Esteri
Schiaffo a Macron: l'aggressore va a processo per direttissima

A casa del secondo arrestato sono state trovate delle armi, il "Mein Kampf" di Adolf Hitler e una bandiera comunista
Damien Tarel, lo schiaffeggiatore di Emmanuel Macron, ha affrontato il processo per direttissima. Il ventottenne si è reso protagonista di una clamorosa aggressione al presidente francese, le cui immagini hanno rapidamente fatto il giro del mondo.
Diciotto mesi di carcere, 14 dei quali con la condizionale e 4 da scontare: questa la condanna inflitta Tarel.
IL VIDEO DELLO SCHIAFFO A MACRON
Damien Tarel è un disoccupato di estrema destra, nonché appassionato di cose medievali, che nel corso del suo interrogatorio dopo l’arresto ha rivelato di essere vicino al movimento dei gilet gialli, protagoniste di durissime proteste contro il governo di Macron. Bisogna però specificare che tutte le forze politiche hanno condannato in maniera unanime il violento attacco al presidente.
Appare piuttosto evidente una certa confusione da parte di Damien Tarel, il quale si è anche dichiarato “anarchico” e che in occasione dello schiaffo contro Macron ha pronunciato uno slogan di guerra dei monachici: "Montjoie Saint-Denis".
Altrettanto confuso appare il secondo uomo arrestato insieme a Tarel, in occasione dell’aggressione: a casa sua è stata rinvenuta una copia di “Mein Kampf”, il manifesto politico di Adolf Hitler, ma anche una bandiera rossa con simboli comunisti.
Sono state inoltre ritrovate delle armi detenute illegalmente, circostanza per la quale andrà a processo nel corso del 2022. Ma sull’assalto a Macron non gli sono state rivolte accuse di alcun genere.