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Libri & Editori
Coronavirus, il primo libro-inchiesta. Da non perdere, per non dimenticare

Di Angelo Maria Perrino

Arriva il primo libro sul coronavirus. E’ un instant-book in formato esclusivamente digitale e gratuito. Lo ha scritto una cronista esperta e di ottima scuola che ha familiare il giornalismo investigativo, ripercorrendo con puntualità il terrificante diario della pandemia.

Fatti e circostanze, eroi e furbacchioni, legami e nessi, errori ed omissioni, raccontati con ritmo incalzante, documenti e citazioni incastrati come in un puzzle, il dossier, una sorta di giallo al momento senza l’assassino ma con molti indizi univoci e concomitanti, si legge d’un fiato. E fa emergere senza reticenze le responsabilità politiche nazionali e locali, ma anche quelle dei cosiddetti “scienziati”, arroccati nel famoso Comitato tecnico scientifico da cui sono passate le valutazioni e le conseguenti più importanti decisioni, talora molto discutibili e discusse. Senza tralasciare il contesto sullo sfondo, fatto di personaggi divenuti famosi come i Borrelli e i Burioni, i Crisanti e gli Zangrillo, i De Donno e i Galli.

Ma anche lo scenario che fa da sfondo, ossia gli interessi, italiani e internazionali, delle case farmaceutiche, e l’azione pervicace di personaggi ricchi e potenti come Bill Gates e la sua fondazione o i punti oscuri dell’azione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Non vogliamo anticipare nulla togliendo il gusto della lettura e della scoperta. Ma è un dossier scottante che stimola una riflessione collettiva e una forte presa di coscienza, politica e civile. Per non dimenticare.

IL LIBRO/ “Diario ragionato della pandemia: ovvero, se errare è umano… perseverare è contagioso. Anzi sospetto"
(Scaricabile dal sito www.libroserenaromano.it)

serena romano
 

Ci vogliono 45 minuti per leggere l’instant book della giornalista Serena Romano: ma bastano per intuire che cosa è successo veramente in questi 5 mesi di pandemia punteggiati dalle controversie di una "scienza" spesso strabordante e poco trasparente, che ha fatto danni non solo per incompetenza, ma anche per altri interessi.

 Scritto con la collaborazione di Francesco Iannello, segretario delle Assise di Palazzo Marigliano in Napoli, il “Diario ragionato della pandemia” (sottotitolo “Se errare è umano…perseverare è contagioso. Anzi sospetto” in rete sotto il link www.libroserenaromano.it ) non parte da una tesi preconcetta. Al contrario, comincia raccontando sottoforma di diario, com’è nata ed è cresciuta l’emergenza attingendo il materiale in diretta dalla stampa: anche da quella locale e dai siti internet apparentemente marginali.

A mano a mano che va avanti, però, il diario prende l‘andamento di un libro giallo. Soprattutto per certe strane contraddizioni fra la realtà dei fatti e la lettura che ne fanno gli “scienziati”: spesso inquinata da pareri che spiazzano i cittadini, la politica, la stampa e perfino gli intellettuali più attenti e preparati. L’emergenza sanitaria, infatti, ha portato nelle case degli italiani dei nuovi protagonisti: gli “esperti”, autori di verdetti infondati o di pareri qualificati che hanno condizionato le scelte della politica.

Così dalle diagnosi del Comitato Scientifico (con i suoi organismi burocratici OMS, Agenzia del Farmaco, Istituto Superiore di Sanità) a quelle dei vari Burgio, Burioni, Crisanti, Galli, Lopalco, Tarro, Zangrillo ecc. emergono “versioni contrastanti” della pandemia che aumentano lo sconcerto e sollevano interrogativi: di chi fidarsi? Chi sbaglia e chi ha ragione?

Ebbene, la ricostruzione dei fatti proposta in questo book, ha proprio questo scopo: non individuare i colpevoli, ma fornire un contributo alla ricerca di errori spesso liquidati con frasi consolatorie - “La maggior parte dei Paesi ha fatto gli stessi sbagli”- forse utili a giustificarli, ma non a spiegarli. A noi, invece, oggi serve capire DOVE SI E’ SBAGLIATO per non sbagliare di nuovo. Scoprendo anche quali conflitti di interessi si nascondono dietro “errori” sospetti: dietro il contrasto a farmaci come l’idrossiclorachina e al plasma naturale; scoprendo perché gli SOS di centinaia di medici che hanno “disobbedito” alle direttive dei consulenti governativi per salvare vite umane, sono rimasti inascoltati; quali scenari internazionali fanno da sfondo a quelli italiani; quali sono le minacce alla libertà di stampa emerse nell’emergenza.   

Questo diario ragionato della pandemìa, dunque, partendo dai fatti, offre uno spunto di riflessione sui nuovi poteri, interessi, esigenze non solo sanitarie tirate in ballo dal coronavirus. E sulla nuova sfida che la società civile e la comunità scientifica dovranno affrontare per rispondere all’interrogativo: “Che cosa non ha funzionato nella strategia anti-coronavirus in Italia?” Perché, in mancanza di risposta, rimane sospeso l’altro interrogativo, quello fondamentale: “Come se ne esce veramente?”   

