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Inflazione mondiale, più lunga e pesante del previsto

di Daniele Rosa

Banchieri ed analisti economici, Biden compreso, la consideravano “temporanea”

Inflazione mondiale, più lunga e forte del previsto

 

Spesso si sente dire che gli economisti azzeccano soltanto le previsioni economiche che sono giù avvenute. La maggior parte, quando si avventura in ragionamenti economici a medio termine, a volte prende qualche abbaglio. Ed una prova lampante di questi ”fallimenti” si è vista nell’ultimo anno e mezzo di inflazione a livello mondiale. Infatti appena i prezzi hanno cominciato a salire in maniera insolita banchieri centrali, ministri, analisti ed autorità economiche hanno subito definito questo trend “temporaneo”. Lo stesso Presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è fatto influenzare e per qualche tempo ha cavalcato questa convinzione salvo, dopo alcuni mesi, fare una giravolta a 360 gradi. Tutti si erano sbagliati, e di molto, perchè l’inflazione è entrata nella maggior parte delle economie con tutta l’intenzione di restarci salda per non poco tempo.

Inflazione mondiale, la spirale prezzi/salari

Però il Fondo monetario internazionale (FMI), nel suo recentissimo rapporto World Economic Outloook, è ancora convinto che il rischio di una spirale inflazionistica di prezzi e salari sia basso. L’inflazione attuale nasce da diverse cause, tra queste: la ripartenza della domanda dopo la pandemia , le rotture di stock nelle catene di approvvigionamento e soprattutto la guerra in Ucraina. Tutto il sistema bancario mondiale è stato preso alla sprovvista da questa velocità di crescita dell’inflazione e così sia la FED ( con più forza) che la BCE hanno reagito con ripetuti aumenti del costo del denaro. E tutto questo con l’obiettivo dichiarato di ritornare ad una stabilità di prezzi evitando di entrare in recessione. La più grande paura degli analisti è che l’inflazione possa rafforzare l’economia. Altro timore dei banchieri centrali è che l'inflazione possa rafforzare l'economia in maniera “impropria”con la spirale prezzi-salari.

Inflazione mondiale, le tre opzioni per ridurla

I lavoratori in difficoltà chiedono aumenti salariali, i costi salgono, le imprese aumentano i prezzi e i dipendenti tornano a chiedere nuovi aumenti. Un rischio che aumenta in molte economie sviluppate , con in testa gli Stati Uniti, dove i tassi di disoccupazione sono bassi e la forza contrattuale dei lavoratori più forte. Nel suo recente rapporto il Fmi però non è di questo avviso e spiega che “Tre fattori stanno contribuendo a contenere i rischi: gli shock inflazionistici di fondo provengono dall'esterno del mercato del lavoro, il calo dei salari reali contribuisce a ridurre le pressioni sui prezzi e le banche centrali stanno inasprendo in modo aggressivo la politica monetaria”. Il FMI per osservare meglio il rischio ha studiato 22 situazioni nelle economie industriali degli ultimi 50 anni con condizioni simili a quelle del 2021, e cioè inflazione e crescita salariale entrambe in aumento. Cosa è successo? Niente di drammatico perchè sia i salari reali che il tasso di disoccupazione sono rimasti stabili o persino diminuiti. Poi nei trimestri successivi l’inflazione ha cominciato a scendere e i salari ad aumentare. Le recenti misure di inasprimento di molte banche centrali sono incoraggianti e dovrebbero permettere che l’inflazione non peggiori o perduri più a lungo del previsto. Negli Stati Uniti ad esempio i tassi di interesse stanno già aumentando al ritmo più veloce dagli anni '80. Il presidente, Jerome Powell, è convinto del rischio di una possibile recessione "Non sappiamo, nessuno sa, se questo processo porterà a una recessione o, in tal caso, quanto sarebbe pesante”. Dal canto suo la BCE ha approvato un forte aumento dei tassi nonostante la “Spada di Damocle”del rischio di una crisi energetica. Variabili che rendono le previsioni economiche sempre più difficili se non impossibili.