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Medicina
Covid, giovani e sportivi: sfidare la solitudine di questo tempo sospeso
Un fotogramma dell'ultimo video della campagna

“I miei 17 anni? Vissuti in questo tempo sospeso...”. Così Emanuele Bergamin, giovanissimo campione di canottaggio, incoraggia i propri coetanei a non lasciarsi andare, nonostante le limitazioni dovute alla pandemia di Covid-19 abbiano colpito in particolare i ragazzi e gli sportivi, privandoli della loro quotidianità.

È questo il tema del terzo video della campagna “La vita in un gesto”, realizzata da Fondazione Giovanni Lorenzini con la collaborazione di Fondazione Cariplo. Il video che conclude il trittico punta proprio sulla speranza degli adolescenti, giovani atleti a cui è stata negata la possibilità di praticare sport, vivere all’aria aperta e stare insieme. Più in generale, il video parla ai giovani che si sentono soli, nel loro isolamento forzato, sforzandosi di inviare un messaggio positivo: il rispetto delle regole e l’isolamento diventano gli strumenti attraverso i quali i giovani combattono il virus, e, attraverso la metafora del remare insieme, ogni sfida diventa superabile.

Invece il primo video aveva come protagonista un nonno, in una famiglia composta da otto persone che, violando le restrizioni, non hanno rinunciato a festeggiare il Natale tutti insieme. Ciò ha comportato dei seri rischi per tutti e a risentirne, in questo caso, sarà proprio il nonno. Il finale rivelerà però il messaggio di speranza: il rispetto delle norme e delle buone pratiche – in questo caso il distanziamento sociale – ha permesso di evitare l’esito infausto della malattia e del ricovero in terapia intensiva.

Il secondo episodio racconta la vicenda di una giovane donna che, sovrappensiero, si reca al supermercato per comprare qualcosa di essenziale. Non sembra preoccuparsi delle norme di igienizzazione ben segnalate all’interno del supermercato e completa la sua spesa. Un serie di banali gesti la porteranno a contrarre il Coronavirus e a trovarsi ricoverata in ospedale. Per via di complicazioni respiratorie la paziente dovrà indossare il casco CPAP. Anche in questo caso il finale rivelerà che rispettando le norme sarà possibile ridurre il rischio di contagio, così da permettere alla protagonista di respirare all’aria aperta, al parco dopo una seduta di ginnastica.

Il terzo video, appunto, vira invece al positivo, utilizzando lo sport come metafora dello spirito di sacrificio e resilienza che un po' tutti abbiamo dovuto tirare fuori in questo anno durissimo, ma che certamente ha colpito i giovani più duramente di chiunque altro.
 

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