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Esteri
Iran, torna un ultra conservatore. Ma Raisi senza Netanyahu tratterà con Biden

In Iran si vota, ma il risultato è stato sostanzialmente già deciso. Le elezioni consegneranno come nuovo presidente della Repubblica Islamica Ebrahim Raisi, capo della magistratura iraniana. Dopo gli otto anni del moderato Hassan Rohani, Teheran ha scelto di tornare ad affidarsi a un ultraconservatore dopo il precedente doppio mandato di Mahmud Ahmadinejad. Con una differenza: Raisi è molto più contiguo al Consiglio dei Guardiani e alla Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, rispetto al più imprevedibile Ahmadinejad.

Elezioni Iran, respinta la candidatura di Ahmadinejad

Non è un caso che la candidatura dello stesso Ahmadinejad sia stata respinta dallo stesso Consiglio dei Guardiani, che ha il potere di scremare le nomination, sia nel 2017 sia quest'anno. E lui si è vendicato andando in televisione a criticare soprattutto l'operato dei servizi segreti, colpevoli di aver lasciato scoperta la protezione della centrale nucleare di Natanz. In Iran è tutto un gioco di bilanciamento retorico tra gli ultraconservatori religiosi e gli esponenti politici da loro stessi scelti. L'apertura moderata scelta nel 2013 era arrivata per favorire l'accordo nucleare con gli Stati Uniti di Barack Obama. All'epoca Teheran pensava che operare qualche apertura avrebbe potuto portare a benefici economici attraverso l'eliminazione di almeno parte delle sanzioni occidentali e maggiori scambi con il resto del mondo. Questo, però, non è accaduto. 

Iran, la svolta moderata di Rohani non ha pagato. Ora si torna a un ultraconservatore

L'arrivo di Donald Trump ha portato alla cancellazione dell'accordo e a un rinnovato clima di ostilità con Washington oltre che con l'eterno rivale Israele. Teheran è dunque tornata ad arricchire l'uranio (forse non aveva mai smesso) e a far avanzare il suo programma nucleare. L'uccisione del generale Soleimani di inizio gennaio 2020 ha poi ulteriormente alzate il livello della tensione, convincendo i leader religiosi che era venuto il momento di una svolta conservatrice visto che la linea moderata non ha portato risultati tangibili. Anzi, nel 2019 ci sono state diverse proteste in strada per la crisi economica e i prezzi dei beni, inaccessibili per buona parte della popolazione.

Ed ecco allora che l'esperimento Rohani, mal sopportato da parte del cerchio magico di Khamenei, viene archiviato. Raisi è rimasto praticamente senza avversari, visto che il Consiglio dei Guardiani ha deciso di lasciare fuori dalla contesa diversi candidati, tra i quali il rivale più insidioso, Ali Larijani. Altri si sono ritirati da soli, a partire dall'unico vero esponente riformista ammesso alla consultazione, Mohsen Mehralizadeh. Altri due ultraconservatori, Alireza Zakani e Said Jalili, hanno scelto di schierarsi a favore di Raisi.

Elezioni Iran, Khamenei chiede affluenza di massa contro la delegittimazione Usa

In gara restano il parlamentare conservatore Amirhossei Qazizadeh Hashemi, il veterano Mohsen Rezai, ex comandante dei Pasdaran e al quarto tentativo elettorale, e l'ex governatore della Banca centrale, Abdolnaser Hemmati, appoggiato da parte di riformisti e moderati. I sondaggi danno Raisi al 64%, percentuale che gli consentirebbe di vincere già al primo turno, e dunque l'attenzione si sposta sui dati dell'affluenza. Khamenei ha lanciato un appello al voto "di massa" per resistere ai nemici, visto che la retorica è quella che gli Stati Uniti stiano cercando di boicottare il voto e delegittimarlo, creando una "spaccatura tra popolo e sistema".

Iran, ecco chi è Raisi: capo della magistratura e fedelissimo di Khamenei

Ma chi è Raisi? Viene considerato l'apprendista della guida suprema Khamenei, anche se la sua presenza sulla scena politica iraniana è stata quasi sempre considerata poco carismatica. Forse proprio quello che serviva ai veri leader, mentre Raisi si è presentato in campagna elettorale come un "candidato indipendente" che non rientra nelle logiche classiche degli schieramenti. Raisi, già sconfitto nel 2017 da Raisi pur conquistandosi circa 15 milioni di voti, ha sempre puntato su un'immagine di modestia e frugalità. 

Raisi presidente favorisce il figlio di Khamenei per la successione alla guida suprema

A livello ideologico, Raisi è considerato vicinissimo a Khamenei, tanto che lo si riteneva uno dei possibili successori della guida suprema, in età ormai avanzata e con qualche acciacco. Ma la sua nomina a presidente potrebbe in realtà ostacolarlo in quell'ottica, con possibili vantaggi per Mojtaba Khamenei, secondo genito dell'ayatollah. Anche sull'accordo nucleare, nel 2017 Raisi fece capire di non essere particolarmente favorevole. Allo stesso tempo, ha ribadito anche in campagna elettorale che da presidente lo rispetterà.

Iran, che cosa aspettarsi dal nuovo negoziato con gli Usa di Biden

Dopo la sua incoronazione si aprirà la fase del nuovo negoziato con gli Stati Uniti, già avviato in realtà nelle scorse settimane. L'amministrazione Biden ha fatto capire di voler tornare al tavolo con Teheran, ma anche lasciato intuire di non avere fretta. Washington sa che in clima elettorale non sarebbe saggio mettersi a trattare con un neo presidente con mandato ultra conservatore. Il segretario di Stato Antony Blinken ha dichiarato qualche giorno fa che non ci si deve aspettare una distensione di ampia portata e che centinaia di sanzioni resteranno in vigore.

Che cosa cambia senza Netanyahu in Israele

Allo stesso tempo, l'uscita di scena di Netanyahu a Israele può favorire il dialogo. Proprio all'indomani del voto iraniano, intanto, il capo di Stato maggiore israeliano Aviv Kochavi incontra a Washington, alla testa di un'alta delegazione militare, il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan e il capo del Pentagono Lloyd Austin. Si discuterà di "sfide alla sicurezza condivise, compresa la minaccia nucleare iraniano, gli sforzi di Teheran di insediarsi militarmente nella regione mediorientale, il riarmamento di Hezbollah, le conseguenze della minaccia posta dai missili di precisione guidati", ha fatto sapere l'ufficio di Kochavi. Segnale che insomma le trattative con l'Iran ripartiranno, ma saranno tutt'altro che semplici.

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