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Roma, 14 dic. (Labitalia) - "La pandemia da Covid-19 ha rallentato la ripresa dei lavori stradali (iniziata 2 anni fa) nel nostro Paese, ma si stima che il 2020 chiuderà con un sostanziale pareggio rispetto al 2019, con 30 milioni di tonnellate di asfalto prodotto; quantità importante ma non sufficiente a rimettere in completa sicurezza la nostra rete, su cui pesa oltre un decennio di mancati investimenti. Grazie ai fondi in arrivo con il Piano Next Generation Eu, l’Italia ha davanti a sé un’occasione unica per avviare un piano straordinario di manutenzione green del proprio patrimonio stradale". L'appello al governo arriva dalla nuova analisi trimestrale effettuata dall'associazione Siteb - Strade italiane e bitumi, resa nota oggi.Nei primi 10 mesi del 2020 (ultimi dati disponibili) il consumo di bitume (materiale di derivazione petrolifera e principale indicatore dei lavori stradali) è stato inferiore del 2,4 %, rispetto allo scorso anno. Un dato confortante se si guarda al trend degli altri prodotti petroliferi. Se non si registreranno fenomeni particolarmente avversi, si prevede che a fine anno la produzione di conglomerato bituminoso (asfalto) toccherà nuovamente quota di 30 milioni di tonnellate, stesso dato del 2019. Un dato, questo, che pur certificando lo stop alla ripresa avviata nel 2018, dopo 10 anni ininterrotti di crollo degli investimenti nel settore stradale, lascia ben sperare anche se non consente di rimettere in totale sicurezza la nostra rete stradale. Secondo l’analisi dell’Associazione, a permettere al settore di reggere l’impatto della pandemia senza ulteriori cali sono state soprattutto le manutenzioni effettuate dall’Anas e dalle concessionarie autostradali. Del resto erano anni che non si procedeva a un’opera massiccia di manutenzione di queste strade. L’allentamento del patto di stabilità ha poi prodotto buoni effetti anche sui Comuni, almeno su quelli più virtuosi che avevano fondi a disposizione e che ora li stanno impiegando. Le stime Siteb non prevedono ulteriori ripercussioni negative sui lavori stradali nel breve periodo, anche perché il petrolio ha oggi un costo contenuto e il bitume se ne avvantaggia di conseguenza. Sembrano superate anche alcune situazioni di empasse dovute alla pandemia: nei piccoli Comuni nei mesi di marzo-aprile-maggio si sono segnalati numerosi rallentamenti dei lavori dovuti al lockdown, causati in parte dall’attuazione delle nuove prescrizioni di sicurezza, in parte dall’assenza nei posti di lavoro di dirigenti comunali che, non firmando le autorizzazioni a procedere, hanno obbligato le imprese a rinviare l’inizio dei lavori. Oggi, dopo svariati mesi di esperienza, mascherine e dispositivi di prevenzione sono facilmente reperibili e lo 'smart working' nella Pa sembra funzionare meglio."Auspichiamo che il governo - sottolinea il presidente Siteb, Michele Turrini - nello stimare come impiegare le risorse collegate al Piano Next Generation Eu che arriveranno nei prossimi mesi nel nostro Paese, valuti seriamente l’opportunità di investire in un grande piano di manutenzione del nostro patrimonio stradale, anche attraverso l’impiego di nuovi materiali e tecniche ambientalmente sostenibili che garantiscono un basso impatto ambientale e una nuova economia. Non vanno ripetuti gli errori del passato, spesso pagati a caro prezzo. Rimettere in sesto il nostro patrimonio stradale significa anche rilanciare la competitività delle nostre imprese e ridurre il divario tra le diverse aree del Paese"."Serve un grande piano - aggiunge Turrini - che rimetta in sicurezza le strade, i viadotti, i ponti e le gallerie. Riguardo le grandi opere è importante avviare e completare quei collegamenti di cui si discute da anni per riportare la viabilità del Paese ad un livello adeguato e conforme alle esigenze europee. In tema di mobilità sostenibile, oltre ai nuovi materiali derivanti dalle attività di recupero (fresato, pfu, scorie di acciaieria, sabbie di termovalorizzazione e triturato di membrane bituminose), bisognerà pensare a percorsi ciclabili anche su lunghe distanze, progettando itinerari che potrebbero avere in futuro un forte sviluppo per l’offerta di turismo green, uscendo dalla logica, oggi diffusa, che vede in una pista ciclabile solo una riga bianca disegnata sulla carreggiata che limita la mobilità di auto e veicoli commerciali"."Negli ultimi dieci anni il mancato investimento di circa 10 miliardi di euro in attività di manutenzione dei manti d’asfalto ha seriamente compromesso il nostro patrimonio stradale, provocandone il graduale deterioramento; in alcuni casi il degrado è entrato negli strati profondi delle pavimentazioni e ora sono necessari interventi di rifacimento strutturale molto costosi. Per riparare a questi errori, oggi Siteb stima occorrerebbero 22 mld di euro di investimenti che il Next Generation Eu e gli altri strumenti finanziari resi disponibili dall’Europa, potrebbero contribuire a coprire", conclude.





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