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Milano, Truppo (FdI): "Sala come San Sebastiano. Il Pd ci ha dato ragione chiedendo un passo indietro"
Il capogruppo di Fratelli d'Italia Riccardo Truppo commenta la seduta dedicata all'indagine sull'urbanistica: "Noi maleducati? No, abbiamo posto domande. E pure il Pd ha espresso chiaramente il proprio malcontento verso Sala"

Milano, Truppo (FdI): "Sala come San Sebastiano. Il Pd ci ha dato ragione chiedendo un passo indietro"
Dopo le dimissioni dell’assessore Giancarlo Tancredi, ma non del sindaco Beppe Sala, Fratelli d’Italia affonda il colpo. Per il capogruppo Riccardo Truppo, la crisi è tutta politica: “Non abbiamo mai chiesto le dimissioni per via dell’inchiesta, ma perché questa giunta è incapace di governare”. Il PD, accusa, “ha presentato la sua lista della spesa”, ma il sindaco “resta prigioniero di un centrosinistra senza più una visione”. E risponde all’attacco di Sala, che ha definito maleducato il gruppo di FdI: “Fare domande non è maleducazione, è democrazia”. Sui rapporti con Forza Italia, Truppo rivendica l’unità del centrodestra e mette in guardia sul futuro: “Sul nuovo stadio i nodi verranno al pettine. Sala sta facendo il San Sebastiano”. Nessun timore per i 5 Stelle: “Il treno del centrosinistra è deragliato. E Sala era il locomotore”. L’intervista di Affaritaliani.it Milano.
Consigliere Truppo, l’assessore Tancredi si è dimesso, il sindaco Sala no. Ve lo aspettavate? Che conclusioni traete?
Le dimissioni di Tancredi confermano i nostri dubbi, che erano di natura politica, non giudiziaria. Non abbiamo mai chiesto le dimissioni per via dell’inchiesta, ma perché riteniamo che la giunta Sala sia ormai incapace di affrontare le sfide che attendono Milano. Il Partito Democratico, che è il maggiore azionista della maggioranza, ha chiaramente espresso il proprio malcontento verso il sindaco, presentandogli una vera e propria “lista della spesa”. Di fatto ha chiesto ciò che chiedevamo anche noi: un passo indietro. È evidente che entrambe le parti (noi e il PD) si rendono conto che questa amministrazione ha imboccato la strada sbagliata. I milanesi avrebbero meritato un sindaco capace di cedere il passo, invece di rimanere prigioniero di un centrosinistra che non ha più una visione politica.
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Non solo non si è dimesso, ma Sala (neanche troppo velatamente) ha dato dei maleducati a lei e al resto del gruppo di FdI. Come risponde a questa accusa?
Nella Milano democratica del sindaco Sala, fare domande viene considerato maleducazione, se non peggio. Noi abbiamo posto cinque quesiti precisi con un comunicato stampa. Abbiamo chiesto, ad esempio: qual è il destino di San Siro? Quale sarà quello del nuovo stadio? E sull’urbanistica: questa amministrazione è in grado di superare l’immobilismo che sta facendo perdere oltre un miliardo di euro al mese alla città? Se porre domande come queste è considerato maleducazione, allora è evidente che il sindaco non è in grado né di ascoltare né di rispondere.
Il sindaco, nel suo discorso in Aula, ha ribadito la compattezza della maggioranza e ha affermato che “chi fa, sbaglia”. Siamo di fronte a semplici errori amministrativi o c’è qualcosa di più serio?
Siamo davanti a una grande contraddizione. Si chiede all’opposizione di essere garantista (come è giusto che sia) ma poi si sacrifica l’assessore Tancredi. In Aula lui stesso ha detto, e forse non tutti l’hanno colto, “voglio proprio vedere ora, rimuovendomi, dove finirà l’urbanistica”, lasciando intendere di essere stato usato come capro espiatorio. Se davvero si voleva essere garantisti, allora non avrebbe dovuto dimettersi nemmeno lui. Ma se si ritiene che ci sia un problema politico, e noi lo pensiamo, allora avrebbe dovuto dimettersi tutta la giunta. Il vero problema è politico ed è molto più grave, ma non viene affrontato.
Le chiedo anche un commento sui rapporti con Forza Italia. Sala ha alluso a una differenza tra voi, la Lega e FI, differenza che anche Forza Italia ha, in parte, sottolineato nei giorni scorsi. Lei la rivendica?
Il tema è complesso. Se la domanda è: “Il sindaco deve dimettersi per l’inchiesta giudiziaria?”, la risposta è corale: no. L’ha detto anche la presidente Meloni con chiarezza. Ma se la domanda è: “Si deve dimettere per il fallimento politico e per evitare l’immobilismo in cui è caduta Milano?”, la risposta è compatta. Anche Forza Italia, con le dovute premesse, in Aula ha riconosciuto il fallimento politico di questa giunta.
Il centrodestra è compatto, dunque?
Assolutamente sì. In questi anni abbiamo dimostrato unità e costruttività, avanzando proposte serie. Continueremo su questa strada. In questo momento il centrodestra a Milano rappresenta un’oasi di discussioni concrete e utili, che farebbero molto bene alla città.
Cosa prevede per il futuro dell’amministrazione? Probabilmente arriverà al 2027, ma lo farà mantenendo lo stallo fino a fine mandato?
I nodi verranno al pettine, perché sullo stadio non si scherza: Inter e Milan non scherzano, i fondi internazionali non scherzano. E questi nodi emergeranno in modo sempre più palese e smaccato. Credo che Sala abbia deciso di fare il San Sebastiano: farsi colpire pur di difendere un centrosinistra inqualificabile. Ma non si può governare una città come Milano facendosi scudo di una coalizione che ha perso identità e direzione.
I 5 Stelle hanno scaricato immediatamente Sala, dicendosi aperti a elezioni anticipate e proponendosi come nuova guida del centrosinistra. Temete che possano riorganizzare la sinistra progressista in vista delle Comunali 2027?
Il centrosinistra che governa Milano si limita a suonarsela e cantarsela da solo. È incredibile come non si riesca nemmeno a prendere atto del disastro politico in corso. E questo sistema lo si alimenta, lo si sostiene, senza mai fare autocritica. Appena si esce da Palazzo Marino, però, si vedono centinaia di sigle, partiti e sindacati con idee chiare, e ben diverse. Quanto ai 5 Stelle, no, non li temiamo. Sala era il vagone trainante, ma oggi il treno è deragliato.
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