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Esteri
Giappone, Kishida neo premier: stimoli, redistribuzione della ricchezza e Quad

Ora è ufficiale. Kishida Fumio è il nuovo primo ministro del Giappone. Dopo la lunga (quantomeno per i canoni nipponici) era di Abe Shinzo e il breve interregno annuale di Suga Yoshihide, a Kishida il difficile compito di garantire una maggiore stabilità del predecessore. La nomina è stata ufficializzata dal parlamento giapponese ma era scontata dopo la leadership del Partito liberaldemocratico conquistata la scorsa settimana. Una scelta di establishment e moderata dell'ultimo erede di una delle tante dinastie della politica nazionale. Gli altri candidati avrebbero potuto offrire maggiore discontinuità, quantomeno a livello formale. Da una parte la nazionalista ultraconservatrice Takaichi Sanae e dall'altra il popolarissimo Kono Taro. Ma il partito di maggioranza ha optato per la scelta più sicura. In tempi di incertezza ha voluto affidarsi al "normal one" Kishida, chiamato a condurre in porto l'imbarcazione giapponese navigando acque difficili.

GIAPPONE, LE POLITICHE ECONOMICHE DEL NUOVO PREMIER KISHIDA

La prima sfida è ovviamente quella economica. Durante la campagna elettorale ha promesso un maxi pacchetto di stimoli per uscire dalla crisi causata dalla pandemia di Covid-19. Ed è proprio su questo aspetto che ci si apsettano le maggiori differenze tra le politiche di Kishida e quelle dei predecessori. Il nuovo premier ha promesso di allontanarsi dalle politiche neo-liberiste di Suga e soprattutto di Abe e ha utilizzato alcune parole chiave interessanti, da "nuovo capitalismo giapponese" a "redistribuzione della ricchezza". Una formula, quella della redistribuzione, utilizzata anche da Xi Jinping, il presidente cinese sotto forma di "prosperità comune". 

La realtà dice però che non sarà semplice un vero distacco dalle politiche dell'Abenomics, la linea di politica monetaria espansiva e forte spesa pubblica lanciata da Abe che ha tra l'altro aumentato ancora un debito pubblico già record. Alle difficoltà classiche si sono però aggiunte quelle causate dall'emergenza sanitaria, con un allargamento della forbice su diseguaglianza e opportunità di lavoro. E' proprio sui temi sociali che si gioca molto del mandato di Kishida, chiamato a un avvicinamento nei confronti di una popolazione disillusa nei confronti della politica e scontenta della gestione pandemica del governo Suga, nonché dello svolgimento dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020 nonostante il parere contrario della maggioranza dei cittadini.  Kishida ha già affermato di voler aiutare soprattutto piccole e medie imprese e rilanciare il welfare giapponese. Un compito difficile, visto il crescente invecchiamento di una popolazione sempre più anziana. Allo stesso tempo, Kishida sarà chiamato ad accelerare la campagna vaccinale già in parte accelerata dal rivale sconfitto alle primarie, Kono. 

GIAPPONE, LA COLOMBA KISHIDA PROVA A VESTIRSI DA FALCO IN POLITICA ESTERA

Prevista maggiore continuità in politica estera. La dimostrazione arriva già dalla scelta della squadra di Kishida, che ha sostituito tutti i  membri del gabinetto Suga a parte due: Motegi Toshimitsu e Kishi Nobuo. Non a caso, si tratta dei ministri degli Esteri e della Difesa. Un chiaro segnale di continuità e anche di rassicurazione per l'ala conservatrice del partito. Kishida, infatti, è considerato da sempre una "colomba" in politica estera. La sua fazione, la Kochikai, è da sempre aperta al dialogo con il rivale di sempre, la Cina. Una linea che era molto servita durante i suoi quattro anni e mezzo da ministro degli Esteri (dicembre 2012-agosto 2017), durante i quali ha lavorato alla distensione dei rapporti con Pechino, che all’alba della seconda era Abe erano ai minimi termini.

Ma ora una linea troppo morbida verso Pechino non "vende" più in Giappone, tanto che Kishida ha dovuto ricalibrare qualche volo di esplorazione in modalità "falco". Ha per esempio preannunciato la creazione di un ruolo da consigliere speciale sui diritti umani, in quello che è sembrato un implicito riferimento alle vicende di Hong Kong e Xinjiang. Kishida ha anche definito Taiwan “il prossimo grande problema diplomatico” per Tokyo nei rapporti con il grande vicino, affermando che da premier avrebbe perseguito un approfondimento dei legami con Taipei. Ha appoggiato la richiesta di adesione taiwanese alla CPTPP, l’accordo di libero scambio transpacifico di obamiana memoria nel quale vorrebbe entrare anche la Cina. Xi ha inviato un telegramma di congratulazioni a Kishida, in cui ha sottolineato l'importanza di "rafforzare il dialogo e la comunicazione, la fiducia e la cooperazione reciproche". Pechino e Tokyo, ha aggiunto il presidente cinese, "dovrebbero sforzarsi di costruire relazioni che soddisfino i requisiti della nuova era". 

Diplomatico esperto, Kishida ha contribuito anche alla storica visita di Barack Obama a Hiroshima, ha siglato accordi con la Corea del Sud e si narra che abbia fatto a gara di bevute di vodka e sake con l’omologo russo Sergej Lavrov. Una duttilità comune al suo ex capo di governo e che ne ha accresciuto il rispetto sia a Zhongnanhai sia alla Casa Bianca, nel cui team ritrova ora il vecchio amico John Kerry. La sua insistenza sul ruolo del Quad, la piattaforma informale che riunisce Usa, Australia, India e appunto Giappone, non è in discussione. Ma è probabile che sia più dialogante di Suga nei confronti di Pechino, anche nel tentativo di non operare un decoupling che nessuno vuole davvero, soprattutto in Asia. La sua gavetta a Hiroshima lo rende un pacifista convinto, con lui il celeberrimo articolo 9 della costituzione del dopoguerra dovrebbe essere meno vicino a una revisione. Ha già annunciato di essere pronto a incontrare Kim Jong-un "senza condizioni".

Il primo test politico arriverà il 31 ottobre, quando Kishida ha fatto sapere di voler convocare in anticipo le elezioni generali che sembravano ormai collocate a novembre. Andando alle urne prima del previsto potrebbe aiutare Kishida a capitalizzare il consenso iniziale. Gli servirà.

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