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Oliera a forma di Madonna, replica al vescovo: "Anche la Chiesa vende gadget"

L'azienda produttrice dell'oliera con le fattezze della Madonna ha risposto con una nota alle critiche del vescovo Stiglianò in merito allo sfruttamenteo di simboli sacri

Alcuni giorni fa Antonio Staglianò, vescovo emerito di Noto, aveva denunciato un caso di sfruttamente commerciale di immagini sacre commentando la notizia della messa in commercio di un'oliera con le fattezze della Madonna. Oggi l'azienda produttrice ha risposto alle accuse con una nota pubblicata da Gamberorosso.it.

Reverendo Monsignore Antonio Staglianò, Presidente della Pontificia accademia di teologia e vescovo emerito di Noto,  - inizia il comunicato - desideriamo rispondere all'articolo pubblicato sul Gambero Rosso riguardo alla nostra oliera ‘Extra vergine’, oggetto di discussione a causa delle sue connotazioni sacre e della sua associazione alla figura della Vergine Maria. Abbiamo letto con attenzione le vostre parole di critica in riferimento al nostro prodotto come un ennesimo esempio di sfruttamento dei simboli sacri per fini commerciali.

Prima di esprimere la nostra replica, desideriamo sottolineare che come designers e utenti, crediamo che ogni prodotto debba essere compreso nel suo contesto. L'oliera "EXTRA VERGINE", pur riferendosi all'immagine religiosa della Madonna, è nata come un omaggio alla cucina e agli ingredienti sacri della tradizione mediterranea. Non intendevamo provocare, ma piuttosto creare un oggetto che, anche attraverso l'uso di simboli religiosi, riflettesse la nostra società e le sue complessità.

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Condividiamo in parte le parole del vescovo Staglianò e lo ringraziamo per la sua critica. Tuttavia, riteniamo che le sue osservazioni siano incoerenti con l'atteggiamento della chiesa nel suo complesso. La Chiesa cattolica stessa ha utilizzato simboli sacri a fini commerciali, vendendo suppellettili e oggetti devozionali (a prezzi incredibili) all'interno delle chiese e nei luoghi di pellegrinaggio come Lourdes. Questa pratica ha contribuito a diffondere l'immagine dei simboli religiosi anche tra le persone laiche, creando una sorta di "trasfigurazione simbolica" che ha radici profonde nella nostra società.

Riprendendo le parole della dott.ssa Antonella Arcopinto, l'utilizzo del simbolo religioso diventa un "richiamo all'origine", attraverso il quale si estrinsecano credenze, culti e rituali. Questa "trasfigurazione simbolica" permette a individui e comunità di riconoscersi in quella determinata immagine sacra, assumendola come elemento della propria personalità e socialità, come terreno delle proprie radici storico-culturali.

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Inoltre, vorremmo sottolineare che “l'interazione tra marketing e religione non è un fenomeno nuovo. Nel corso degli ultimi cinquant'anni, i simboli religiosi sono stati utilizzati in campagne pubblicitarie e nelle operazioni commerciali, compresi i prodotti alimentari. Questo fenomeno non dovrebbe essere considerato come un'offesa alla fede, ma come un adattamento della religione ai cambiamenti tecnologici e sociali della nostra epoca”. Riteniamo che l'errore comune sia quello di considerare il marketing, che comprende sia l'attività pubblicitaria che l'effettiva attività commerciale, come qualcosa di intrinsecamente sbagliato. La religione è un elemento della società che si adatta e si modifica ai cambiamenti tecnologici e sociali di ogni epoca.

Concludiamo affermando che apprezziamo le parole del vescovo Staglianò, ma crediamo che la nostra società debba accettare la presenza dei simboli religiosi nel contesto commerciale, considerando la Chiesa e i suoi simboli come parte integrante della nostra società. Sarebbe auspicabile un dialogo aperto e costruttivo su questo tema anziché considerare il marketing come qualcosa di intrinsecamente sbagliato. Poiché riteniamo che ogni critica ricevuta rappresenti per noi un prezioso momento di crescita e osservazione, la ringraziamo per quanto espresso e sarà nostra premura inviarVi quanto prima una delle nostre oliere come segno di apprezzamento.

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