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Politica
Comunali, Marcucci (Pd): "Letta e Conte hanno sbagliato"
Fonte facebook Andrea Marcucci

Ci sono le amministrative e “un’impostazione sbagliata” da parte di Enrico Letta e Giuseppe Conte. Ma c’è anche l’assenza di donne del Pd in corsa nelle grandi città che è “una triste realtà sulla quale riflettere”. Intervistato da Affaritaliani.it, il senatore dem Andrea Marcucci mette in fila le questioni che riguardano il suo partito. Ma parla anche del Governo Draghi dal quale si aspetta “tempi più celeri sui ristori”. Quanto alla partita del Quirinale – proprio oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ribadito che tra otto mesi il suo incarico termina -, infine, l’esponente di Base riformista si limita a dire: “Le riforme collegate al Recovery sono fondamentali per ammodernare il nostro sistema, è impossibile che non si facciano come è altrettanto impossibile che la legislatura non arrivi al suo termine naturale”.

Partiamo dalle amministrative. La tanto ambita alleanza Pd-M5s stenta a decollare. Sembra di rivivere la situazione delle Regionali 2019. C’è un Pd troppo remissivo nei confronti del M5s?
Credo che Letta e Conte abbiano sbagliato impostazione. Gli accordi per le città non si possono siglare a Roma, tralasciando i temi e le alleanze maturate nei territori. È un errore dovuto ad una accelerazione eccessiva, che non porta mai esiti soddisfacenti.

Con la mancata candidatura di Zingaretti a Roma, il Pd si è fatto dettare la linea dal Movimento, secondo lei?
Le indecisioni sono durate troppo a lungo, con il risultato che un buon candidato come Gualtieri rischia di partire indebolito e non lo merita. È comunque in grado di vincere.

Se Virginia Raggi andasse al ballottaggio, il Pd dovrebbe appoggiarla?
Posto che la ritengo una ipotesi dell’irrealtà, al ballottaggio ci andrà Gualtieri, il sostegno alla Raggi sarebbe comunque molto difficile e poco credibile. In cinque ann in Campidoglio abbiamo fatto giustamente una opposizione vigorosa.

Spostiamoci a Bologna, il Pd tra Isabella Conti e l’alleanza con i Cinque stelle ha sacrificato l’unica donna in campo. Condivide questa lettura?
Ci sono le primarie con due candidati. Isabella Conti è sostenuta da un folto gruppo di esponenti dem, tra i quali anche la deputata europea Gualmini. Come è noto, io guardo con molta simpatia alla candidatura della giovane sindaca.

A proposito, che fine ha fatto la battaglia di Letta per la rappresentanza femminile? Il Pd esprime le due capigruppo alla Camera e al Senato, però nei ruoli di governo si è passati dall’assenza di donne nell’esecutivo Draghi all’assenza di candidate nelle città al voto.
Dalle parole, non siamo passati ai fatti, come se la giusta questione della parità di genere si fosse fermata ai capigruppo. Mi aspettavo un altro passo da Letta ed invece zero candidate donne nelle grandi città che andranno al voto ad ottobre. Una triste realtà sulla quale riflettere.

Rimane ancora Napoli. Come Zingaretti a Roma, però anche l’ex ministro Manfredi chiede garanzie. Come finirà?
Manfredi pone giustamente il tema dello stato delle casse. Spero che sia possibile assicurare un Patto per le città e che l’ex ministro si candidi.

L’esito delle amministrative rischia di compromettere anche il percorso di alleanza con il M5s avviato a livello nazionale?
La partenza è stata sbagliata, le posizioni dei Cinque stelle sulla giustizia non aiutano. Io non sono contrario a priori, ma serve una coesione programmatica che allo stato attuale è ancora da costruire.

Il Governo Draghi dovrà misurarsi con le riforme, a cominciare da quella della giustizia. Salvini sostiene che non si riuscirà a farle. Lei che ne pensa?
Io intanto dal Governo Draghi vorrei tempi più celeri sui ristori. Sul Sostegni abbiamo perso due mesi per la crisi, ed anche il Sostegni bis arriva solo oggi in Cdm. Rimettere in piedi le attività produttive è determinante. Altrimenti anche le riaperture non servono a niente.

Proprio Salvini è diventato il bersaglio prediletto di Enrico Letta. Guardando i sondaggi e proiettandoci alle prossime politiche, il Pd non dovrebbe preoccuparsi maggiormente di Meloni?
I sondaggi mi preoccupano, vorrei che il Pd reagisse aumentando l’iniziativa politica e le pressioni sui temi dell’economia. Non possiamo essere solo il partito dei diritti, e lo dice uno che sui diritti è sempre in prima linea.

La partita del Quirinale si avvicina. Mattarella ha ribadito che tra otto mesi il suo incarico termina. C’è l’incognita Draghi. Se non rimanesse a palazzo Chigi si andrebbe verso un altro governo del presidente o verso lo scioglimento anticipato delle Camere?
Le riforme collegate al Recovery sono fondamentali per ammodernare il nostro sistema, è impossibile che non si facciano come è altrettanto impossibile che la legislatura non arrivi al suo termine naturale. Quanto al Quirinale, ora è il tempo dei boatos, riparliamone tra qualche mese.

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