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Coronavirus, Cina: cosa è cambiato dall’arrivo del Covid-19 e cosa cambierà

L'imprenditore Tommaso Lazzari testimonia come si sta manifestando il cambiamento post-coronavirus in Cina 

Tommaso Lazzari è un imprenditore italiano, fondatore di Seta Capital, boutique specializzata in servizi di consulenza cross border tra l’Italia e la Cina in relazione ad operazioni di finanza straordinaria e internazionalizzazione, che ha vissuto in prima persona l’enorme cambiamento portato dal Covid-19 per quanto riguarda l’assetto aziendale sia cinese che italiano.

Nonostante il suo lavoro non sia stato del tutto fermato e che il suo team distribuito su Milano, Shanghai e Amsterdam abbia continuato a lavorare da remoto, come hanno sempre fatto, la parte più burocratica delle attività ha subito un arresto per via delle leggi che in Cina richiedono che i documenti contrattuali siano sempre firmati e timbrati in originale. Tenendosi aggiornato sugli sviluppi in Cina e visti i primi segnali di fine della pandemia nel territorio di Wuhan, Lazzari ha fatto un’analisi della situazione odierna, confrontandola sullo status quo prima del Covid-19.

Il 70% delle attività sono ripartite ma le norme sono cambiate.

“La Cina sta riprendendo i normali ritmi di lavoro: al momento si può stimare che circa il 70% delle attività siano ripartite. Sono entrate in vigore nuove norme sul controllo della vendita e del trattamento degli animali vivi, ed in generale c'è una sensibilità decisamente maggiore verso le norme di controllo igienico” spiega Tommaso Lazzari, CEO e founder di Seta Capital. 

L'economia cinese, come molte altre nel mondo, ha subito un forte impatto a causa del Covid-19, ma alcune società in Cina sono state particolarmente colpite: le società che generano gran parte del fatturato grazie all'esportazione, già nella prima metà di febbraio sono tornate a lavorare a pieno regime e, dato lo stop obbligato e la rapida ripartenza, si sono trovate in ritardo rispetto agli ordini pregressi e quindi si sono organizzate assumendo nuovo personale per dare alla produzione ritmi sostenuti. 

Quando però il virus ha colpito il resto del mondo, queste società si sono trovate ancora più in difficoltà in quanto la domanda è crollata: i negozi in Europa e USA sono stati chiusi, i clienti si sono visti costretti a cancellare ordini e le società si sono trovate ad avere eccesso di capacità produttiva e personale. 

Ci si aspetta quindi un forte rallentamento dell'economia e un aumento del tasso di disoccupazione, che sono tematiche particolarmente sentite dal governo cinese, che però sembra si stia ingegnando per trovare una soluzione rapida: investendo nel settore delle costruzioni e delle infrastrutture, la richiesta di lavoro dovrebbe aumentare, limitando i danni causati dal Covid-19. 

Il futuro della Cina e il contributo di Seta Capital 

La Cina, essendo riuscita a controllare l'epidemia in maniera molto veloce ed efficace, è ora pronta a far ripartire i consumi interni e l'economia più in generale, uscendo rinforzata rispetto a molte altre potenze mondiali dalla sfida al coronavirus.

Seta Capital, grazie al proprio posizionamento a Milano e Shanghai, ha da prima organizzato la donazione di 500 mascherine all'ospedale di Wuhan ed ora sta consegnando più di 1400 mascherine FFP2 e in cooperazione con la società Heng Dong Li Biotechnology ha donato 10mila mascherine chirurgiche, in parte alla Croce Rossa, in parte ad alcuni ospedali, in parte ad alcune società che non possono fermare la produzione. L'ufficio di Shanghai sta inoltre collaborando con il consolato italiano a Shanghai per trovare nuovi fornitori in grado di consegnare materiale medico in Italia.

Sappiamo che prima l'epidemia sarà domata in ogni parte del mondo e prima potremo ripartire. Vista la globalità ed il livello di interconnessione dell'economia moderna, nessuno può essere lasciato indietro.

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