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Coronavirus, "Xi sapeva". Morto il direttore dell'ospedale di Wuhan

CORONAVIRUS: MORTO PRIMARIO OSPEDALE DI WUHAN

Il primario di un ospedale di WUHAN è morto a causa dell'infezione da coronavirus. Lo riporta il quotidiano cinese Stella Rossa, ripreso da diversi media internazionali. Il dottor Liu Zhiming, primario dell'ospedale Wuchang Hospital, è il primo responsabile di un centro medico che si è "sacrificato" nella lotta alla malattia, commenta il quotidiano cinese. Nello stesso ospedale era morta venerdì un'infermiera di 59 anni. 

Coronavirus: Pechino rinvia l'assemblea nazionale del popolo

La sessione parlamentare annuale della Cina, prevista per l'inizio di marzo, è stata rinviata a data da destinarsia causa dell'epidemia di Covid-19. L'agenzia di stampa di stato Xinhua citata dal South China Morning Post ha riferito che il comitato permanente del Congresso nazionale del popolo (NPC) discuterà il ritardo alla fine di questo mese - indicando di fatto che sarà rimandato. Un portavoce della Commissione per gli affari legislativi dell'NPC ha detto alla Xinhua che il rinvio della riunione di marzo avrebbe permesso ai funzionari governativi di concentrarsi sul controllo dell'epidemia, che ha ucciso più di 1.700 persone. Il portavoce ha detto che un terzo dei legislatori nazionali sono anche funzionari del governo locale che stanno attualmente lavorando per fermare la diffusione della malattia. Non è stata annunciata alcuna nuova data per l'incontro.

Coronavirus, i ritardi nell’allarme. Xi Jinping sapeva tutto dal 7 gennaio

Coronavirus, i ritardi nell’allarme. Xi Jinping sapeva tutto dal 7 gennaio. La recente pubblicazione di un discorso del presidente ai dirigenti comunisti, svela come Xi avesse dato “ordini verbali e istruzioni sul contenimento” del Covid-19 già il 7 gennaio, cioè ben 13 giorni prima di quanto precedentemente annunciato dalle autorità cinesi.

Tra il 20 gennaio, versione ufficiale, e il 7 corrono 13 giorni di buco all'interno dei quali Pechino avrebbe potuto probabilmente fare qualcosa in più per limitare i danni.

Come sottolinea Il Corriere della Sera, il giornale del Partito, Quishi (alla lettera Cercare la Verità), ha stampato un importante discorso rilasciato dal segretario generale ai quadri del Partito Comunista cinese in merito al coronavirus: “Il 7 gennaio, ho dato ordini verbali e istruzioni sulla prevenzione e il contenimento del coronavirus”.

Prima del 20 gennaio era come se non fosse accaduto niente. A Wuhan le autorità locali parlavano di “45 casi” di pazienti contagiati da una polmonite virale. La stessa che aveva iniziato a destare i primi sospetti nella prima metà di dicembre e che costringeva Pechino a informare l'Organizzazione mondiale della sanità il 31 dicembre.

Il 18 gennaio gli epidemiologi dell'Imperial College di Londra iniziavano a nutrire i primi dubbi sui numeri di contagiati diffusi da Pechino. Questione di tempo, perché il 20 gennaio la Cina scoproiva le sue carte: epidemia in corso, con quattro morti e oltre 200 contagiati. Ciò nonostante, la Commissione sanitaria nazionale assicurava al mondo che la malattia era ancora “prevedibile e contenibile”.

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