Berlusconi con l’agnello attende Renzi per l’alt a Grillo - Affaritaliani.it

Politica

Berlusconi con l’agnello attende Renzi per l’alt a Grillo

Massimo Falcioni

Scelta obbligata o harakiri?


La tregua politica di Pasqua l’ha anticipata Silvio Berlusconi che in tv guarda amorevolmente un candido agnellino, accarezzandolo e baciandolo. Non una proposta politica credibile per il Paese e per il rilancio di un centrodestra sempre diviso e nel pantano. Ma una “genialata” pubblicitaria (più ad effetto della trovata sulle dentiere gratis per i vecchi) quella del Silvio animalista e vegano, che ci sta e fa notizia di questi tempi stravaganti dove i fan rimpiangono il presidente per l’addio al Milan e mezza Italia piange sui social per la mattanza rituale degli animali e nessuno ha più una lacrima per il sangue degli innocenti colpiti dal terrorismo e dai tanti focolai bellici, anche a due passi da casa. E’ inutile inerpicarsi nel ginepraio della crisi nazionale e internazionale, meglio salire sull’onda emotiva pro tempore perché - avrà pensato Berlusconi - schierarsi dalla parte degli agnelli porta più consensi che prendere le difese dei 4 milioni e mezzo di italiani poveri in canna in questo Belpaese double-face dove si stava meglio quando si stava peggio. Insomma, la solita “furbata” studiata a tavolino e lanciata sul mercato del voto confidando che i clienti abbocchino. Gongolano gli amici: “Quel gran diavolo del Cav, le pensa sempre tutte!”. E anche gli avversari apprezzano, con il piddì in prima fila nel lodare il nuovo Cav., non più lupo, con l’agnellino. Renzi: “Quel signore di Arcore ha sette vite come i gatti”. Emiliano: “B è un genio, con quel video degli agnellini mi ha messo in crisi”. Pure il burbero inossidabile ex piccì Bassolino: “B con l’agnellino parla al Paese più di tante discussioni ideologiche nella sinistra”. Ecco. Già. Forse non solo il replay del Cav del passato – oggi più spennato e con più acciacchi - ma un nuovo “stile” che annuncia l’identificazione del nuovo nemico, un cambio di passo della via berlusconiana verso il potere: dalla obsoleta crociata anticomunista (il comunismo è stato giustiziato dalla storia non dalle olgettine) e contro la sinistra di ogni colore, a quella attualissima anti grillina, prefigurando nuove alleanze (con il Pd renziano) per non consegnare l’Italia – già a un passo dalla fossa - alle orde del M5S. Passata Pasqua, addio resurrezioni, nessun miracolo sarà possibile, con un Parlamento a bagnomaria, teso a tirarla più a lungo che può, con elezioni politiche (forse) nel febbraio 2018, con una riforma elettorale sempre da fare e quindi alle prossime urne con il Consultellum, cioè la legge asimmetrica (maggioranze diverse alla Camera e al Senato), nessun vincitore perché nessun singolo partito avrà il 40% dei voti. Un proporzionale cotto e mangiato per un salto nella… prima Repubblica e la gran corsa al gioco delle alleanze di Palazzo. Chi ha più tela tesse. Ma è tattica, non politica. Solo fuffa. Gode Grillo. Davvero è lui, l’ex comico, il neo Pol Pot Made in Italy e i grillini sono i nuovi cosacchi pronti ad abbeverare i loro cavalli nelle fontane di San Pietro? Se questo è il pericolo number one non c’è alternativa al nuovo asse di centro-sinistra (si fa per dire) Renzi-Berlusconi&C. Tertium non datur. Ma sia il Rottamatore che il Cav vagano senza bussola, potere per il potere, con l’unica certezza di rimanere – brontolando – in Europa. Renzi, privo di un progetto politico, insegue il populismo grillino sul crinale infido dell’antipolitica spostandosi al centro in cerca della prateria elettorale dei moderati, orfani. Anche Berlusconi ricalca le orme populiste e demagogiche grilline ma senza tradire il proprio campo, quello fortemente conservatore. Una coalizione di sinistra – Pd con i Bersani&C – parte già battuta. Idem una coalizione di destra o centrodestra – Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Da qui le grandi manovre di Berlusconi in attesa che il 30 aprile le primarie del Pd riportino Renzi in sella a un partito tutto suo, depurato della componente ex comunista. Poi il lungo lavoro per l’abbraccio fra i due per lo sbocco “obbligato del nuovo centro-sinistra col trattino. Di fatto un grande “centro” confuso e affollato, conteso dal partito di Renzi e da quello di Berlusconi. Non la nuova Dc (altri tempi, altre storie, altri personaggi) ma un nuovo “rassemblement” interclassista, due forze autonome – almeno per ora – ma compagni di viaggio per l’alt a Grillo. Il resto si vedrà. Un harakiri annunciato, un favore al M5S? Se i grillini sono i nuovi barbari, altra via non c’è. Prepararsi a turarsi il naso. E in fila alle urne. Zitti. Mala tempora.