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Medicina
La nuova pandemia dei superbatteri resistenti agli antibiotici
(foto Lapresse)

La nuova pandemia dei superbatteri resistenti agli antibiotici 

“1,2 milioni di morti all’anno, più della malaria, del cancro ai polmoni, alla trachea e ai bronchi e più dell’Aids sono causati in tutto il mondo dai superbatteri resistenti agli antibiotici. Senza contare che questo microbo invisibile ha contagiato cinque milioni di persone morte negli ospedali per altre cause” sono questi alcuni dei dati preoccupanti di uno studio pubblicato dalla prestigiosa rivista Lancet. Una vera e propria pandemia che rischia di diventare, secondo i responsabili dello studio, tre volte peggiore dell’epidemia di Covid. Infatti dal lavoro, elaborato in 204 paesi, è emerso che in meno di 30 anni i superbatteri uccideranno 10 milioni di persone.

Per la nuova pandemia dei superbatteri mancano cure efficaci

Nel 2019, 1.270.000 persone sono morte a causa di agenti patogeni resistenti ai farmaci ma l’aspetto che preoccupa maggiormente è la mancanza assoluta di cure per queste infezioni mortali. A parte un vaccino esistente per uno solo di questi batteri i medici sono spesso indifesi, poiché i batteri sono diventati immuni a tutti gli antibiotici, come la penicillina. Quale è la causa di questa minaccia globale? Secondo lo studio la causa è l'uso indiscriminato di antibiotici, sia nella salute umana che nel bestiame. "Dobbiamo agire ora contro questa enorme minaccia-ha avvertito Chris Murray ricercatore dell'Università di Washington (USA) e coautore del rapporto-perchè il mondo è oggi molto più vicino ai numeri di morti previsti tra 30 anni di quanto si pensasse in precedenza”.

Le infezioni dei superbatteri sono la terza causa di morte a livello globale

Queste infezioni da e con batteri resistenti agli antibiotici sono state la terza causa di morte a livello globale nel 2019, dopo le malattie coronariche e l’ictus. Le infezioni respiratorie, come la polmonite, nate da questi batteri sono quelle che causano più mortalità: 400.000 decessi all'anno. A seguire le infezioni del sangue che provocano 370.000 vittime e le infezioni addominali, colpevoli di oltre 210.000 decessi. I bambini sono i più colpiti da questa pandemia. Secondo lo studio il 20% dei deceduti aveva meno di cinque anni. I piccoli sono più vulnerabili a queste infezioni in quanto il loro sistema immunitario non è ancora allenato e poi perchè sono a contatto con più agenti patogeni dato che trascorrono molto tempo sul pavimento e con le mani in bocca.L'Unicef, infatti, stima che fino al 40% di tutti i decessi in queste età siano dovuti a infezioni resistenti.

Sei superbatteri causano le maggiori morti nella nuova pandemia

Di tutti i microbi testati, solo sei di loro: E. coli, S. aureus, K. pneumoniae, S. pneumoniae, A. baumannii e P. aeruginosa sono responsabili della maggior parte dei decessi (920.000). L'Africa subsahariana e il sud-est asiatico sono le due regioni con la più alta incidenza, con oltre 20 decessi ogni 100.000 abitanti. Nei paesi sviluppati le infezioni di questo tipo uccidono in media 13 persone ogni 100.000. La Spagna mostra livelli medi di resistenza agli antibiotici, superiori a quelli dei paesi del nord dell'UE e inferiori a quelli registrati in alcuni del sud, come l'Italia, il Portogallo o la Grecia. La mortalità causata da questi microbi potrebbe essere molto più bassa se ci fosse l'accesso ai farmaci giusti. Il 70% dei decessi è dovuto a batteri immuni solo agli antibiotici di prima linea, come i fluorochinoloni, ma non a quelli più costosi usati in caso di resistenza.

Difficile l'accesso agli antibiotici nei paesi in via di sviluppo

Nei paesi in via di sviluppo non esiste un accesso diffuso agli antibiotici di ultima istanza. Sono farmaci costosi e vengono somministrati solo per via endovenosa e negli ospedali. Questo fa sì che molte persone muoiano per infezioni curabili, ad esempio, in Europa. Questo non è un problema solo per i paesi poveri, ma anche per quelli ricchi. “A causa della mancanza di accesso, c'è un mercato nero in crescita per gli antibiotici che non soddisfano gli standard di qualità e non curano completamente le infezioni.  "Poiché non sono del tutto efficaci, consentono ai batteri di sviluppare nuovi geni di resistenza e prima o poi queste varianti finiscono per raggiungere il mondo intero”, osservano alcuni esperti. Secondo i ricercatori la pandemia “sta accelerando”. “Il Covid ha peggiorato la situazione e la peggiorerà ancora. La pandemia ha aumentato il numero di ricoveri ospedalieri che, sommati all'uso improprio degli antibiotici negli ospedali, soprattutto in America Latina e Africa, finiscono per generare più decessi per infezioni e varianti più resistenti".

Importante un uso corretto degli antibiotici

Gli autori dello studio chiedono misure urgenti per promuovere il corretto uso degli antibiotici, migliorare l'asepsi negli ospedali per prevenire le infezioni e finanziare la ricerca di nuovi antibiotici. Quest'ultimo obiettivo è molto più complesso di quanto sembri, poiché non è interessante per l'industria farmaceutica,  "Le aziende non vogliono fare il grande esborso necessario per lo sviluppo di un nuovo farmaco in modo che poco dopo il suo rilascio sul mercato, compaiano nuove resistenze e smetta di essere efficace". Inoltre siccome grandi multinazionali come Novartis hanno abbandonato i loro progetti in questo campo occorre trovare nuovi modi per finanziare lo sviluppo di antibiotici proprio come è stato fatto con i vaccini contro il Covid". E’ infine importante un approccio “One Health”, con il coinvolgimento di tutti gli attori in campo: medici, veterinari, economisti ,professionisti della salute, sociologi. Tutti devono trasmettere lo stesso messaggio:un terzo di tutti gli antibiotici viene prescritto in modo inappropriato. Occorre educare i prescrittori ed educare la popolazione al loro uso.

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