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Politica
Doppio mandato, da Fico a Toninelli: i paladini del popolo senza più poltrona

Crisi di governo e la caduta degli dei 5S. Gode Di Battista pronto per il grande ritorno nel Movimento 

La decisione era nell’aria. Grillo pur di rigenerare il Movimento riavvolge il nastro e lo riporta all’origine, quella di Gianroberto Casaleggio e della sua stringente etica, tanto più che neppure c’è il tempo di qualche mese preventivato per fare opposizione, visto che il governo Draghi è caduto.

L’Elevato stoppa Conte sulla deroga al terzo mandato e getta i capi pentastellati –tranne un paio- nello sconforto esistenziale e umano più cupo. La conseguenza logica della decisione resa nota poco fa è ovviamente quella che gente come Roberto Fico, Paola Taverna, Vito Crimi e gli ex ministri Fraccaro, Bonafede e Toninelli restano a casa, per tacer dei minori.

Si dice negli ambienti ben informati che Luigi Di Maio -che subodorata l’aria aveva inopinatamente scissionato- sia in questi giorni come quegli operatori telefonici che molestano la gente (leggi Letta) chiedendo se vogliono cambiare gestore del gas. Quando sul cellulare si vede comparire il suo numero il segretario del Pd ha un sussulto e scappa al bagno.

C’è da capirlo. Dopo le sue mosse disastrose cerca uno strapuntino, atlantico ma anche casereccio, per evitare di tornare al San Paolo a vendere bibite. Insomma una vera rivoluzione che segue l’ ”abolizione della povertà”, cioè la sua. Adesso vediamo se la tempra di inossidabili combattenti di questi signori si manterrà salda oppure cederanno alla disperazione rivelando la loro vera natura agli ingenui elettori.

Ma quale destino attende questi prodi difensori del popolo? Iniziamo da quello più elevato in grado e cioè Roberto Fico, addirittura Presidente della Camera. Che fine farà? Prima di entrare in parlamento era noto per ben tre mestieri tutti e tre prestigiosi: importatore di tessuti dal Marocco, guida turistica e operatore di call center. Dunque la scelta è ampia anche se difficilmente con riuscirà a tornare ai guadagni di presidente della Camera, di oltre 20.000 € netti al mese.

Poi c’è lei, ‘unica, l’inimitabile, l’irraggiungibile Paola Taverna. Famosa per il suo eloquio forbito di Roma est -l’ultimo è un delizioso “lo sfonnamo!” riferito a Mario Draghi-prima di essere miracolata da Fata Populina, la maghetta del populismo, faceva l’impiegata in un centro analisi, insomma una di quelle signore che a volte un po’ sgarbatamente prendono le prenotazioni e ammollano i tabulati. La sua rudezza polana consiglierebbe però di fare una serie su Netflix o Amazon in modo che le nuove generazioni siano edotte sull’antico (e saggio) aforisma latino Sic transit gloria mundi.

Da vicepresidente del Senato, che trattava alla pari con i grandi della Terra, a rispondere al telefono con un: “Ahò, er medico nun c’è. Vedemo la prossima settimana te faccio sapè. Ce beccamo” la distanza è tanta, forse troppa e almeno tale da far cadere grossi gocciolini sulle guancie rese arroventate dall’afa estiva. Ma siamo sicuri che lo spirito di adattamento che ha mostrato in tutti questi anni l’aiuterà in un Paese come l’Italia.

Poi c’è Vito Crimi, che almeno un lavoro ce l’aveva, assistente giudiziario e quindi, lasciate le mollezze imperiali del potere, potrà tornare a scartabellare documenti e fotocopie nei processi. Anche per gli ex ministri sarà dura. Riccardo Fraccaro, già questore della Camera, ministro per i rapporti con il Parlamento e Segretario del Consiglio dei ministri, faceva il dipendente in società energetiche. Magari suonerà alle nostre porte per proporre anche lui un cambio di operatore e il popolo italiano tradito saprò ricompensarlo al meglio.

Alfonso Bonafede, ex ministro della Giustizia, faceva l’avvocato e quindi un lavoro ce l’ha. Ed è abbastanza scaltro e traffichino da conservarselo. Pure il mitico Danilo Toninelli, ex ministro delle Infrastrutture, quello che i memi descrivevano impietosamente mentre aveva una idea e poi gli passava, uno strapuntino come impiegato in una agenzia di assicurazioni dovrebbe riacchiapparlo.

Vuoi mettere trattare direttamente con lui il rinnovo del premio? Roba da andarci apposta a Soresina per farsi servire da lui. Del resto chi di populismo ferisce di populismo perisce. Gode invece Alessandro Di Battista che un po’ come Giorgia Meloni aveva fatto la scelta dell’Aventino ed ora è pronto per il grande ritorno nei Cinque Stelle, avendo fatto un solo mandato. Godono anche le due donne, Virginia Raggi e Chiara Appendino, rispettivamente sindaca di Roma e di Torino che a mandati parlamentari stanno a zero.

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    crisi di governofico





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