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Esteri
I giganti della rete in guerra contro Donald Trump

E la guerra tra i giganti della Silicon Valley e il presidente Donald Trump continua senza esclusione di colpi. E’ ufficialmente partita da quando Twitter ha deciso di mettere un warning ai post di Trump e il Presidente ha risposto con un ordinanza ( da discutere sulla costituzionalità) che toglierebbe ai social le garanzie di non impunità.

L’unico tra i giganti a non prendere una posizione contro il Presidente Trump è il solo Facebook. Ma il suo Ceo sta pagando pesantemente questa scelta con perdite di contratti e scioperi dei suoi dipendenti.  

Mark Zuckerberg, CEO di Facebook, in una townhall virtuale con tutti i suoi dipendenti ha cercato di spiegare la sua decisione, sofferta, di non commentare, come invece ha fatto il suo omologo in twitter Jack Dorsey, i post del Presidente.

Una scelta che ha portato i 48000 dipendenti del gruppo ad uno sciopero virtuale. In collegamento quasi la metà dei dipendenti che hanno ricordato al giovane CEO la promessa di rimuovere sempre tutti i messaggi che incitano alla violenza.

Nonostante il portavoce di FB, Andy Stone, abbia detto che la discussione è stata aperta e onesta uno dei capi della rivolta, Brandon Dail un ingegnere  di FB ha detto che ‘la leadership di Facebook sembra rifiutare di seguire le nostre indicazioni’.

Qualcuno ha ricordato a Zuckenberg la promessa che testualmente diceva ’Se qualcuno, incluso un politico, sta dicendo cose che possono istigare alla violenza o fare danno le elimineremo immediatamente’. 

E le frasi incriminate e giudicate sbagliate dallo stesso Zuckenberg non sono state ufficialmente bloccate. Trump metteva in discussione la correttezza del voto on line in California, una fonte di corruzione; minacciava l’invio dell’esercito per bloccare le proteste a Minneapolis e soprattutto confermava che ‘quando cominciano i saccheggi si comincia a sparare’. Nessuna di queste frasi è stata bloccata e questo ha scatenato la rivolta dei dipendenti di FB. 

Da quando è iniziata la pandemia  i giganti della Silicon Valley, da Amazon, a Google a Twitter hanno contrastato le comunicazioni del Presidente, praticamente su tutto, dalle sponsorizzazioni sul farmaco antimalaria fino alle decisioni contro i manifestanti degli ultimi giorni. 

Ed anche su questo fronte la campagna per le presidenziali contro Trump è partita senza esclusione di colpi.   

 

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