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Gaza, raid israeliano contro la casa di una dottoressa palestinese: uccisi 9 dei suoi 10 figli

La donna e il marito sono rimasti feriti

di Redazione

Gaza, raid israeliano contro la casa di una dottoressa palestinese: uccisi 9 dei suoi 10 figli

La dottoressa Alaa al-Najjar, 38 anni, era in servizio venerdì all’ospedale Nasser di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Per lei, vedere arrivare ambulanze cariche di bambini feriti è diventata una triste routine. Ma quel giorno, la tragedia ha assunto un volto personale e devastante: tra i piccoli ricoverati, ha riconosciuto nove dei suoi dieci figli, tutti vittime di un attacco aereo israeliano.

I bambini avevano tra i 3 e i 12 anni. Con loro c’era anche il marito Hamdi, anch’egli medico, gravemente ferito. Due dei figli, di appena 7 mesi e 2 anni, erano invece rimasti sotto le macerie della loro abitazione, colpita da un raid aereo: sono morti sul colpo. Degli otto bambini arrivati vivi all’ospedale, soltanto uno – di 11 anni – è sopravvissuto. I medici hanno fatto il possibile per salvarli, ma senza successo.

Secondo la ricostruzione, Hamdi aveva accompagnato la moglie al lavoro ed era poi tornato a casa dai figli. Poco dopo, l’abitazione della famiglia al-Najjar, situata in un sobborgo di Khan Younis, è stata centrata da un missile israeliano. L’esercito israeliano (IDF) ha dichiarato di aver colpito oltre 100 obiettivi nella Striscia nelle ultime 24 ore, tra cui postazioni di lancio di razzi, tunnel e infrastrutture legate ai gruppi armati. Per Alaa, però, uno di quegli "obiettivi" era la sua famiglia.

Nonostante il dolore straziante, Alaa è rimasta in ospedale. Secondo testimoni, ha continuato a lavorare, aiutando altri feriti. Un funzionario del Ministero della Sanità di Hamas l’ha descritta come “calma, paziente, composta”. Un sanitario ha raccontato che, pur distrutta, non ha abbandonato il suo dovere.

Intanto, il bilancio della guerra a Gaza continua a salire. Secondo fonti palestinesi citate da Al Jazeera, nelle ultime 24 ore si contano 76 morti. Il totale delle vittime, secondo il Ministero della Sanità di Hamas, ha superato quota 53.900. Gli aiuti umanitari entrano ancora con il contagocce.

Dall’altro lato del conflitto, emergono nuove accuse sull’operato dell’esercito israeliano. Un’inchiesta dell’Associated Press, rilanciata dal Times of Israel, riferisce che le forze israeliane avrebbero usato prigionieri palestinesi come scudi umani per ispezionare edifici sospetti a Gaza. Ayman Abu Hamadan, 36 anni, ha raccontato di essere stato costretto a entrare nelle case con una telecamera sulla fronte per verificare la presenza di bombe o combattenti. “Mi hanno picchiato e detto: ‘Non hai scelta, o lo fai o ti uccidiamo’”, ha dichiarato. Un ufficiale israeliano, rimasto anonimo, ha confermato che in molti casi gli ordini arrivavano dai comandi superiori.

Nel frattempo, anche in Israele cresce il malcontento. Un sondaggio pubblicato dal sito N12 rivela che il 53% dei cittadini ritiene che il primo ministro Benjamin Netanyahu non abbia fatto abbastanza per ottenere la liberazione degli ostaggi, preoccupato più della propria permanenza al potere.

A peggiorare l’ansia collettiva, nella notte tra venerdì e sabato, molti israeliani hanno segnalato di aver ricevuto misteriose chiamate da numeri sconosciuti: registrazioni di presunti ostaggi che imploravano aiuto, accompagnate da suoni di sirene e bombardamenti. L’Autorità nazionale per la sicurezza informatica ha parlato di “tentativi di seminare panico nella popolazione” e ha raccomandato di bloccare i numeri sospetti.

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