Russia-Cina, via libera al mega gasdotto Power of Siberia 2. Il nuovo asse energetico che tiene stretti Putin e Xi - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 14:41

Russia-Cina, via libera al mega gasdotto Power of Siberia 2. Il nuovo asse energetico che tiene stretti Putin e Xi

Gazprom e la cinese CNPC hanno siglato un memorandum giuridicamente vincolante per la costruzione del gasdotto Power of Siberia 2, un progetto trentennale che diventerà "il più grande nell'industria mondiale del gas"

di Filippo Santi

Russia-Cina, che cosa c'è dietro l'accordo dietro al gasdotto Power of Siberia

Russia e Cina rafforzano ulteriormente la loro alleanza energetica con la firma di un memorandum giuridicamente vincolante per la realizzazione del gasdotto Power of Siberia 2, destinato a diventare il più grande e costoso progetto dell’industria mondiale del gas. L’accordo, siglato tra il colosso russo Gazprom e la cinese CNPC (China National Petroleum Corporation), prevede una cooperazione trentennale e segna una nuova fase strategica nei rapporti tra Mosca e Pechino.

A darne notizia è stato l'amministratore delegato di Gazprom, Alexey Miller, al termine dei negoziati avvenuti a Pechino. Le sue dichiarazioni, riportate dall’agenzia russa TASS, sottolineano il peso geopolitico del progetto, che rafforza il cosiddetto "asse energetico" tra la Russia, principale produttore mondiale di risorse naturali, e la Cina, primo consumatore globale di energia.

Secondo Miller, Power of Siberia 2 rappresenta una svolta per il settore energetico globale. Il gasdotto, che attraverserà la Mongolia grazie al ramo di transito Soyuz Vostok, collegherà i giacimenti della Siberia orientale al nord della Cina, creando un’infrastruttura strategica per entrambi i Paesi. Il memorandum firmato è legalmente vincolante e apre ora la fase di definizione delle condizioni commerciali e del piano di finanziamento.

Pur senza fornire cifre specifiche, Miller ha indicato due elementi fondamentali dell’accordo. Primo: il prezzo del gas sarà inferiore rispetto a quello destinato ai clienti europei, grazie ai minori costi di trasporto dovuti alla vicinanza dei giacimenti russi al confine cinese. Secondo: i pagamenti per le forniture avverranno come già avviene per i contratti esistenti, cioè 50% in rubli e 50% in yuan. Un ulteriore segnale della volontà di Mosca e Pechino di ridurre la dipendenza dal dollaro nelle transazioni internazionali.

Oltre al nuovo gasdotto, Gazprom e CNPC hanno siglato accordi per aumentare le forniture attraverso le infrastrutture già operative. La capacità del Power of Siberia 1 passerà da 38 a 44 miliardi di metri cubi all’anno, mentre le consegne lungo la "rotta dell’Estremo Oriente" verranno incrementate da 10 a 12 miliardi di metri cubi. È stato inoltre firmato un nuovo memorandum di cooperazione strategica, che secondo Miller rappresenta l’inizio di una nuova fase della partnership russo-cinese nel settore energetico.

Il rafforzamento dell’asse energetico tra Mosca e Pechino avviene sullo sfondo delle sanzioni occidentali imposte alla Russia per l’invasione dell’Ucraina. In questo contesto, la Cina è diventata il principale acquirente di petrolio e gas russi, il secondo per il carbone e il terzo per il GNL. Un cambiamento che rispecchia la visione condivisa di una “partnership senza limiti” tra le due potenze.

Gazprom già fornisce gas alla Cina tramite il Power of Siberia, un gasdotto di 3.000 km costruito sulla base di un accordo trentennale da 400 miliardi di dollari firmato nel 2019. Nel 2024, le esportazioni russe verso la Cina sono state pari a circa 31 miliardi di metri cubi, ma è atteso il raggiungimento della capacità massima di 38 miliardi entro la fine dell’anno.

Anche il gas proveniente dall’isola di Sachalin, nell’Estremo Oriente russo, contribuirà a rafforzare le forniture, con un potenziale di 10 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2026-2027.

Nonostante la crescita delle esportazioni verso la Cina, i numeri restano distanti dai livelli record di fornitura all’Europa, che nel 2018-2019 aveva ricevuto fino a 177 miliardi di metri cubi di gas russo. Oggi, quella quota è drasticamente calata: il gas russo rappresenta solo il 18% delle importazioni europee, contro il 45% del 2021. Anche il petrolio ha subito un calo simile, passando dal 30% al 3% delle importazioni Ue.

Bruxelles ha dichiarato l’intenzione di eliminare completamente l’energia russa entro il 2027. Mosca, nel frattempo, si prepara a convertire il suo modello energetico da Ovest a Est, trovando nella Cina un alleato fidato e strategico.

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