Marketing
Lo stile Pirelli in cento anni di comunicazione

Armando Testa, Bruno Munari, Bob Noorda, Lora Lamm. Sono i nomi della pubblicità, della grafica e del design che hanno contribuito a costruire lo stile Pirelli. Uno stile chiaro identificabile, che trova la sua sintesi nel volume “Una musa tra le ruote. Pirelli: un secolo di arte al servizio del prodotto”, curato da Giovanna Ginex ed edito da Corraini.
Un progetto della Fondazione Pirelli, voluto per raccoglie le idee che hanno reso il brand un marchio riconoscibile ben oltre l'asfalto. Un traguardo raggiunto attraverso il dialogo tra tecnologia e cultura, stimolato sin dalla fondazione. Già dal 1872, pittori e disegnatori di fama contribuirono a definire gli spazi industriali.
Dal 1907, le campagne pubblicitarie si arricchiscono di quello che sarebbe diventato il tratto distintivo del gruppo: la P lunga, forse originata dalla firma di Giovanni Battista Pirelli.
Il rapporto tra la Bicocca e i grandi della cultura si stringe ancor di più tra il 1948 e il 1972. Sono gli anni di pubblicazione di “Pirelli. Rivista di informazione e di tecnica”. All'iniziativa, sostenuta prima da Leonardo Sinisgalli e poi da Arrigo Castellani, parteciparono anche Renato Guttuso, Alessandro Mendini e Pino Tovaglia, chiamati a illustrare le copertine.
Sfogliando quelle pagine, tra industria, scienza, cultura e tecnologia, si leggevano le firme (tra gli altri) di Dino Buzzati, Italo Calvino, Umberto Eco, Giulio Carlo Argan, Arrigo Levi, Gillo Dorfles, Eugenio Montale, Enzo Biagi, Salvatore Quasimodo, Elio Vittorini, Fernanda Pivano.
Le campagne, le illustrazioni e le iniziative editoriali: tutto ha contribuito a rendere Pirelli un protagonista della cultura d'impresa. Non si tratta di mecenatismo, ma di arte funzionale. Posta, attraverso la comunicazione e il design, al servizio del prodotto.
Una tradizione che, a partire dal 2010, si è estesa anche al mondo dei numeri.