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Un telefono-luogo 'magico' per parlare con i propri cari che non ci sono più

Sulla Montagna della Balena c’è un luogo che rappresenta un ponte di comunicazione tra il nostro mondo e l’aldilà, tra i vivi e i morti. Dopo che nel 2011 un violento tsunami si è portato via quasi 20.000 persone, una coppia di coniugi ha pensato di realizzare un grande giardino chiamato Bell Gardia e collocare poco lontano una cabina telefonica. Le hanno dato il nome di Telefono del Vento e da allora centinaia di persone vanno ad alzare la cornetta per parlare con i propri cari che non ci sono più.

L’idea di per sé è già poetica e suggestiva, ma il modo attraverso cui Laura Imai Messina la narra nelle pagine di “Quel che affidiamo al vento”, da poco in libreria per Piemme, la rende ancora più preziosa, carica di significati simbolici. Nell’immaginazione dell’autrice ad incontrarsi alle pendici di questa montagna magica e al contempo maledetta sono un uomo e una donna: Takeshi, un medico che vive a Tokyo, ha perso qualche anno prima la moglie a causa di un cancro e sta cercando la chiave per riuscire ad entrare nel silenzio della sua bambina; Yui non ha mai superato la perdita della madre e della figlia nella tragedia dello tsunami, per questo le risulta troppo difficile avvicinarsi a quella cabina telefonica. Piuttosto, preferisce vagare nel giardino, accompagnare Takeshi e intrattenere conversazioni con i guardiani di Bell Gardia: la paura di aprire quella porta e di scoprire ciò che potrebbe – o non potrebbe – trovare è infatti troppo grande.  

Attorno alla storia di Takeshi e Yui, che a poco a poco si concedono il tempo di conoscersi, di affezionarsi e infine di amarsi, ruotano i drammi dei frequentatori abituali del posto: un padre che ha perso un figlio a causa di una bravata adolescenziale; un ragazzo che parla con i genitori come se fossero morti entrambi, mentre poi scopriamo che soltanto la madre se ne è andata veramente; persone di ogni età costrette a fare i conti con la perdita di fratelli, sorelle, mariti, mogli, familiari, amici. Il Telefono del Vento è solo un simbolo, eppure allo stesso tempo è un luogo concreto in cui i lutti vengono pian piano metabolizzati e la disperazione lascia lo spazio alla rinascita.

Conosciuta soprattutto grazie al bestseller “Wa. La via giapponese all’armonia”, Laura Imai Messina è un’italiana che ha scelto di trasferirsi in Giappone ormai parecchi anni fa. L’amore che nutre per questa terra e per le sue tradizioni si percepisce in ogni parola, tanto che chi ama l’Oriente tra le pagine di questo libro si sentirà a casa. Su tutto aleggia un senso di equilibrio e di armonia, un approccio delicato alla vita che scende in profondità toccando temi difficili come la morte, la perdita, il perdono e la capacità di sopravvivere a una tragedia, ma lo fa sempre in punta di piedi, chiedendo il permesso.

Una narrativa ricca e curata caratterizza “Quel che affidiamo al vento”, facendo sì che un’idea degna di essere raccontata diventi protagonista di un romanzo perfettamente sintonizzato sulle corde di quella stessa idea. C’è malinconia ma non tristezza, c’è incomprensione e talvolta rabbia ma mai odio, c’è amore ma soltanto quando il tempo è maturo, senza fretta e senza aspettative. Ecco un libro meraviglioso che consigliamo di leggere, per poi riporlo in libreria con la splendida copertina floreale in bella vista.

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