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Politica
"Caro Vittorio Feltri, un consigliere comunale non si gratta le palle"

Il lungo e tortuoso percorso che ha portato alla definizione dei candidati alle amministrative nelle grandi città che vanno al voto dopo l’estate è l’ennesima prova del momento di enorme impopolarità che attraversa la politica. Se in passato arrivare a uno scranno istituzionale era considerato il simbolo di uno status, una sorta di pass-partout per il privilegio, oggi al contrario è una sorta di stigma negativo: chi può, se ne tiene fuori, vuoi per non procurarsi inutili grattacapi o anche per non compromettere la propria immagine professionale. 

Ma rappresentare la propria comunità (se lo si fa con competenza e onore) rimane una delle attività più nobili e socialmente utili, per questo è pericolosa la sistematica denigrazione del ruolo. Non a caso, a Milano si parla più delle sprezzanti definizioni di Vittorio Feltri, che sarà capolista di Fratelli d’Italia, che del candidato (finalmente) designato dalla coalizione di centrodestra, ovvero il pediatra Luca Bernardo. Il direttore editoriale di “Libero” si dice incapace di amministrare qualsiasi cosa (il che’ è curioso, perché un direttore di giornale è anche un manager) e afferma di aver accettato la candidatura perché tanto “il consigliere comunale si gratta le palle”

Leggi l'intervista di affaritaliani.it a Vittorio Feltri

Ma è davvero così? La disaffezione verso le cariche elettive è diffusa in tutta Italia, ma visto che lo spunto viene da Milano, vale la pena di ricordare che dal suo consiglio comunale sono passati personaggi che nel bene e nel male hanno fatto la storia del Paese, da Benito Mussolini a Bettino Craxi.

Certo, oggi lo scenario è radicalmente diverso. Le norme successivamente entrate in vigore hanno spostato la centralità decisionale sul Sindaco e sulla Giunta, ma anche nell’attuale consigliatura hanno trovato posto a Palazzo Marino due ministri oggi in carica nel Governo Draghi: Mariastella Gelmini e Alessandro Morelli. La prima si è dimessa dopo la nomina, il secondo no. Tutto assolutamente lecito. 

Certamente rispetto ai tempi d’oro si tratta di un lavoro con scarse gratificazioni (anche economiche, si parla di circa 1.200 euro al mese), ma non per questo disprezzabile. Le parole di Feltri stanno suscitando un certo dibattito. Certamente non sono piaciute a Elena Buscemi, consigliera a Milano con il Pd, la quale afferma di aver seguito la polemica “distrattamente perché lavoravo, come i miei colleghi del Consiglio Comunale. Della mia parte e dell'opposizione che si trovano ‘sulla testa’ un personaggio simile che denigra anche loro. In modi diversi, con obbiettivi diversi, ma è così. Noi crediamo all'impegno politico, opposizione e maggioranza. Ci unisce l'amore e la voglia di contribuire al bene della nostra Città”.

“Fino a quando sarò Consigliera, o Vicepresidente del Consiglio Comunale, o persino cittadina di un qualsiasi condominio, difenderò l'Istituzione, la sua funzione e la storia che rappresenta e tutti, dico tutti i miei colleghi consiglieri, eletti dai cittadini che quel signore (che fatica definirlo così) tenta di denigrare con parole volgari che offendono Milano”, aggiunge Buscemi.

Sull’impegno richiesto ai consiglieri comunali garantisce anche Riccardo De Corato, esponente di spicco di Fratelli d’Italia, che da trent’anni è presente a Palazzo Marino: “Beh, se lo avesse detto chiunque altro, avrei avuto qualcosa da ridire. Il lavoro del consigliere comunale è molto impegnativo, ma questo i cittadini lo sanno benissimo, in particolare i milanesi. Però a Feltri non ho nulla da dire, perché è un monumento del giornalismo, come a suo tempo lo fu Indro Montanelli. Oltretutto è un personaggio che ha fatto della provocazione il suo stile, quindi può dire quello che vuole”. 

Guarda il video: Feltri candidato a Milano, Perrino: "FDI ci guadagna, lui meno"

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