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Scienza: cotone riciclato può diventare nuovo tessuto
casa: cambio di stagione

Riciclare sostenibilmente il cotone derivato dai vestiti in disuso in modo da ottenere un particolare zucchero, che può diventare nuovamente spandex (o elastam), nylon oppure etanolo. Questo l’obiettivo che ha mosso uno studio, pubblicato sulla rivista Science Direct, condotto dagli esperti dell’Università di Lund, in Svezia, che hanno elaborato un metodo per dare nuova vita al cotone e riciclare in modo più green gli abiti usati. “Abbiamo accumulato una grande quantità di conoscenze sull'uso di microrganismi ed enzimi – spiega Edvin Ruuth dell’Università di Lund – per trasformare i carboidrati più ‘duri’ in biomassa di molecole più semplici. Questo significa che praticamente qualsiasi cosa può essere ridotta a bioetanolo, biogas e sostanze chimiche”. Il team ha scomposto la fibra vegetale del cotone, la cellulosa, in componenti più piccole, immergendo i tessuti in acido solforico. “Ogni anno – osserva l’esperto – circa 25 milioni di tonnellate di tessuti di cotone vengono gettati via. In Svezia, la maggior parte del materiale finisce direttamente in un inceneritore e diventa teleriscaldamento, in altri luoghi invece i tessuti di scarto vengono destinati alle discariche”. Gli scienziati hanno ottenuto una soluzione zuccherina chiara, scura o color ambra.

“Bisogna trovare la giusta combinazione di temperatura e concentrazione di acido solforico – sostiene Ola Wallberg, collega e coautore di Ruuth – la nostra metodologia prevede la produzione di sostanze chimiche che possono poi essere ricombinate in vari tipi di tessuti, come spandex e nylon”. “Un’alternativa sarebbe quella di produrre etanolo – aggiunge Miguel Sanchis-Sebastiá, dottorando presso il laboratorio di Ruuth e altra firma dell’articolo – da un normale telo è possibile estrarre circa cinque litri di soluzione zuccherina, e ogni litro contiene l’equivalente di 33 zollette di zucchero. Non si tratta, tuttavia, di un prodotto commestibile, perché contiene acido solforico corrosivo e sarebbe letale per l’organismo umano”. Gli autori sottolineano che una delle sfide principali è quella di superare la struttura della cellulosa di cotone. “La cristallinità della cellulosa – commenta Ruuth – rende molto difficile l’abbattimento delle sostanze chimiche, che possono essere riutilizzate nei loro componenti. Spesso, tuttavia, ci sono sostanze per il trattamento delle superfici, come coloranti e altri inquinanti, che devono essere rimossi. Bisogna tenere conto anche della struttura delle fibre, dato che i tessuti possono essere molto differenti tra loro”. I ricercatori precisano che il concetto di base della metodologia è quello dell’idrolizzazione, un procedimento non nuovo scoperto nel 1800. “La difficoltà è stata rendere il processo efficace, economicamente sostenibile ed efficiente – conclude Wallberg – inizialmente avevamo un ritorno del materiale del quattro per cento circa, mentre ora siamo in grado di riciclare il 90 per cento delle sostanze di partenza. Speriamo di contribuire a ridurre significativamente il volume dei tessuti destinati alle discariche e al teleriscaldamento una volta che la nostra tecnologia sarà operativa”.

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    cotone riciclatocotone sostenibile





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