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Politica
"Con Autostrade utili per Cdp. Il risparmio è più che al sicuro"

Una “ottima soluzione, nelle condizioni date”. E’ questo il giudizio espresso dal sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti Salvatore Margiotta, in merito all’intesa raggiunta per sciogliere il nodo Autostrade. Nell’analisi che fa con Affaritaliani.it, però, sottolinea anche che si tratta solo di un primo passo del percorso: “Anche se io sono ottimista, comprendo chi dice - aggiunge l’esponente del Pd – che, almeno in teoria, la possibilità della revoca non sia ancora scongiurata”.

Sottosegretario, partiamo da questa intesa che ha messo d’accordo tutta la maggioranza di governo. La notte in Cdm ha portato consiglio?
Viste le condizioni di partenza, credo si sia trovata un’ottima soluzione e di questo bisogna ringraziare, nell’ordine, il ministro Paola De Micheli, il Mef, il presidente del Consiglio e tutto il governo. Non possiamo dimenticare infatti da dove siamo partiti.

Si spieghi.
C’era la necessità di un cambio di governance e dell’assetto societario, non più rimandabile alla luce, oltre che del tragico crollo del Ponte Morandi, di tutte le manchevolezze registrate in termini di manutenzione e investimenti. Ma si partiva anche da una convenzione del 2008, approvata dal governo Berlusconi con il voto contrario del Pd, particolarmente vantaggiosa per l’impresa. Di fronte a tali premesse, dunque, il lavoro svolto è stato ottimo.

Non al punto, però, da poter cantare vittoria: lo spauracchio della revoca aleggia ancora. E’ d’accordo?
E’ chiaro che questo è solo il primo step. Nella notte del Cdm c’è stato uno scambio di impegni. Lettere d’intenti, insomma, che ora bisogna tradurre in atti. Comprendo, quindi, chi dice che la possibilità della revoca non possa dirsi al momento scongiurata. Anche se io sono ottimista dal momento che c’è un impegno tra le parti.

La lettera del ministro De Micheli a Conte trapelata sui giornali non è stata apprezzata dal premier. E’ piombata come un macigno sul Cdm dedicato al nodo Autostrade. Che idea si è fatto al riguardo? 
Posso solo dirle che non credo sia stato il ministro a diffonderla e che, nel merito, la lettera è ineccepibile.

Si sente più vicino all’atteggiamento trionfalistico di Conte o a quello più cauto di Di Maio?
Non si dispiaccia ma le rispondo: né all’uno e né all’’altro. Mi sento vicino all’atteggiamento dei ministri Pd, del capo delegazione Franceschini e del segretario Zingaretti che si traducono in soddisfazione, ma anche cautela rispetto alle pagine ancora da scrivere.

Si fa presto a dire che l’interesse pubblico è stato salvaguardato. A ben vedere ancora, però, come osservava stamani Cottarelli, non si sa neanche a che prezzo saranno vendute le azioni di Aspi agli investitori. Che ne pensa?
E’ una giusta osservazione. Ma io ne aggiungo un’altra.

Quale?
Quelli di Cassa depositi e prestiti sono investimenti. Si tratta di una partecipazione azionaria che poi darà degli utili. L’acquisto di quote non è una perdita. E’ vero che il fondo pubblico spende, ma in seguito, appunto, partecipa degli utili che discenderanno dalla riscossione delle tariffe, che sono remunerative, al netto degli accordi presi per efficientare le autostrade. Parliamo di 14,5 miliardi per investimenti nuovi e 7 per la manutenzione.

Quindi, la tutela del risparmio postale, primo obiettivo di Cdp, è al sicuro?
Non solo è al sicuro, ma darà frutti.

In più, da questa intesa dovrebbero discendere pedaggi più bassi per i cittadini. Impensabile arrivare in Italia ad avere autostrade gratuite sul modello tedesco?
Questo è un problema che attiene alla ricchezza di uno Stato e vale per il pubblico come per il privato. Gli investimenti hanno necessità di essere a tariffa. Per le autostrade vale lo stesso principio in base al quale si paga il biglietto del treno: le società non possono andare in perdita. Senza pedaggi non si sosterrebbero né investimenti e né manutenzioni.

Il deputato Fassina mette in guardia dal rischio di un’operazione di mero maquillage che potrebbe delinearsi se sulla tolda di comando non ci fosse Cdp e quindi se, accantonate Atlantia e i Benetton, le concessioni finissero sotto il controllo di mega fondi di investimento. Condivide questa preoccupazione?
In questo ha ragione Fassina. E’ chiaro che l’operazione finale deve vedere Cdp azionista di maggioranza e poi tutto un azionariato diffuso. Ma, attenzione a demonizzare il privato.

Cosa vuole dire?
Che fondi privati in maggioranza non sono di per sé un male. Semplicemente non corrispondono all’operazione che abbiamo in mente per questo caso specifico, almeno nel primo periodo. Tra l’altro, chissà, magari in futuro si arriverà alla cessione a privati da parte di Cassa depositi e prestiti. Io non sono tra quelli che ritiene superato il modello pubblico-privato. Anzi, sostengo che la presenza dei privati sia importantissima. A patto che lo Stato sia molto forte, in grado di scrivere convenzioni non leonine, ma equilibrate e capace di espletare la funzione di controllo e vigilanza rispetto agli impegni presi.

Tirando le somme: è auspicabile l’intervento dello Stato nell’economia in crisi, come sostiene Prodi, ma senza esagerare.
Credo molto nel principio di sussidiarietà e nello Stato che fa le regole mentre l’imprenditore fa impresa. Dopodiché, Prodi non ha torto nel sottolineare che nelle fasi di difficoltà sia un bene che lo Stato intervenga. L’importante è che non diventi una regola aurea. In tal caso, vivrei la situazione con sofferenza. Ecco perché voglio sperare che ci troviamo solo di fronte alla necessità dettata da un momento di grande emergenza.

Le opposizioni contestano l’accordo raggiunto. Salvini, in particolare, sostiene che ci sono stati dei privati che nel giro di 24 ore hanno guadagnato milioni di euro e chiede una verifica da parte della Consob su chi ha venduto e comprato azioni in questi giorni.
Credo che sia una richiesta legittima, chi governa sa che il suo operato è monitorato. Quindi, non mi scandalizza affatto la richiesta di Salvini. Anzi, le dirò di più.

Dica.
Per una volta arriva da Salvini una richiesta sensata.

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