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Politica
Aborto, la verità sulla sentenza della Corte Suprema USA

Aborto, cosa ha davvero deciso la Corte Suprema USA. Tanto scandalo quando in diversi Paesi Europei l’aborto è vietato

Non è vero che la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America vieti l’aborto negli USA. La Corte Suprema USA non ha espresso giudizi sulla legittimità o meno dell’aborto. Ma ha ripristinato un principio: il diritto costituzionale di ogni singolo Stato federale USA, come accade con la pena di morte, le tasse, i dazi sulle importazioni, le imposte indirette, la difesa comune, come pagare i debiti pubblici e quant’altro (hanno la più grande autonomia eccetto pochi temi come la politica estera), a decidere autonomamente sulla tematica. L’aborto è tema degli Stati federati che hanno piena autonomia sulle questioni etiche e di vita delle persone. La sentenza della Corte conferisce ai singoli Stati il ​​potere di stabilire le proprie leggi sull’aborto senza preoccuparsi di entrare in conflitto con la sentenza “Roe contro Wade”, che per quasi mezzo secolo aveva consentito l’aborto durante i primi due trimestri di gravidanza limitando l’ingerenza statale.

Ritengo la possibilità di abortire un principio di civiltà, così come per qualsiasi altro essere umano prendere decisioni sul proprio corpo, compresa l’assunzione di farmaci, a differenza di come è stato  durante la pandemia. In particolar modo in Italia dove per alcune categorie la ricezione del Green Pass e anche la possibilità di lavorare sono state associata all’illiberale assunzione di un farmaco.

Nel caso del pronunciamento della Corte Suprema USA la questione non è di merito ma giuridica: di chi è la competenza?

La Corte ha deciso che è degli Stati federati.

E dei 50 Stati USA solo in 7 hanno dichiarato che vieteranno l’aborto nei loro territori. Parliamo di Kentucky, Louisiana, Arkansas, South Dakota, Missouri, Oklahoma e Alabama. In un numero limitato di Stati del sud si è aperto un dibattito ma nella maggioranza le donne possono decidere liberamente se abortire.

Il ragionamento della Corte è: che senso avrebbe altrimenti permettere agli Stati di decidere sulla pena di morte e impedire loro di farlo sull’aborto?

Sono contrario all’atrocità della pena di morte ma negli Stati Uniti d’America la materia è regolata e gestita a livello federale.

E’ applicata solo in Alabama, Arkansas, Carolina del Sud, Dakota del Sud, Florida, Georgia, Idaho, Mississippi, Missouri, Nebraska, Oklahoma, Tennessee, Texas. In Ohio è applicata solo in casi eccezionali. Mentre in Kansas, Louisiana, Nevada, Utah e Wyoming non viene applicata da 10 anni anche se è in vigore.

Gli Stati Uniti sono uno Stato federale, prodotto dell’”accordo”, post guerra civile o di secessione, tra una pluralità di Stati preesistenti. Tenere insieme realtà culturali così differenti non è semplice ma il legislatore ha deciso di regolare alcuni principi sulla base delle decisioni degli Stati.

A livello federale si muove anche il grosso della potestà impositiva fiscale che si articola su tre livelli: federale, statale e municipale. Il più importante è, come detto, quello federale. Infatti un cittadino del Nevada paga le tasse in modo diverso da uno del Delaware o da un altro della California.

Ma per la maggioranza dei media mainstream la decisione della Corte Suprema sarebbe tutta colpa dell’ex presidente Donald Trump che ha nominato alcuni dei giudici in carica. Ma gli stessi non si stracciano le vesti per alcuni Stati della “civilissima” Europea dove l’aborto è vietato. A Malta, ad esempio, che fa parte della UE, è vietato. Da pochi anni è possibile in Irlanda, che fa sempre della UE, ma solo in caso di pericolo per la vita della madre. In Polonia, e siamo sempre nella UE, si può abortire solo per una grave malformazione del feto, per il rischio di morte della madre o in caso di stupro. Accade anche nella super civile Finlandia, tanto decantata per la guida politica al femminile del governo, dove l’applicazione della legge che consente l’aborto è legata a tutta una serie di regole non sempre facili da rispettare. Anche la mancanza di ginecologi disposti ad assistere le donne che scelgono di abortire può diventare una limitazione drastica alla possibilità.

A Cipro la pratica dell'aborto è vietata, tranne nel caso in cui la donna sia in pericolo di vita, quando ci sono severi rischi per la sua salute fisica o mentale o in caso di stupro. Per non parlare della Città del Vaticano.

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