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Politica
Da Sigonella a Bruxelles: quanto rimane in Italia dell'eredità Craxi-Andreotti

L'Italia e il terrorismo palestinese: un nuovo corso nella politica estera del nostro paese

Se la Storia è “maestra di vita” allora quanto è avvenuto ieri a Bruxelles con l’uccisione dei due tifosi svedesi e poi di quella dell’assassino da parte della polizia ci deve far riflettere. Diciamo subito che sembra si tratti di un radicalizzato ma occorre capire se dietro c’è una regia complessiva oppure no. La distinzione è importante perché gli attentati terroristici di matrice terroristica palestinese hanno una lunga tradizione in Europa ma anche in America.

Sono due i fatti a cui dobbiamo prestare attenzione e che hanno insanguinato il nostro Paese agli inizi degli anni ’80. Il 9 ottobre del 1982 cinque terroristi di origine palestinese inquadrati nel Consiglio Rivoluzionariodi Al-Fatah di Abu Nidal assaltarono la Sinagoga di Roma. Si trattava di un sabato, giorno in cui gli ebrei festeggiano lo shabbat. In quella occasione si festeggiavano anche altre ricorrenze ebraiche. Nel Tempio erano presenti circa 300 persone e 50 minorenni. Furono lanciate bombe a mano sulla folla e furono utilizzati dei mitra. Rimase ucciso un bambino. Si era all’inizio della Guerra del Libano in cui Israele aveva invaso la parte meridionale di quella nazione.

Giovanni Spadolini – allora Presidente del Consiglio- e Marco Pannella, i due unici a non avere ricevuto precedentemente Yasser Arafat, furono accolti bene dalla folla mentre un giornalista dell’Unità ed esponenti della Cgil dovettero fuggire dalla folla inferocita e rifugiarsi in un palazzo. Questo a causa della storica posizione della sinistra contro Israele. Gli attentatori fuggirono e solo in seguito uno fu arrestato, ma in Grecia. Invece il 27 dicembre 1985 un gruppo terrorista sempre facente capo ad Abu Nidal consumò un attentato all’aeroporto internazionale di Fiumicino a Roma. Le vittime furono 13 con 76 feriti e contemporaneamente ce ne fu un altro a Vienna. I terroristi gettarono bombe a mano e aprirono il fuoco con dei mitra sulla fila di passeggeri per ilcheck-in. Dei quattro terroristi tre furono uccisi dalla sicurezza israeliana che lavorava per la compagnia di bandiera EI AI e la vicina TWA americana. Il capo Mohammed Sharam fu preso vivo dalla polizia italiana. Le vittime furono scelte a caso Per la cronaca lo stesso aeroporto fu teatro di un altro attentato palestinese nel dicembre 1973, con 32 vittime e 15 feriti.

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Bettino Craxi, allora Presidente del Consiglio in carica, aveva avallato la lotta armata palestinese in un celebre discorso alla Camera: “Ebbene se la questione nazionale palestinese esiste, anche l’azione dell’ Olp deve essere valutatacon un certo metro, che è il metro della storia. Vedete, io contesto all’ Olp l’uso della lotta armata non perché ritenga che non ne abbia diritto, ma perché sono convinto che lotta armata e terrorismo non risolveranno il problema della questione palestinese. L’esame del contesto mostra che lotta armata e terrorismo faranno solo vittime innocenti, ma non risolveranno il problema palestinese. Non contesto però la legittimità del ricorso alla lotta armata che è cosa diversa”.

Il 7 ottobre del 1985 la nave da crociera Achille Lauro venne sequestrata mentre si apprestava ad ormeggiare in Israele da quattro terroristi palestinesi. Dopo diverse trattative i quattro si arresero ed ebbero un salvacondotto, ma ancora non si sapeva dell’uccisione di un passeggero disabile ebreo Leon Klinghoffer. Un volo egiziano decollò con gli attentatori a bordo alla volta della Tunisia, dove l’OLP aveva la sede.Il Presidente Usa Ronald Reagan ordinò però di intercettare l’aereo e così quattro caccia F-14 Tomcat si levarono in volo dalla portaerei americana USS Saratoga e affiancarono l’aereo nel cielo di Malta, scortandolo. Ma la Tunisia a questo punto negò il permesso di atterrare e anche Atene la imitò. Allora senza informare l’Italia i caccia americani dirottarono l’aereo sulla base aerea militare di Sigonella, in Sicilia, e poi chiesero il permesso di atterrare. Craxi tergiversava, l’aereo era quasi senza carburante e non poteva raggiungere l’aeroporto civile di Catania Fontanarossa e così atterrò. Gli americani volevano prendere in gestione l’aereo nell’area riservata alla marina Usa ma Craxi si oppose e 30 avieri Vam e 20 carabinieri circondarono il velivolo. Gli uomini della Delta Force di un altro C-141 Usa, atterrato nel frattempo, circondarono i militari italiani ma un secondo anello di carabinieri circondò gli americani, come in un film. Poi il Boeing decollò alla volta di Roma inseguito da un caccia americano in incognito. Alla fine di una lunga e complessa vicenda i terroristi furono giudicati dalla giustizia italiana. Craxi aveva vinto sugli americani (che, in seguito, gliela avrebbero fatta pagare). La crisi di Sigonella segnò però la fine del rapporto tra Craxi e Spadolini. In questa crisi emerse nettamente la vocazione filo – palestinese del Presidente del Consiglio Bettino Craxi e dell’allora ministro degli Esteri Giulio Andreotti. Fu l’inizio di una sorta di “patto” non scritto tra Craxi e l’Olp di Arafat che preservò successivamente l’Italia da avere attentati eclatanti sul proprio territorio.

Quella di Craxi ed Andreotti fu una vera politica estera pro Palestina, fatta per proteggere l’Italia, bersaglio molto vicino e particolarmente esposto al terrorismo palestinese. Una solta di salvacondotto reciproco. Alla luce dei fatti di Bruxelles di ieri è lecito pensare che il “patto Craxi - Andreotti” sia ora venuto meno per lo schierarsi del nostro governo con gli israeliani.

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