Dalla Cina all’Europa, dagli Stati Uniti all’Australia, la pandemia ha messo in ginocchio vite ed economie di tutto il mondo. E anche l’Asean, l’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico, non è stata risparmiata. Seppur con diverse differenze tra paese e paese, la crisi ha generato incertezze, con un impatto sociale rilevante e una contrazione economica del 3,8%: la prima negli ultimi 22 anni.
Asean: la possibilità di un nuovo contratto sociale
Uscire quanto prima dall’emergenza sanitaria con un piano strategico comune: è questo l’obiettivo di Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malaysia, Birmania, Filippine, Singapore, Thailandia, Vietnam. La conferma arriva dal 37esimo vertice Asean, nel quale si è riconosciuta la necessità di promulgare un “recovery” per la ricostruzione sociale, economica e ambientale della regione. L’Asean Comprensive Recovery Framework non mira solo all’immediato bensì, come si legge dal comunicato, “a risoluzioni a medio e lungo termine”. Al centro del quadro due sono le parole chiave: futuro e sostenibilità. L’obiettivo è quello di “generare un contratto sociale tra le organizzazioni pubbliche, il settore privato e le persone, per creare nuovi posti lavoro, crescita e una migliore politica ambientale”.
Asean: CFR vs Recovery europeo
Presupposti fondamentali non solo per il sud Est Asiatico, ma anche per l’Europa. L’Unione europea ha di fatto da poco varato un piano strategico per “riparare” i danni economici e sociali causati dalla pandemia. Sul tavolo sono stati stanziati 740 miliardi di euro. Circa il 25% del pacchetto, si legge nel comunicato, “è riservato a misure rispettose del clima come l’ammodernamento di vecchi edifici, tecnologie energetiche pulite, veicoli a basse emissioni di carbonico e uso sostenibile del suolo”. La previsione è di investire una parte cospicua nell’ambito del Green New Deal, con lo scopo di creare più di 1 milione di posti di lavoro nel settore a basse emissioni entro i prossimi 10 anni. Mentre le assunzioni nell'economia circolare potrebbero arrivare a 700mila.
Asean: le fragilità dell'area nel pre-Covid19
La regione dell'Asean è la "più vulnerabile al mondo ai cambiamenti climatici". Il cambio di passo è quindi necessario e imminente. Non si tratta solo di rispettare il clima, come sottolinea CFR, ma anche “i confini vegetali, la biodiversità e il capitale umano”. La pandemia ha compromesso ogni sforzo passato di decarbonizzazione del settore elettrico, ha rallentato la crescita dell’industria, delle reti di traporto e degli investimenti verso la costruzione di città più sostenibili. L’Asean si trovava “su un percorso insostenibile e vulnerabile. La ripresa economica deve i pericoli e le fragilità del passato".
Asean: la strategia del CFR
Con l'ACFR si propone di sanare la "vulnerabilità", intervenendo sui rischi climatici, la disuguaglianza e bassa produttività lavorativa. Tre sono le linee guida individuate, come sottolinea the Asean Post: investimenti rapidi, politiche di sostegno efficienti e mobilitazione finanziaria totale (pubblica, privata e internazionale).
Con la prima si punta alla costruzione di “infrastrutture a basse emissioni, tecnologie verdi, ripristino delle foreste e sviluppo di competenze nuove”. L’abbassamento delle differenze sociali è il focus della seconda linea. Mentre la terza è fondamentale per “l'utilizzo efficace della finanza internazionale per il clima”. Risposte politiche coordinate, come l’ACFR, comportano nel complesso un alto grado di “sperimentazione” sia sociale che economica.
Di recente paesi come Cina, Giappone e Corea del Sud hanno inviato un segnale molto forte sui prossimi impegni per il raggiungimento delle zero emissioni. Che sia questo il punto di partenza, anche per il Sud- est asiatico, di una crescita più verde nell'era post- Covid?
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