Giornata contro violenza sulle donne: la mortale 'sindrome del cuore infranto'
Una cardiopatia da abusi o eventi traumatici colpisce sempre più le donne maltrattate ed è potenzialmente letale come l'infarto
Nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ecco arrivare una nuova scoperta scientifica che aggiunge un tassello preoccupante alla dolorosa questione dei maltrattamenti alle vittime di sesso femminile. I cardiologi di PLACE - Platform of Laboratories for Advanced in Cardiac Experience, un summit in corso a Roma dal 22 al 24 novembre, segnalano con preoccupazione l'insorgenza di un tipo di cardiomiopatia che sembra colpire quasi esclusivamente le donne.
La sindrome da "cuore infranto", il letterario "crepacuore", è una questione del tutto reale e rientra nella sindrome di Tako-Tsubo (o cardiomiopatia da stress), nonché visibile prevalentemente nelle donne in seguito a lutti o eventi traumatici.
«Nell’anamnesi di molti dei soggetti colpiti è stata evidenziata la presenza di un prolungato stress emotivo, tipico delle situazioni in cui la donna è sottoposta a maltrattamenti e abusi, fisici ma anche psicologici», spiega il professor Leonardo Calò, Direttore Uoc di Cardiologia del Policlinico Casilino e Presidente del Congresso PLACE. «Parliamo di una patologia – spiega il professor Calò – che si manifesta con sintomi molto simili a quelli dell'infarto miocardico, come dolore al petto e affanno improvviso, e che non deve essere sottovalutata poiché, secondo recenti studi, ha un tasso di mortalità analogo a quello dell’infarto».
Il professor Gaita, presidente di PLACE assieme al professor Leonardo Calò, ha voluto dal canto suo puntare i riflettori su questo problema poco segnalato ma a tutti gli effetti dilagante. Abusi e violenze, soprattutto giornaliere nell'ambito delle mura domestiche, sembrano infatti incidere fortemente sulla salute delle donne vittime, tanto da avere effetti devastanti (e riscontrabili scientificamente) sulla funzionalità cardiaca.
Grazie all'allarme lanciato da PLACE, apprendiamo dunque che gli stessi abusi psicologici, pur non sfociando nelle violenze fisiche tali da lasciare segni visibili sul corpo, hanno potenzialità distruttive a livello fisiologico al punto da portare a scompensi cardiaci e a patologie potenzialmente mortali simili all'infarto. Una nuova prospettiva, inquietante, da cui analizzare il fenomeno dilagante della violenza sulle donne, nonché un monito a prevenire e intervenire tempestivamente (e a denunciare da parte delle vittime) onde evitare effetti a lungo termine sulla salute delle vittime.