Esteri
L’anti-Thurnberg Naomi Seibt chiede asilo politico negli Stati Uniti: “Ricevo minacce di morte”
L’influencer tedesca è vicina all’estrema destra e al movimento MAGA: “Non sono al sicuro”

Naomi Seibt, 25 anni, nota come la “anti-Greta Thunberg”, ha presentato domanda di asilo politico negli Stati Uniti. Lo ha annunciato in un’intervista a Fox News, sostenendo di “non sentirsi più al sicuro in Germania”, dove vive, e di essere oggetto di minacce, pressioni e attenzioni da parte dei servizi di intelligence tedeschi. La richiesta è estremamente insolita: è raro che un cittadino dell’Europa occidentale, tanto più della Germania, chieda protezione agli Stati Uniti.
Figura di riferimento della destra radicale europea e americana, Seibt nell’ultimo anno ha trascorso lunghi periodi negli USA, dove ha rafforzato i legami con l’universo MAGA e con alcuni esponenti del Partito Repubblicano. Secondo quanto riportato dal Washington Post, la giovane influencer avrebbe anche avuto un ruolo nel facilitare un contatto tra Elon Musk e Alice Weidel, leader di Alternativa per la Germania, partito della destra nazionalista.
Seibt divenne nota nel 2019, quando, a soli 19 anni, intervenne a un convegno negazionista sul clima attaccando direttamente Greta Thunberg. Quel discorso la trasformò, nel giro di poche settimane, nella “anti-Greta”: stessa generazione, stesso uso strategico dei social, ma messaggio opposto.
Oggi Seibt si definisce “anarco-capitalista” e sostiene che la Germania stia vivendo “una repressione politica contro il dissenso conservatore”. La madre, avvocata e attivista AfD, non è estranea a questo ambiente.
La sua richiesta di asilo poggia su minacce ricevute online e di persona, che però dovranno essere provate davanti alle autorità statunitensi. L’articolo 108 della legge sull’immigrazione Usa scoraggia domande considerate “frivole”, e la concessione dell’asilo resta incerta.
Ma per la destra americana, Naomi Seibt potrebbe diventare un simbolo perfetto nella narrazione che dipinge l’Europa come luogo di “repressione culturale”.
