo. Chi dice questo non ha visto il film. Bastava semplicemente ascoltare le ultime tre battute del film". Cioè salvarli, quelli che annaspano là sotto: "Perché così si è sempre fatto in mare, così sempre si farà, e coloro che non lo faranno saranno maledetti", dice Todaro. De Angelis aggiunge, da napoletano ironico: "Io ho fatto un film, mica un sussidiario. La storia si apre sul suo vigore militare, si chiude sul senso della sua scelta". Ancora Favino: "Basta guardare le ultime battute del film per capirne il senso".

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