Esteri
Ucraina, Edward Luttwak: "Non mancano i missili: i giovani non si arruolano"

Lo stratega geopolitico consulente del Pentagono svela le falle del sistema Zelensky
L’intervista di Edward Luttwak a Il Messaggero: "Mancano i soldati, non i missili: i giovani ucraini non si arruolano”. Proposta shock: “Serve un coinvolgimento diretto della Nato”. Dietro c’è Zelensky?
Edward Luttwak, stratega geopolitico consulente del Pentagono, ha rilasciato una interessante intervista a il Messaggero in cui fa il punto sulla guerra in Ucraina e lancia qualche proposta esplosiva (è il caso di dirlo). Il punto saliente dell’analisi di Luttwak è che –a suo dire- “mancano i soldati, non i missili: i giovani ucraini non si arruolano”. L’analista basa questa affermazione su dati numerici e cioè: “Gli ucraini da sempre chiedono armi, in realtà mancano di uomini. L’età media dei loro combattenti è di 42 anni. I famosi riservisti israeliani arrivano a 35. I soldati ucraini sono pochi e pure anzianotti. Il problema principale è la scarsità di combattenti e questo deriva da un problema più grave che è la mancanza di coesione nazionale. I russi, con soldati a contratto e galeotti come nel ‘700, riescono ad avere la manodopera per tenere un fronte che è il doppio che nella Prima guerra mondiale dal mare alla svizzera. Pe runa guerra di attrito su un fronte così lungo ci vogliono persone”.
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Luttwak spinge poi la sua analisi –dopo la parte propedeutica- anche in un campo “minato” che è quello del diretto coinvolgimento della Nato nel conflitto: “…Quello che la Nato potrebbe fare è ordinare ai propri soldati di andare in ucraina per fare la logistica dalla frontiera alle retrovie, a 30 – 40 km dai combattimenti, con pochissimo rischio. Servirebbero 80.000 uomini per la logistica e 10.000 addestratori per formare i soldati ucraini”. Quella dell’analista americano potrebbe sembrare una critica neppure tanto velata alla Nato e forse lo è, ma in ogni caso nell’intervista sta attento a distribuire anche elogi a ciò che è stato fatto finora, ma in futuro si potrebbe fare di meglio:
“Il livello di sforzo della Nato è stato bellissimo. Rapido ed efficace, nel frenare il primo attacco dei russi. Il secondo giorno di guerra erano già partiti migliaia di anticarro M72 norvegesi, che basta alzarli in volo e sparare. E con quelli gli ucraini, molto coraggiosi hanno distrutto mille tank russi. Ma in Israele ad essere arruolato è il 10 per cento della popolazione, e il 7 per cento combatte. Qualche tempo fa, sono stato a Kiev e ho spiegato che dovrebbero revocare tutti i passaporti alle persone in età militare che non si sono presentate all’arruolamento. Mi hanno detto di no, ecco il problema di Zelensky”.
Una intervista coraggiosa e pungolante però con dei “ma”. L’analisi è puntuta, acuta, supportata da dati numerici ma ci si chiede a nome e per conto di chi parli Luttwak. Lo fa a titolo personale? Lo fa per conto del suo Paese, cioè gli Usa? E se questa ipotesi è valida, chi sta supportando? Non sembra Joe Biden quanto piuttosto questa intervista potrebbe essere collegata a quanto è trapelato questi giorni dall’entourage dello sfidante Donald Trump –poi parzialmente smentito- e cioè che l’ex Presidente avrebbe un piano immediato per mettere termine alla guerra in Ucraina.
Non sfugge che Luttwak fa una proposta assai azzardata che prevede il coinvolgimento diretto di militari Nato in territorio ucraino, una ipotesi che la Russia ha sempre associato ad eventi catastrofici come una Terza Guerra mondiale nucleare. Ma il coinvolgimento diretto Nato è uno dei pallini di Zelensky per “incastrare” direttamente l’Ue e gli Usa nella guerra, quindi sembrerebbe che alla fine, dietro a tutto, possa esserci proprio il Presidente ucraino che sta cercando, tramite Luttwak, di “sensibilizzare” l’Italia su un tema molto divisivo.