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Politica
Autonomia, FI e FdI contro la Lega. Ok non prima del 2025. Governo, è caos

Una fetta della Lega, quella storica nordista, pronta alla rivolta

 

“Quando avevamo dato l’assenso al disegno di legge Calderoli avevamo stabilito insieme che l’autonomia differenziata sarebbe stata possibile a condizione di aver definito i livelli essenziali delle prestazioni che la Costituzione dice debbano essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Questi erano i patti, ora Calderoli rispetti gli impegni”. Questa dichiarazione di qualche giorno fa del governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, Forza Italia, è passata quasi inosservata. In realtà, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, è sintomatica di quanto sta accadendo non solo nel partito guidato da Antonio Tajani e fondato da Silvio Berlusconi ma anche in Fratelli d'Italia e a Palazzo Chigi.

Il ministro Roberto Calderoli e il Governatore Luca Zaia (anche ad Affaritaliani.it recentemente) continuano a dire che nel 2024 l'autonomia differenziata sarà legge e sarà in vigore per le prime regioni, come il Veneto, che chiuderanno l'accordo con il governo e il Parlamento. Ma tra gli azzurri e nel partito della presidente del Consiglio non la pensano affatto così. Come dimostrano le parole di Occhiuto. Forza Italia e Fratelli d'Italia, sotto la spinta dei loro parlamentari del Centro-Sud (Tajani e Meloni sono romani, non va dimenticato) intendono frenare l'iter dell'autonomia e soprattutto non dare alcun via libera definitivo alla legge tanta cara ai leghisti tradizionali (forse meno a Matteo Salvini più concentrato sul Ponte sullo Stretto) solamente dopo il primo ok in entrambi i rami del Parlamento della riforma istituzionale che introduce il premierato, vero cavallo di battaglia di FI e FdI che però, essendo una legge costituzionale, a differenza del federalismo ha un iter decisamente più lungo. Quindi, slittamento del via libera definitivo dell'autonomia leghista almeno al 2025, non prima.

Tajani e Meloni non vogliono rischiare di "regalare" alla Lega l'autonomia differenziata e poi, magari, trovarsi trappole e "scherzi" in Parlamento da parte del Carroccio sulla riforme istituzionali che non sono mai state al top delle priorità della Lega. Il pericolo per il governo è che una fetta del Carroccio, quella storica e più nordista, vada in fibrillazione e con la frenata di Tajani e Meloni si metta di traverso su altri provvedimenti. Ad esempio sugli aiuti al Mezzogiorno, anche e non solo sull'attuazione del Pnrr. Insomma, un altro fronte si sta per aprire nella maggioranza di Centrodestra.

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