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Roma, 30 set. (Labitalia) - "Al Governo chiediamo, in generale, che le opere di sanificazione vengano gestite in maniera professionale, in particolare nei luoghi oggi ad alto rischio come le scuole. Pensiamo che la sanificazione vada rafforzata con le risorse del recovery fund visto che il tax credit ha prodotto un misero 9% come bonus per le imprese dalle iniziali promesse del 60%. Contestualmente chiediamo garanzie per la salute e la sicurezza nelle nostre scuole, pronti a dare il nostro contribuito e le nostre proposte. A tal proposito attendiamo di poter partecipare al tavolo permanente della direzione generale per le risorse umane e finanziarie istituito presso il ministero dell'Istruzione". Così, in un'intervista ad Adnkronos/Labitalia, Lorenzo Mattioli, presidente di Confindustria Servizi, lancia l'allarme sulle pulizie nelle scuole. Secondo il presidente dell'associazione confindustriale di settore, il personale per le pulizie nelle scuole "in forza oggi è di 11.000 assunti dallo Stato con qualifica di Ata e supervisionati dai presidi (che hanno preparazioni e competenze che mediamente non afferiscono alle pulizie ed alla sanificazione). Essi devono applicare tecniche di pulizia e sanificazione come quelle descritte dall’Inail". E per Mattioli, inoltre, "non è dato di sapere quali protocolli aggiuntivi sono stati previsti: penso a frequenze superiori di pulizia per bagni ed aree comuni, come si sta facendo nelle aziende, sui treni, negli aeroporti. Oppure se ci siano controlli e chi siano affidati in concreto". E secondo Mattioli le preoccupazioni sono concrete. "Ci sarebbe da aspettarsi che, in epoca di pandemia, il ministero dell’Istruzione avesse mobilitato risorse adeguate e qualificate, ma non sembra sia così. Invece abbiamo 11.000 Ata al posto di 16.000 'pulitori' (e sono sempre gli stessi) ed il coordinamento affidato ai dirigenti scolastici, che si trovano a controllare se stessi e saranno esposti in futuro al rischio di denunce per procurata epidemia, come sta succedendo per i vertici di diversi ospedali in Italia", sottolinea. Il rammarico per Mattioli è che "fino al febbraio 2019 le pulizie nelle scuole sono state affidate ad imprese selezionate tramite gare di appalto. Le imprese erano tenute a fornire: il personale, i prodotti, le attrezzature, la vigilanza tecnica sui servizi erogati e rispondevano della qualità delle prestazioni. Tra queste aziende alcuni dei principali operatori del Facility management, con fatturati importanti e migliaia di dipendenti, aziende provviste di direzione qualità sicurezza ed ambiente, direzioni tecniche, reti logistiche… E’ evidente che oggi una struttura scolastica non può garantire tutto ciò", sottolinea ancora. Dopo l'internalizzazione dei lavoratori è arrivato il Covid-19. "A seguito della decisione del Governo Conte 1 di internalizzare il servizio ed assumere tramite concorso 11.000 dei 16.000 pulitori addetti al servizio, le imprese hanno cessato di operare all’interno delle istituzioni scolastiche e, quasi contestualmente, le stesse venivano chiuse in tutta Italia per via del Covid, ed essendo il personale internalizzato, lo Stato ne ha sostenuto i costi integralmente (in luogo del ricorso al Fis consentito invece alle aziende). Si comprende come questo aspetto si è tradotto subito in un aggravio di costi per le casse pubbliche, che si sono trovate ad incamerare migliaia di lavoratori dipinti come precari per rafforzare le ragioni dell’internalizzazione. In realtà erano tutti operai già assunti dal privato a tempo indeterminato. Da aggiungere come l’assunzione pubblica abbia avuto come controcanto il vero dramma di circa 5.000 persone in attesa di eventi, ovvero destinati a perdere il lavoro quando sarà rimosso il divieto di licenziamento", conclude amaro Mattioli.





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