Politica
"Di Maio-Stalin, Salvini-Eisenhower. Alleati ma pronti a farsi la guerra"

I due ci sono o ci fanno? Parla Ignazio La Russa
Matteo Salvini come Dwight D. Eisenhower, Luigi Di Maio come Joseph Vissarionovich Stalin. Il presidente degli Stati Uniti d'America e il leader dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. E' avvincente il paragone proposto dall'ex ministro della Difesa Ignazio La Russa che, intervistato da Affaritaliani.it, analizza l'editoriale del direttore Angelo Maria Perrino 'La lite continua tra Di Maio e Salvini. Ma i due leader ci sono o ci fanno?' (clicca qui per leggerlo) con il quale si ipotizza che i due vicepremier fingano di litigare ma in realtà siano d'accordo. "A dire il vero è un paragone che alza troppo il livello, per entrambi. La scala di grandezze è completamente diversa, come quella delle carte geografiche. Non possiamo dire che Di Maio è come Stalin e neanche che Salvini è come il leader della super-potenza mondiale americana. Ma se proprio vogliamo cercare un paragone, Eisenhower e Stalin erano alleati (contro il nazismo, ndr) ma erano anche in attesa di farsi la guerra (come è poi successo al termine del secondo conflitto mondiale, la Guerra Fredda). Esattamente come Salvini e Di Maio".
"I due vicepremier - spiega il co-fondatore di Fratelli d'Italia - non sono affatto d'accordo, però la loro non è neanche una vera lite. Nel senso che sono contrasti pre-elettorali. I moviti della lite continua tra Lega e Movimento 5 Stelle sono reali ma vengono accentuati perché siamo alla vigilia di un importante appuntamento elettorale come quello delle Europee. E' normale che due movimenti che hanno così poco in comune non si trovino d'accordo su molti punti. Tutto ciò non dovrebbe meravigliare nessuno. Ognuno di loro ci tiene a far sapere all'opinione pubblica che non è d'accordo con l'alleato su determinati argomenti". Secondo La Russa, invece, "è completamente sbagliato il paragone con Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini". L'ex Cavaliere e l'ex leader di Alleanza Nazionale "avevano un programma assolutamente comune e tra loro poteva esserci semmai un problema di leadership e di comunicabilità, ma non c'era una forte diversità programmatica, altrimenti non avrebbero dato vita ad un partito insieme (il Pdl, ndr). Lega e 5 Stelle non hanno nemmeno immaginato lontamente di fare un partito unico", conclude l'ex titolare della Difesa.