Esteri
Mar Rosso, un’altra nave affondata dagli Houthi: messi in salvo solo 10 dei 25 membri dell’equipaggio
Nel frattempo, sul fronte diplomatico qualcosa si muove: ieri sera le trattative per un cessate il fuoco a Gaza hanno registrato segnali positivi. Secondo Trump un’intesa per fermare i combattimenti “è molto vicina”

Colpito e affondato il cargo Eternity C: oltre cento in un anno gli attacchi degli Houthi
La trattativa per una tregua a Gaza è ancora in corso, ma nel frattempo le tensioni restano alte, anzi si intensificano. Nel Mar Rosso, la formazione militare yemenita filoiraniana degli Houthi ha colpito e affondato il cargo Eternity C, registrato sotto bandiera liberiana. Secondo la forza navale europea incaricata di proteggere il traffico mercantile - a cui partecipa anche l’Italia- finora sono stati messi in salvo solo 10 dei 25 membri dell’equipaggio, gli ultimi quattro dopo oltre 48 ore trascorse in acqua. L’attacco degli Houthi, avvenuto lunedì notte, ha provocato la morte di tre marinai, ma il bilancio potrebbe essere più grave. Altri componenti dell’equipaggio sono stati catturati come ostaggi dalla milizia. Si tratta di uno degli assalti più violenti degli ultimi due anni lungo questa rotta cruciale per il commercio marittimo globale, che in passato ha visto transitare merci per un valore superiore a un trilione di dollari all’anno.
Sostenitori dichiarati della causa palestinese, gli Houthi avevano intensificato gli attacchi contro le navi commerciali a partire da novembre 2023: in poco più di un anno il numero totale dei blitz ha superato quota cento. Le incursioni si erano fermate con la tregua tra Israele e Hamas mediata da Trump a febbraio, ma sono riprese a marzo dopo la rottura dell’accordo voluta da Netanyahu. L’affondamento della Eternity C arriva a poco tempo di distanza da quello del cargo Magic Seas, colpito domenica.
Nel frattempo, sul fronte diplomatico qualcosa si muove. Ieri sera le trattative per un cessate il fuoco a Gaza sembravano registrare segnali positivi. Trump, che nelle prossime ore incontrerà nuovamente Netanyahu a Washington (per la terza volta in quattro giorni), si è detto ottimista: secondo l’ex presidente, un’intesa per fermare i combattimenti in cambio della liberazione degli ostaggi “è molto vicina”. Intanto, sui social israeliani è comparsa la notizia di un incontro riservato alla Casa Bianca tra Steve Witkoff (inviato di Trump), Ron Dermer (fedelissimo di Netanyahu) e un rappresentante del Qatar. Un faccia a faccia che potrebbe anticipare sviluppi nei negoziati tecnici in corso a Doha con i delegati di Hamas. Secondo Canale 14, Netanyahu potrebbe restare ancora a Washington. L’obiettivo sembra chiaro: tornare a Gerusalemme con un accordo in mano.
Eppure, nonostante le aperture diplomatiche, il percorso verso un cessate il fuoco stabile a Gaza è tutt’altro che lineare. Hamas continua a chiedere una tregua permanente e il completo ritiro delle forze israeliane dalla Striscia, condizioni che il premier Netanyahu respinge con fermezza, deciso a proseguire le operazioni militari fino allo smantellamento definitivo del movimento islamista. Nel frattempo, l’instabilità si estende anche al confine nord: nelle ultime ore l’esercito israeliano ha lanciato raid terrestri in territorio libanese contro obiettivi riconducibili a Hezbollah.
In parallelo, dagli Stati Uniti arriva un nuovo segnale di attivismo diplomatico. L’amministrazione Trump - convinta che il crollo del regime di Bashar al-Assad, avvenuto in Siria lo scorso dicembre, possa creare le condizioni per una nuova stabilità regionale - sta promuovendo l’apertura di un dialogo diretto tra Israele e Damasco.La sintonia tra Washington e Tel Aviv è riaffermata anche da una nota ufficiale del segretario di Stato Marco Rubio, che ha annunciato sanzioni contro la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi, Francesca Albanese, accusata di portare avanti una «campagna di guerra politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele».