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Innovazione
Napoli, sette progetti per Arkeda open House tra provocazione e innovazione

Tra provocazione e innovazione, sette studi di architetti napoletani,  raccontano, progettano e ipotizzano per Arkeda open House 2020  idee di rigenerazione urbana, in diverse aree della città partenopea. Questi i progetti dei super studi.

Gnosis Progetti Società Cooperativa. Riqualificazione dell’area esterna dell’Aeroporto Internazionale di Napoli. L'area oggetto dell'intervento, iniziato nel 2012, è completamente riconvertita sia dal punto di vista funzionale che architettonico puntando alla riqualificazione della viabilità e alla ridefinizione delle zone esterne dell’Aeroporto di Capodichino. Nell’ambito di una pedonalizzazione di circa 3000 mq, si configura, all'uscita del Terminal 1, una vera e propria piazza attraverso la quale si individuano i percorsi dei passeggeri per raggiungere, attraverso una segnaletica di orientamento dedicata, il parcheggio multipiano, l'area di drop off, l'area di raccolta bagagli ed infine, l'area taxi. Il tema dei percorsi e dei flussi pedonali della piazza rappresenta il filo conduttore del disegno architettonico: un sistema di distribuzione a raggiera trova il suo fulcro nella principale uscita del Terminal Arrivi. Uscendo da questo, una tensostruttura con teli in pvc impermeabili copre un’area triangolare di circa 140 mq, con percorsi coperti caratterizzati da una struttura in acciaio zincato e un sistema di copertura di teli in pvc impermeabili. Pavimentazione della piazza, utilizzo del verde, illuminotecnica e arredo completano il progetto.

Interplan2 Architects di Camillo Gubitosi e Alessandro Gubitosi. Riqualificazione e riconversione dell’area industriale dismessa ex-Sofer a Pozzuoli. In collaborazione con Eisenman Architects, Interplan ha sviluppato la prima fase del progetto definitivo per la riqualificazione e riconversione dell’area industriale dismessa ex-Sofer a Pozzuoli. Il progetto è basato sul “Masterplan Generale per la linea di costa di Pozzuoli” e del PUA approvato nel 2012, redatti dallo stesso raggruppamento. L'obiettivo primario dell'intervento è la restituzione della risorsa mare alla città, dopo oltre un secolo di preclusione a causa dell'uso industriale delle aree. Allo scopo, un grande parco pubblico è delineato lungo la costa per una fascia dello spessore di circa 80 metri, oltre la quale sorgono strutture residenziali, turistico-ricettive, commerciali e sportive. L'intero insediamento è stato concepito per rispondere ai requisiti del protocollo di certificazione energetica-ambientale GBC Quartieri.

Studio KR e Associati S.r.l. Idea e progetto degli architetti Andrea Cassese e Clorinda Grande A “Scala” Umana. E’ un invito a ricordare la misura dell’uomo, a rivalutarne la dimensione che nel passo ha disegnato quelle scale in cui Napoli si è saputa difendere dalle trasformazioni spesso depauperanti per il paesaggio - bene comune. In questi spazi impermeabili al traffico carrabile e ostili alla gentrificazione, si intende proporre un microcosmo costellato da episodi di verde pubblico, ristoro, socialità e contemplazione del panorama cittadino a vantaggio di un incentivo della mobilità pedonale. Reinterpretando il sistema tubi e giunti si propone una struttura architettonica economicamente sostenibile: di veloce cantierizzazione, a secco, removibile ed in grado di adattarsi al suolo in pendenza per offrire una serie di dispositivi atti alla seduta fornita di illuminazione, vasca per il verde o per fontane e giochi per bambini. Divisi tra le condizioni estreme di isolamento e assembramento, casa e spazio pubblico, (nonché tra ambiente costruito e non) è la “via di mezzo”, anticamente solcata dai corsi d’acqua, a riaffiorare oggi come risposta alla domanda di una pausa in cui potersi ritrovare (o quanto meno cercare).

Pica Ciamarra Associati di Massimo Pica Ciamarra. Progetto Mergellina, area pedonale integrata alla spiaggia, parcheggi sottomarini in parte trasformabili in rimessaggio invernale. Il ridisegno della costa fra la radice di Posillipo e il Molosiglio, luogo di riferimenti e di identificazione urbana, rinnova il rapporto fra la città e il mare: le rotonde diventano poli di aggregazione collegati dalla passeggiata pedonale e dal ventaglio di riferimenti trasversali che si sviluppa parallela alla Villa Comunale, lavorando al di sotto delle attuali scogliere da Castel dell'Ovo fino al porticciolo di Mergellina dove il traffico viene spostato verso l'interno e gli spazi pedonalizzati si raccordano alla spiaggia con punti belvedere alternati a piccole cave di pietra aperte verso il mare. Fra la strada e il mare, i giardini vengono arricchiti di nuove alberature e gli chalet riorganizzati in continuità, con una passeggiata pedonale sopraelevata e panoramica raccordata al suolo. Per i parcheggi sottomarini aderenti alla costa è prevista la possibilità di un duplice uso: per automobili in estate, come rimessaggio barche in periodo invernale. Si propone altresì un asse viario sottomarino e una serie di parcheggi sottomarini al di sotto delle scogliere antistanti le rotonde dove sono proposti spazi commerciali e di servizio per la balneazione. La tecnologia di realizzazione -in cemento armato, componenti costruiti all'asciutto in bacino di carenaggio, trasportati in galleggiamento fino al sito definitivo e quindi affondati, zavorrati, ancorati al fondo marino, poi rifiniti dall'interno- evita negativi impatti del cantiere sulla città. Il progetto (seguiva l’appalto-concorso per il ridisegno e la pedonalizzazione dell’area di Mergellina, approvato perfino dalla Soprintendenza, ma fermato -si perse il finanziamento- da interessi e beghe in una Commissione edilizia pretestuosamente non convinta della posizione di alcune alberature) era una concreta proposta di project financing avanzata da un poderoso gruppo di imprese e validata da un importante istituto bancario, oggi -a fine 2020- tutto starebbe ormai per tornare in proprietà pubblica e Napoli si troverebbe supportata da forti infrastrutture, più attrezzata, soprattutto con un diverso e felice rapporto con il mare.

Eoss Architettura Studio Associato di Beniamino Di Fusco e Maria De Rosa. Architettura Tessile per le corti italiane, come a Foqus, al Chiostro del Bramante, leggerezza e spazi aumentati. La sostenibilità e il riutilizzo di spazi, come le corti dei palazzi, specie per monumenti di pregio, è tra i principali progetti dello studio, che opera a cavallo tra la pura costruzione e il valore sociologico che assume un luogo, pensando soluzioni scenografiche di architettura tessile innovativa o del tutto aeree e quasi invisibili, con la caratteristica di essere sempre poco impattanti. Sostenibile prima di tutto, restituendo la bellezza di un ambiente e la funzionalità dello stesso, ma col valore aggiunto di una vita alternativa. E’ quanto avvenuto con gli interventi site specific, progettati e realizzatia Foqus -Fondazione Quartieri Spagnoli Napoli o al Chiostro del Bramante a Roma, solo per citarne alcuni. Una esigenza simile delle diverse strutture, accomunate dalla corte centrale scoperta, nata per ventilare e illuminare al meglio gli ambienti interni dei palazzi, ma che oggi, a distanza di secoli dalla loro realizzazione, può avere nuova vita nel rispetto del monumento, con una copertura removibile. Una continua evoluzione nelle soluzioni da adottare grazie a tessuti e materiali sempre più sofisticati e idonei, partendo da un concetto di leggerezza, e nuova vita ad ambienti istituzionali o privati, che se prima potevano essere solo di passaggio, e non sfruttati al meglio oggi non possono più esser tali, nel rispetto della raccolta di acqua, che può diventare un modo di riutilizzarla per irrigare un piccolo orto dai vasi semovibili, come avviene alla Fondazione Quartieri Spagnoli, dove l’esperienza diventa anche didattica.

Tecnosistem S.p.a. di cui fanno parte S.I.A. Servizi per Ingegneria e Ambiente S.r.l. e il professore e architetto Pasquale Miano. Riqualificazione Napoli Est 2.0. Il progetto che ha vinto il concorso internazionale per la riqualificazione di Napoli Est “BResT” (BRT Napoli EST), elaborato come risposta progettuale, coniuga le richieste del bando riguardanti accessibilità e mobilità sostenibile con una nuova visione urbana per Napoli Est, ricoprendo il ruolo di dispositivo connettivo tra tutti gli interventi urbanistici previsti lungo le aree del tracciato. Il BResT è concepito non come semplice linea infrastrutturale ma come flusso di movimenti, una greenway rigeneratrice di spazio pubblico e luoghi per le persone, tra aree verdi e percorsi ciclopedonali. Da piazza Nazionale all’Ospedale del Mare di Ponticelli, il BResT è pensato come un’attrezzatura dinamica, che velocizza gli spostamenti, abbrevia le distanze e al tempo stesso dilata gli spazi e li moltiplica. Perché si possa parlare di BRT, è necessario che l’intero percorso della linea sia protetto e in sede propria: questo il goal principale che ha mosso l’intera proposta progettuale, al fine di garantire, attraverso un approfondito studio delle intersezioni e dei nodi intermodali, frequenze elevate e un servizio pubblico efficace. In aggiunta, il design, la riconoscibilità e la caratterizzazione della linea, nel suo complesso così come in ogni micro-intervento urbano proposto, hanno giocato un ruolo importante nella costruzione di una visione di paesaggio sostenibile, lineare, interconnesso.

Gruppo di architetti Fabrizio Esposito, Vincenzo Castaldo, Noemi Prezioso. “Fuga dalla città – Un’industria verde per Napoli”Palazzo Fuga sorge alle pendici della collina di Capodimonte, in un’area che, al momento della sua prima edificazione, costituiva un limite tra la città e la campagna. L’edificio era posto a margine di un denso sistema di campi coltivati e prevedeva, nell’area alle sue spalle, la presenza di orti a servizio della struttura. Col passare dei secoli e l’avanzamento del tessuto edilizio verso i fianchi della collina, questo rapporto con il sistema rurale si è perso completamente, lasciando, come unica traccia, la presenza dell’orto botanico di fianco all’edificio. La conoscenza dei suoi passati utilizzi e le considerazioni riguardanti il ruolo di limite che l’edificio aveva tra il tessuto urbano e quello agricolo portano a una proposta di progetto che vuole reinterpretare il rapporto storico di Palazzo Fuga, sia con il sistema rurale che con la città, e che individua nella grande disponibilità di ambienti e spazio una caratteristica importante che ben si sposa con una vocazione produttiva. A guidare le scelte progettuali vi è anche la consapevolezza di voler rispettare l’impianto voluto da Fuga, intaccando il meno possibile la struttura originaria, e intervenendo con delle operazioni di innesto architettonico solo nei punti dell’edificio interessati da crolli. Palazzo Fuga diventa, dunque, una industria agricola per Napoli, un edificio inteso come una grande macchina che sfrutta tutta la sua enorme superficie, coperta e scoperta, per attività di produzione, trasporto, stoccaggio e smistamento del prodotto agricolo. A questo fine viene proposta la costruzione di due grandi serre, una a completamento di un’ala distrutta e l’altra che va ad occupare una delle due grandi corti laterali, e l’installazione di strutture meccaniche per facilitare le attività di trasporto e smistamento dei prodotti agricoli. A permettere la coltivazione indoor e outdoor nei suoi spazi è un sistema produttivo di tipo acquaponico. Questo metodo, noto per la sua sostenibilità economica e ambientale, si avvale della combinazione di acquacultura e coltivazione idroponica, al fine di ottenere un sistema simbiotico tra piante e pesci, simile a quelli presenti in natura, ed è particolarmente indicato per i luoghi in cui la coltivazione in pieno suolo è difficoltosa.

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