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Esteri
Russia, ritornano i comunisti. Ora Putin ha una vera opposizione oltre Navalny

Il Partito Comunista russo diventa vera opposizione al potere di Putin

Non c'è solo Navalny. La Russia sta ritrovando un'opposizione politica. C'è stato un tempo in cui il Partito comunista era l'unico partito della Russia e in generale dell'Unione Sovietica. Poi quel Partito è diventato uno dei tanti, per passare infine a essere un mero sparring partner del colosso putiniano Russia Unita. Un mero strumento di legittimazione del dominio di Vladimir Putin. Opposizione innocua ma la cui esistenza perpetua il funzionamento di un sistema politico nel quale lo zar continua a dominare senza veri rivali. Ora, però, qualcosa sta cambiando. In realtà, durante l'era di Boris El'cin, il Partito comunista russo rifondato nel 1993 era arrivato vicino alla presidenza nel 1994, quando Gennadij Zjuganov venne sconfitto al ballottggio in un voto nel quale si parlò di diverse irregolarità. 

Dopo il picco del 1999 (24,29% dei voti e primo partito), inizia il declino. Nel 2000 Zjuganov non riesce nemmeno a portare al ballottaggio Putin, all'alba del suo regno. E da lì va sempre peggio. Il Partito comunista diventa un orpeggio ornamentale, lontano non solo dal potere ma anche dal rappresentare una vera opposizione. Questo, almeno fino al Covid-19, che ha cambiato le cose e portato alla luce le prime crepe del sistema Putin. Nel 2020, il partito si è opposto con vigore sconosciuto in presidenza alla riforma della Costituzione proposta dal governo russa, che consentirà a Putin di restare al potere quasi a tempo indeterminato.

La crescita alle elezioni parlamentari e il malcontento verso il Cremlino

E alle elezioni parlamentari di poche settimane fa ha fatto registrare il 20% dei voti. Un successo per certi versi clamoroso, con il Cremlino che inizia seriamente a preoccuparsi e prendere in considerazione il fatto che ci sia una reale forza d'opposizione nel paese. Anche alle urne, e non solo nelle piazze. Mentre queste ultime si possono sgomberare, le prima sono più difficili da chiudere. Anche e soprattutto se il malcontento verso il sistema si incanala in una direzione politica precisa. 

Alla guida del partito c'è ancora oggi Zjuganov. Un tempo visto come una minaccia di possibile ritorno ai tempi del partito, ora invece suscita speranze dell'esistenza di una vera opposizione a Putin, finora sembrato sempre inattaccabile proprio per l'assenza di reali avversari politici. E così anche i democratici o i liberali russi guardano con speranza alla falce e al martello.

Sempre più giovani aderiscono al Partito comunista russo

Non sono solo i voti di protesta a sostenere il partito comunista. Diversi giovani politici che corrono con il biglietto del partito lo stanno usando come una piattaforma da cui lanciare la propria agenda di sinistra. Molti di loro si inserirebbero comodamente in un partito socialdemocratico di tipo europeo. I temi di ineguaglianza e redistribuzione della ricchezza sono tornati di attualità un po' ovunque per il mondo, compresa la Russia, dove ora i comunisti sono sotto la luce dei riflettori. Forse anche un po' troppo viste le maniere spicce di Putin.

L'attuale cambiamento dei comunisti è in gran parte una reazione alle politiche di Putin. Con l'annessione della Crimea nel 2014 Putin ha rubato la precedente agenda nazionalista del partito, costringendiolo a fare una scelta, ha spiegato all'Economist il sociologo Gregorij Yudin: "Potevano spostarsi ulteriormente a destra ed estinguersi, o potevano uscire dal loro ghetto e spostarsi a sinistra". E sembra proprio che abbiano scelto la seconda opzione. Ora il Cremlino cerca di silenziare non solo il partito ma anche i circoli di giovani comunisti, tacciandoli come staliniani, mentre gli stessi si ergono a difensori dei diritti umani e chiedono indagini sulle presunte torture nelle carceri russe.
 

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