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Esteri
Coronavirus, Francia verso la riapertura punta sulla prevenzione e l'immunità

“Primo: la salute dei cittadini. Secondo: garantire la vita della nazione.” Il primo ministro francese Edouard Philippe ha presentato le condizioni della Francia per la fase II della guerra contro il virus Covid-19. Una guerra, come l’aveva definita il presidente Emmanuel Macron, che necessita di una precisa strategia perché il nemico è invisibile, sempre là fuori, dopo l’11 maggio, data probabile per le prime riaperture di attività e luoghi.

Affiancato dal ministro della Salute Olivier Véran, a sottolineare come salute e programma economico siano collegati, Philippe ha citato le cifre: “Il decremento della crescita del Paese sarà nell’ordine dell’8%. Il sistema sanitario francese ha tenuto grazie al trasferimento dei pazienti da una regione all’altra e persino all’estero, con aerei, treni medicalizzati, navi. Durante il confinamento il governo ha stanziato 24 miliardi per la disoccupazione parziale, che ha riguardato 9 milioni di dipendenti, ai quali viene versato l’84% dello stipendio. I prestiti garantiti dallo Stato ammontano a 300 miliardi e 130 imprese hanno già richiesto di usufruirne, 1 su 2 in pratica. Il fondo solidarietà è di 7 miliardi a fronte di 1 milione di domande. Sono stati forniti aiuti ai senza dimora, compresi alloggi d’emergenza.”

La fase II dovrà rispettare due condizioni: “Ristabilire la capacità di accoglienza degli ospedali (ndr: 5000 posti di rianimazione, attualmente i ricoverati sono ancora oltre seimila) e vegliare a che nel de-confinamento non si ripeta la pressione iniziale. Dobbiamo cercare di limitare al massimo la circolazione del virus. Le due condizioni insieme creano lo scenario del come uscire dal confinamento.”

Philippe ha chiamato accanto a sé la ricercatrice Florence Ader, dell’Hopital della Croix Rouge di Lione, sito dove è in corso lo studio Covid-19 Discovery, che ha chiarito gli aspetti della crisi sanitaria a venire: “Nel mondo ci sono studi su 150 vaccini candidati, di cui 20 ad uno stadio avanzato. Ogni giorno scopriamo qualcosa di più su come il virus procede nell’organismo e questo ci consente di metter a punto una strategia mirata sul virus. Il graal sarà trovare un vaccino sufficientemente preciso e che generi immunità durevole, sui cui lavora a Parigi l’Institut Pasteur.”

Il ministro della Salute Véran: “Dobbiamo porci l’Obiettivo zero nel numero di persone infette. La malattia è molto contagiosa, 3-4 propagazioni a persone sane per ogni malato. Per raggiungere l’obiettivo zero il numero di malati dev’essere 1 o meno. Gli epidemiologi dicono che siamo a 0,6, ovvero 10 malati infettano solo 6 persone, perciò la malattia rallenta, ma il virus è là. Il numero di malati dev’essere limitato e la circolazione dei malati essere altrettanto bassa. Se i francesi rispettano le regole del confinamento correttamente sino all’11 maggio sarà questa la procedura.

La seconda idea a cui abituarsi è convivere col virus. Non abbassiamo le braccia, ma constatiamo che al giorno d’oggi la popolazione non è immunizzata. Molti dubbi sussistono sull’immunità acquisita da coloro che si sono ammalati. In Corea del Sud diversi casi hanno smentito questa ipotesi. Non c’è, a questo momento, un trattamento riconosciuto efficace. Ci resta uno strumento: la prevenzione. Che sarà determinante nello stile di vita. Il modo in cui ciascuno lotterà contro il virus. Sindaci e prefetti saranno al cuore del sistema di buona intelligenza che sarà messo in opera.

Primo: i gesti barriera. Essenziali. Non rispettarli, prenderli con leggerezza, perché si crede che il pericolo sia passato, per lassitudine, farà ripiombare la società nell’incubo contro cui stiamo lottando. Lavarsi le mani, tossire nel gomito, servirsi di fazzoletti usa e getta, non stringere la mano, abbracciarsi, né scambiare baci, e tenere almeno 1 metro tra persone in attesa.

La maschera per l’uso generalizzato è un complemento dei gesti, ma non li rimpiazza. La maschera non è sufficiente, secondo le autorità scientifiche, compresa l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Lo Stato francese ha mobilizzato l’industria tessile a produrre maschere in tessuto con adeguate specificità, che garantiscono un livello di filtro interessante. Dunque non ogni maschera in tessuto è valida per imprigionare il virus durante il passaggio a narici o bocca. Sarà il presidente Macron che disporrà come equipaggiare la popolazione, attraverso quali punti di distribuzione. Siamo in grado di produrne 17 milioni per settimana.

Secondo: i test. Dobbiamo testare massicciamente e presto chi ha sintomi, chi ha avuto contatti con malati.

Terzo: isolamento dei portatori del virus.

Tutti e tre i punti sono fondamentali. Conosciamo Paesi molto ben organizzati, che rispettano i gesti barriera, che vedono l’epidemia propagarsi comunque sul territorio ed adottare il confinamento. Tra qualche settimana il piano di de-confinamento sarà presentato nei dettagli. Un test, di tampone nasale, su individui sintomatici. Oggi ne produciamo 150 mila per settimana (ndr: 25 mila al giorno circa). L’obiettivo dell’11 maggio è 500 mila a settimana. Ed un test sierologico, che verifichi se l’individuo è portatore di anticorpi. Coloro che sono stati esposti al virus sviluppano anticorpi, ma ripeto che ci sono parecchi dubbi sia su quando effettuare il test, non troppo presto, poiché potrebbe risultare negativo, e se l’eventuale risultato positivo esclude la persona dal rischio di ammalarsi una seconda volta. Questo test sarà praticato a campione, non si sa ancora come. Tutto il territorio dev’essere mobilitato. La sfida della tecnologia a livello mondiale, europeo, francese, che è allo studio, sarà capire come individuare i portatori del virus.”

Il capo del governo ha concluso: “Il 28 e 29 aprile si terrà il dibattito all’Assemblea Nazionale ed al Senato. In caso di positività al virus studieremo un confinamento a domicilio o in un albergo, per chi convive in un alloggio, per ottenere comunque cure mediche personalizzate. Procederemo a testare ed isolare.

Decisioni forti da prendere, ma l’assenza di un vaccino e di una terapia efficace obbligano all’adozione di un piano complesso, ad un’organizzazione capillare ed efficiente. Oggi i trasporti sono garantiti al 10 per cento della densità abituale. Quando la popolazione comincerà ad uscire bisognerà introdurre le condizioni per assicurare gesti barriera e maschera sui mezzi pubblici.”

 

 

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