Coronavirus: "Librerie aperte", l'appello della scrittrice Lidia Ravera
"La lettura è una misura terapeutica. Bisogna garantire la disponibilità di un buon romanzo nelle case degli italiani"
Coronavirus, la scrittrice Lidia Ravera lancia: "Librerie aperte"
Riaprire le librerie, con un commesso solo e con il rispetto di tutte le misure di sicurezza vigenti nei tabaccai e supermercati. Permettere ai piccoli librai di mettere a disposizione dei cittadini un buon libro, così come si può portare una pizza o un sacchetto di arance. Sono queste le richieste della campagna Librerie aperte, l’appello partito dalla scrittrice Lidia Ravera e raccolto dall’Associazione Librai Italiani.
La lettura di un buon romanzo, afferma la scrittrice, è una misura terapeutica.
Il testo integrale dell'appello che la scrittrice ha pubblicato su facebook
I tabaccai sono aperti, ma le librerie sono chiuse. Fumare sì, è essenziale. Leggere è superfluo. Chiusi in casa, in eremitaggio, accendiamoci una sigaretta in più, ma non prendiamo in mano un libro, no, questo mai. Non sfruttiamo questa strana pace coatta, questa sosta nel turbinare di tutte le distrazioni possibili, per leggere, per incominciare o ricominciare a leggere, per imparare a leggere. Per leggere. Se avessi avuto bisogno di indizi ulteriori per giustificare la sensazione che mi ha fatta soffrire per tutti i 5 anni in cui sono stata assessore alla cultura della regione Lazio, questa chiusura selettiva, questa discriminazione fra l’essenziale e il superfluo sul piano degli esercizi commerciali, sarebbe l’indizio principale, la prova definitiva che trasforma un sospetto in realtà: ai professionisti della politica importa ben poco della cultura. La sostengono, se la sostengono, per convenienza, la includono nel breviario delle buone maniere, se la infilano nell’occhiello della giacca come un fiore. Un tocco di primavera, di distinzione, di chic, ma non la amano veramente. Non credono, non sanno, che un libro può salvarti la vita. Può ridarti la voglia di stare nel mondo, di ascoltare, di fare tesoro dell’intelligenza degli altri. Far entrare un buon romanzo nelle case degli italiani costretti a casa, è un dovere democratico, una misura terapeutica, un supporto essenziale per superare un momento difficile, che durerà ancora parecchio.Mi rivolgo a Lei (a te) ministro Dario Franceschini - pagina ufficiale, che sei anche scrittore e alla cultura ci tieni: riapri le librerie, con un commesso solo, con le mascherine, con i guanti, con l’ingresso di due clienti per volta, con il numerino come fuori dal supermercato, con l’amuchina, il disinfettante, con tutte le accortezze necessarie per tutelare lavoratori e titolari...ma riaprile. Permetti ai piccoli librai di fare servizio a domicilio come può fare il colosso Amazon, e di portare a casa dei cittadini un buon libro, così come si può portare una pizza o un sacchetto di arance.I libri sono generi di prima necessità. Come il pane. E senza questo pane, in questo momento, rischiamo di morire di fame.Chiediamolo tutti. Per il bene di tutti. #LIBRERIEAPERTE
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