Politica
Elezioni, o il patto Renzi-Berlusconi o il "Re travicello"

Di Massimo Falcioni
La guerra intestina fra Pd incerottato e sinistra in crisi identitaria e l’isolamento del M5S deciso a correre da solo rifiutando alleanze anche post elettorali riporta Silvio Berlusconi al centro della scena politica. Comunque andranno le elezioni, salvo fatti extra politici, Berlusconi sarà decisivo per formare il nuovo governo scegliendosi anche una poltrona ministeriale di prestigio. Il quadro è delineato. Per il Partito democratico e per Mdp&C, divisi e l’un contro gli altri armati nella logica autolesionista: “Mors tua vita mea”, c’è solo la disfatta elettorale, con davanti il pieno di voti per i grillini e per il centrodestra a trazione berlusconiana, con il record dell’astensionismo. Nel vortice di una crisi nazionale e internazionale dai risvolti drammatici, i politici italiani si crogiolano nel gioco dell’oca, in cerca di voti, rimpallandosi colpe e passandosi l’un l’altro il cerino acceso all’interno di un Paese-polveriera. Grillo e i suoi ci sguazzano pronti a buttar ancora più benzina sul fuoco per ridurre in cenere il “sistema”. Bersani, D’Alema&compagni tentano l’assalto alla diligenza del Pd inebriandosi per il suo auspicato rotolamento politico ed elettorale, con Renzi possibilmente fuori gioco. E Renzi, all’angolo del ring, manda in scena il round N° 8 della Leopolda, oramai un match minore, senza più l’aureola di un titolo in palio, un rito… surreale, per mascherare lo smottamento del partito, per ribadire che il suo Pd è finalmente libero della vecchia guardia ex comunista e che senza il suo Pd non c’è trippa per gatti: non c’è il centrosinistra con o senza trattino, non c’è una sinistra riformista di governo, non c’è una sinistra-sinistra capace – come fu il Pci – di condizionare il potere politico ed economico. Matteo marca il perimetro del suo territorio provando a rilanciare il Pd alternativo al M5S e al centrodestra ben sapendo come finirà dopo il voto: o spinto nell’angolo dell’irrilevanza, all’opposizione, rinfocolando il caos dentro il Pd; o barando al gioco delle tre carte: con una mano brandendo in segno di sfida il pugno contro Berlusconi e con l’altra pronto ad accogliere il capo di Forza Italia in una inedita maggioranza di governo dai rischi per il Paese e dai costi politici per gli stessi diretti interessati, tutti da valutare. Così, allo stato della fiera, c’è un centrodestra pronto alla sfida grazie al Berlusconi mediatore/tessitore e c’è invece una sinistra (o centrosinistra) mai tanto divisa, disorientata, spiazzata. Qui siamo. Con il Rosatellum imposto da Renzi divenuto un boomerang per il Pd. La nuova legge elettorale, infatti, con la forte parte di maggioritario nei collegi uninominali, potrebbe “punire” i Democratici con una dolorosissima sforbiciata di seggi e far vincere il Centrodestra quasi ovunque conquistando così da soli maggioranza e quindi il governo, chiudendo all’ipotesi dell’esecutivo di “grande coalizione”. Per Renzi e il suo Pd sarebbe la fine perdendo il ruolo di “baricentro”, costretti a giocare di rimessa. Solo un pidì almeno sul 25% e soprattutto, sull’altro fronte, una Lega non premiata dagli elettori e quindi un Salvini destabilizzatore del centrodestra al cappio di Forza Italia, potrebbero ridare smalto e funzione centrale a Renzi, a quel punto pronto all’abbraccio con Berlusconi per un governo di larghe intese formato da Pd, Forza Italia e i rimasugli dell’area di Centro ricompattati a guisa di “terza gamba”. Impossibile? In politica, mai dire mai! La paura fa miracoli. Come la DC, con l’allegra brigata del cosiddetto centro-destra prima e centro-sinistra poi, dominò per quasi 50 anni la prima Repubblica tutti uniti nella “conventio ad excludendum” anti Pci, così oggi Renzi e Berlusconi possono alla fine trovare, ob torto collo, una intesa purchessia e allearsi “pro tempore” per fermare i “barbari” grillini e/o per non lasciare l’Italia nel caos. L’alternativa? Un “Re travicello”, col Belpaese al guinzaglio della finanza internazionale.