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ANBI al fianco delle forze produttive per la salvaguardia del territorio
Vincenzi (ANBI): "Davanti a una crescente fragilità del suolo e a una rete idraulica non più adeguata agli eventi climatici estremi, serve con urgenza un Piano Straordinario di Manutenzione del Suolo"

ANBI rilancia l’economia della manutenzione: un piano da un miliardo l’anno per mettere in sicurezza il Paese e valorizzare le aree interne
Frane, alluvioni, insediamenti vulnerabili: l’Italia si conferma un Paese sempre più esposto al dissesto idrogeologico. A certificarlo è il 4° Rapporto ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), presentato a Roma, che fotografa una situazione critica: il 23% del territorio nazionale è a rischio, coinvolgendo il 94,5% dei comuni italiani. Le cifre parlano da sole: sono 5,7 milioni le persone che vivono in aree soggette a frane o alluvioni, di cui 1,28 milioni in zone ad elevata o molto elevata pericolosità. Minacciati anche 742.000 edifici, quasi 75.000 unità produttive, 14.000 beni culturali e oltre 582.000 famiglie.
Ma oltre all’impatto sociale e ambientale, il dissesto idrogeologico è anche un problema economico. I danni causati dagli eventi estremi comportano costi elevatissimi, molto superiori rispetto a quelli che sarebbero necessari per la prevenzione e la manutenzione ordinaria del territorio. È su questo punto che interviene con forza l’ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), che lancia un appello al mondo produttivo: costruire insieme una “Alleanza per il Territorio”.
“Da anni non si stanziano adeguate risorse per la salvaguardia del territorio, privilegiando gli interventi d’emergenza”, afferma Francesco Vincenzi, Presidente ANBI. “Davanti a una crescente fragilità del suolo e a una rete idraulica non più adeguata agli eventi climatici estremi, serve con urgenza un Piano Straordinario di Manutenzione del Suolo, con un investimento minimo di 1 miliardo di euro all’anno”. Non solo. ANBI sottolinea anche l’importanza strategica delle aree interne, oggi a rischio spopolamento, che rappresentano il 60% del territorio nazionale e ospitano oltre 13 milioni di persone. La loro cura è essenziale per la sicurezza delle città e delle infrastrutture a valle.
“Il mantenimento dei servizi essenziali nei territori non può essere valutato solo in chiave di bilancio economico. Bisogna tenere conto dei benefici ecosistemici che la presenza dell’uomo garantisce. Proponiamo quindi un nuovo modello di sviluppo che rimetta al centro la manutenzione e la cura del territorio come fattore di crescita economica e coesione sociale”, aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI.
I Consorzi di bonifica e irrigazione, da sempre protagonisti della gestione sostenibile delle risorse idriche, si dicono pronti a fare la loro parte, invitando imprese, istituzioni e cittadini a unirsi in un patto condiviso per la tutela del territorio. In un’Italia sempre più fragile, l’economia della manutenzione non è più un’opzione: è una necessità e un’opportunità di sviluppo sostenibile per il Paese intero.