"DIARIO RAGIONATO DELLA PANDEMIA", LEGGI L'INTRODUZIONE

Non avrei mai immaginato che questo instant-book sul coronavirus sarebbe diventato un thriller di cui non riesco a scrivere il finale, perché è troppo inquietante.

Avevo cominciato, infatti, a mettere giù questa “cosa” – non so più come chiamarla - durante la quarantena, quando uno scienziato mi suggerì una chiave di lettura della pandemia diversa da quella prevalente fino allora. Così ho deciso di raccontare, in forma di diario, com’era nata e si stava sviluppando l’emergenza, attingendo il materiale in diretta dalla stampa: anche quella locale e dai siti internet apparentemente marginali. A mano a mano che scrivevo, però, il diario prendeva l‘andamento di un romanzo giallo: per certe strane contraddizioni fra la realtà dei fatti e la sua descrizione da parte degli “scienziati”. Pareri contrastanti, ambiguità, falsità che hanno caratterizzato tutto questo “giallo virale”: e che ancora si susseguono rendendo difficile trovare un finale. Perché quelli che potrebbero dare un corso diverso a questa epidemia spiegano, denunciano, suggeriscono soluzioni: ma non vengono ascoltati. E si rimane frastornati dalle mezze verità di una “scienza” strabordante per colpa della quale stiamo attraversando l’emergenza sanitaria del secolo, senza capire che cosa è successo. Senza riuscire a dare una risposta all’interrogativo: “Che cosa non ha funzionato nella strategia anti-coronavirus in Italia?”. Lasciando sospeso così, l’altro interrogativo, quello fondamentale: “Come se ne esce veramente?”

Proprio per rispondere a questi interrogativi, da giornalista ho tentato di dare il mio contributo: raccogliendo tutti i dati possibili: anche quelli apparentemente intoccabili perché patrimonio della scienza. E ho tentato di renderli “digeribili” all’opinione pubblica affinchè potesse utilizzarli, come me, per fare chiarezza e trarre le proprie conclusioni. Ma proprio al momento di concludere e di scrivere il finale di questa catastrofe sanitaria, ho scoperto che non posso farlo: perché è una catastrofe che non tutti vogliono concludere allo stesso modo. Anzi: che alcuni non vogliono concludere affatto.

L'AUTRICE: SERENA ROMANO, UNA LUNGA CARRIERA NEL GIORNALISMO D'INCHIESTA

Serena Romano è nata a Napoli, dove si è laureata in Filosofia con una tesi sul rapporto tra Carmelo Bene e le avanguardie storiche del ‘900. E proprio grazie all’amicizia creatasi con Bene, che riesce a ottenere da lui una lunga intervista in esclusiva con la quale inizia l’attività di giornalista e critico teatrale sul GIORNALE DI SICILIA, sul MATTINO di Napoli e su riviste specializzate (SIPARIO, SCENA, ecc.).

In seguito, come collaboratrice anche della pagina culturale del MESSAGGERO, intervista numerosi personaggi del mondo della cultura, dell’arte, della politica e dello spettacolo. Fra questi: Eugenio Montale, Claude Lévi-Strauss, Raymond Aron, Jean Luc Goddard, Ilya Prigogine, Karl Popper, Renè Thom, Louis Aragon, Hans Georg Gadamer, Eugenio Garin, Norberto Bobbio, Theodore Geraets, Remo Bodei, Pierre Vidal Naquet, Bernard-Henry Levy, Paul Ricoeur, Ernst Gombrich, Jean Pierre Vernant, Jean Louis Barrault, Madeleine Renauld, Marcel Marceau, Giscard D’Estaing.

Il passaggio dalla pagina della cultura a quella delle grandi inchieste avviene nell’80. E’ l’anno del terremoto in Irpinia e la Romano, da poco assunta al Mattino, se ne occupa approfondendo come le grandi imprese, con l’appoggio della politica, riescano a sfruttare le vere e le finte emergenze: come riescano, cioè, ad aggirare le leggi che regolano gli appalti utilizzando in maniera illegittima le procedure di “somma urgenza” per realizzare opere inutili, sbagliate, costose e dannose. 

A partire da questo periodo, dunque, la Romano fa da cassa di risonanza alle tesi di intellettuali e scienziati non asserviti al potere economico, a pionieri dell’ambientalismo come Antonio Iannello di Italia Nostra e a quanti trovano un punto di riferimento e di incontro nei seminari e nei dibattiti tenuti a Napoli presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e presso le Assise di Palazzo Marigliano. E quando le sue denunce non trovano spazio adeguato sul Mattino – che all’epoca faceva capo alla Democrazia Cristiana – vengono riprese da alcuni giornalisti italiani ai quali la stessa Romano le invia pur di far emergere la notizia e con i quali si instaura un rapporto di stima e collaborazione reciproca: in particolare con Giorgio Bocca, con Luigi Firpo titolare della rubrica “Cattivi pensieri” sulla Stampa, con Giovannino Russo editorialista del Corriere della Sera. Ma soprattutto con Vittorio Emiliani direttore del Messaggero che ospiterà inchieste e interviste che spesso il Mattino preferisce "evitare" (come "Napoli esiste ancora?" 1° - 2° - 3° o "Averno broccoli e cemento").

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