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Osservatorio ANBI: in Italia cresce il rischio idrogeologico tra siccità e bombe d’acqua
Gargano (ANBI): "Questi dati confermano quanto ribadiamo da tempo: per aumentare la resilienza alla crisi climatica è fondamentale realizzare il Piano Invasi proposto da ANBI e Coldiretti e completare gli schemi idrici"

Osservatorio ANBI: in Italia cresce il rischio idrogeologico tra frane al Nord e siccità al Sud
L’Italia continua a fare i conti con condizioni meteorologiche estreme e una crescente fragilità idrogeologica. Se le regioni settentrionali e continentali sono impegnate a gestire piogge intense e allagamenti, gran parte del Centro-Sud soffre per la siccità, terreni aridi e riserve idriche quasi esaurite. È questa la fotografia del Paese delineata dall’ultimo report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.
In Toscana, ad esempio, martedì sono caduti fino a 160 millimetri di pioggia in meno di sette ore tra le Alpi Apuane e l’Appennino. La stazione di Campagrina a Stazzema ha registrato oltre 400 millimetri in due giorni, quella di Vergheto 320 millimetri, con conseguente aumento dei livelli dei torrenti Carrione e Frigido di 2 e 2,5 metri, facendo temere per la tenuta degli argini. Le cosiddette “bombe d’acqua” hanno già provocato frane e disagi, mentre nuove precipitazioni violente sono previste anche nelle regioni settentrionali.
Al Centro-Sud, invece, gli effetti della pioggia restano limitati. La Sicilia, pur avendo ricevuto 72 millimetri di pioggia tra fine settembre e inizio ottobre, più altri 32 millimetri nella seconda decade di ottobre, continua a vedere ridursi le riserve idriche: tra il 22 settembre e il 1° ottobre si sono persi circa sei milioni di metri cubi d’acqua dai serbatoi. Situazioni analoghe si registrano in Basilicata e Puglia, dove i volumi dei bacini sono ai minimi storici e le piogge recenti non hanno apportato benefici significativi. Anche nel Lazio, Umbria e Marche i livelli idrici rimangono critici. Laghi come Nemi, Albano, Bracciano e Bolsena mostrano cali nelle altezze idrometriche, così come i fiumi Tevere, Aniene e Velino. In Umbria il lago Trasimeno e il fiume Topino registrano portate ben al di sotto dei valori medi storici.
Al Nord, invece, i grandi laghi mantengono livelli superiori alla media, nonostante alcune riduzioni settimanali: il Maggiore al 90,7%, il Lario al 50,6%, il Benaco al 62,1%, il Sebino al 50,7%. Anche fiumi come la Dora Baltea mostrano incrementi di portata, mentre il Po registra riduzioni significative in Emilia-Romagna, con deficit del 48% a Piacenza e del 42% a Borgoforte. In Liguria le piogge abbondanti hanno fatto crescere il fiume Magra di quasi 80 centimetri, mentre in Veneto, ad eccezione del Muson dei Sassi, il trend dei fiumi resta negativo.
Secondo Francesco Vincenzi, presidente dell’ANBI, “da oggi speriamo in piogge dolci e frequenti per evitare conseguenze sulla vita e sulle economie dei territori. È necessario che i terreni assorbano umidità e che le falde e gli invasi si ricarichino, per salvaguardare anche le future stagioni irrigue”. Massimo Gargano, direttore generale di ANBI, evidenzia l’urgenza di interventi strutturali: “Questi dati confermano quanto ribadiamo da tempo: per aumentare la resilienza alla crisi climatica è fondamentale realizzare il Piano Invasi proposto da ANBI e Coldiretti e completare gli schemi idrici. Servono infrastrutture capaci di trattenere l’acqua piovana e di trasferirla dove ce n’è maggiore bisogno”.
