Esteri

Elezioni, senza Draghi gli Usa temono un governo atlantista "solo a parole"

Scottano ancora i precedenti dei rapporti con Mosca e l'accordo sulla Via della Seta del Conte I

Gli Usa e quei timori per il dopo Draghi

Anche l'Amministrazione Biden ha toccato la crisi italiana, ma un portavoce della Casa Bianca ha voluto precisare: "Non commentiamo le questioni politiche interne", sottolineando che gli Stati Uniti "rispettano e sostengono il processo costituzionale" italiano. "Gli Stati Uniti e l'Italia - ha spiegato successivamente il portavoce - sono stretti alleati, con una forte partnership fondata sui valori condivisi della democrazia, dei diritti umani e della prosperità economica. Continueremo a lavorare insieme a stretto contatto su varie importanti priorità, compreso il sostegno all'Ucraina contro l'aggressione da parte della Russia". 

In realtà, però, gli Usa osservano con qualche timore. Secondo quanto scrive oggi la Stampa, a "Washington non si intravedono scossoni, nessun ritorno insomma a un’oscillazione filorussa come in passato. O almeno non in modo nitido. Ma persino «un governo che si dichiara atlantista a parole e nei principi può benissimo interferire con le azioni americane». Significa che la linea di condotta su tutta una serie di dossier su cui finora le due sponde dell’Atlantico sono andate a braccetto – un esempio oltre all’Ucraina è la linea intransigente sulla Cina, o la postura militare Usa nel Mediterraneo che si regge su basi e avamposti in Italia - potrebbe vacillare in nome di una definizione diversa degli interessi nazionali, scrive la Stampa.

In vista di possibili pressioni da parte di Mosca e anche Pechino, però, esiste qualche timore. «Temo – si sbilancia un diplomatico statunitense con lunghe frequentazioni italiane citato da la Stampa – l’abilità di reggere un certo tipo di pressioni da parte di nuovi e non testati politici». Il ricordo dei rapporti privilegiati tra alcune forze politiche italiane e Mosca è ancora fresco, così come l'adesione italiana alla Belt and Road Initiative di Pechino del governo Conte I.